FABI FALCRI
FEDERDIRIGENTI FIBA FSM FISASCAT
CISL FISAC FIOM FILCAMS CGIL UIL C.A.
RSU NUMERA-kRENE
COMUNICATO UNITARIO
“Quale sviluppo per la
Sardegna in relazione al processo di delocalizzazione delle aziende creditizie
sarde”.
Nella Primavera del 2000 il controllo del Banco di Sardegna è passato
dalla Fondazione alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna è importante ricordare
quali sono stati i presupposti e le prospettive con le quali questa operazione
è avvenuta.
Sin dal primo momento la scelta della BPER quale interlocutore
principale e privilegiato era basata sul suo progetto di Gruppo Federale che
aveva prospettato alla Fondazione cedente e reso noto all’opinione pubblica
sarda.
Per chiarezza il significato di Gruppo Federale dato dalla BPER stava
nel fondare il rapporto tra le banche del Gruppo sulla reciproca valorizzazione
delle realtà bancarie e delle aziende prodotto attraverso lo scambio del
Know-how utile per la crescita di tutte le aziende coinvolte.
Di conseguenza la BPER assumeva quale elemento di forza della sua idea
di Gruppo le diversità, la localizzazione, il collegamento con il territorio
garantendo in questo modo il mantenimento dei livelli occupazionali e i centri
decisionali e operativi.
In definitiva il ruolo svolto dalla BPER si sarebbe sviluppato
principalmente nell’ambito del coordinamento e dello stimolo all’innovazione,
quindi di regia.
Su queste argomentazioni la Fondazione ha operato la sua scelta di
rinunciare ad un maggior guadagno attraverso la riscossione di un premio di
maggioranza di importo ridotto.
Pertanto la Fondazione, riconoscendosi nel progetto BPER ha ceduto
prima il 20% della partecipazione azionaria e in seguito all’ispezione della
Banca d’Italia il controllo azionario del Banco di Sardegna.
E’ bene ricordare che le modalità di pagamento della partecipazione è
avvenuta in parte con obbligazioni BPER convertibili alla scadenza in azioni.
In definitiva la BPER per acquisire il Banco ha dovuto impegnare in
prospettiva una quota del proprio capitale sociale – rispetto al quale
invitiamo la Fondazione a esercitare il diritto di conversione.
In aperta contraddizione con quanto fin qui affermato, il 29 luglio 2002 il Consiglio di Amministrazione della BPER ha approvato “Le disposizioni regolamentari per le società appartenenti al Gruppo bancario Banca Popolare dell’Emilia Romagna”, attraverso le quali indica precisi e stringenti disposizioni operative inerenti tutte le aziende del Gruppo dando un giro di vite ad ogni velleità di autonomia.
Il regolamento per le società
appartenenti al Gruppo bancario Banca Popolare dell’Emilia Romagna e il relativo documento informativo, che illustra il posizionamento del Gruppo
BPER e i servizi offerti alla clientela, smentisce nei fatti quanto finora
illustrato, precipita il Banco di Sardegna in una dimensione secondaria
imponendo un indirizzo di oggettivo ridimensionamento anche attraverso
l'attivazione di processi di delocalizzazione dei centri operativi e
decisionali.
Quali le conseguenze di una
simile politica?
Ogni azienda è particolarmente attenta allo sviluppo
economico del territorio in cui è radicata.
Partendo da questo assunto possiamo affermare che privare la
Sardegna di aziende bancarie collegate direttamente allo sviluppo economico del
territorio renderebbe più complicato il rilancio dell'economia in quanto
mancherebbe un elemento strutturale fino ad oggi presente.
In assenza di Banche applicate al territorio la politica
creditizia applicata dalla generalità degli istituti sarebbe orientata alla
raccolta piuttosto che agli impieghi.
La caduta di autonomia
decisionale implica l'impossibilità di realizzare autonomamente strategie di
mercato anche in materia creditizia, finalizzate a valorizzare il rapporto con
la clientela sarda.
Notoriamente l'economia della
Sardegna è caratterizzata dalla presenza di piccole e piccolissime imprese,
spesso a conduzione familiare, con insufficienti livelli di
patrimonializzazione per le quali non
possono essere applicati i ratios creditizi in vigore mediamente nelle regioni
in cui opera Bper.
Per comprendere meglio il target
della clientela del Banco si pensi che lo stesso copre il 43,4% della domanda
di credito di imprese con massimo 5 dipendenti.
Le conseguenze di una politica
creditizia che non tenesse conto di questi elementi sarebbero deleterie per
l'economia sarda
Il primo
effetto concreto della riduzione dell'autonomia decisionale del Banco di
Sardegna si manifesta nel progettato trasferimento di tutta l'area informatica
della subholding Banco di Sardegna presso la capogruppo a Modena. La decisione
assunta non è suffragata da un piano finanziario e da un'analisi delle ricadute
organizzative e funzionali sulle aziende coinvolte, e nemmeno da elementi di
proiezione tendenti a valutare l'impatto sull'occupazione e sulla valorizzazione
delle professionalità attuali e in prospettiva.
L'operazione
paventata coinvolge le strutture di Direzione Generale dei Servizi Accentrati e
dell'Organizzazione del Banco e della Banca di Sassari, il Ced del Banco di
Sardegna nonché le società Numera, Krene e altre nell'indotto dell'informatica
per complessive 400 famiglie.
Riteniamo che
esistano seri motivi per evitare questo ulteriore “scippo” al nostro
territorio, e a poco valgono le assicurazioni circa il fatto che non ci saranno
riduzioni di personale e trasferimenti indesiderati.
L’incontro del 30 ottobre non ha fornito le indicazioni che ci aspettavamo.
In particolare si ha la netta sensazione che la dirigenza del Banco, suo malgrado, viva nell’impotenza e chieda “soccorso” anche alle OO.SS., al fine di riempire di contenuti il polo informatico che si prevede di tenere a Sassari.
Si prospetta quindi che a Sassari rimanga un polo Informatico che dovrà gestire una serie di attività (si pensava ad esempio alla gestione dei Crediti Speciali).
La nostra preoccupazione è che gradualmente questo processo riguardi altre attività, e che nei fatti vengano sminuiti i profili professionali – formatisi in anni di lavoro - .
In prospettiva quali saranno le funzioni del presidio informatico in Sardegna? Esistono alternative credibili e praticabili? Certamente sì!
In un'ottica
di valorizzazione del gruppo può sembrare paradossale ma avrebbe validità anche
utilizzare il Ced del Banco per gestire il servizio di elaborazione dati per
tutto il Gruppo. La struttura ha un'organizzazione e un livello di conoscenze
in grado di reggere il confronto con tutti i centri che svolgono questo ruolo.
Se a questo si aggiunge che la localizzazione in Sardegna può favorire
investimenti necessari per migliorare il servizio finanziabili con tutte le
incentivazioni che ci sono per le imprese che investono nel mezzogiorno questa
soluzione può trovare anche valide motivazioni economiche.
Ma non è la
sola soluzione possibile. Una sinergia sarebbe possibile dividendo le
funzionalità tra i due centri creando un
modello di gestione delle attività in cui ogni struttura fornisce il
servizio a tutte le aziende del Gruppo ed è in grado di supportare come centro
di Backup improvvise cadute di sistema.
Oppure
individuare compiti diversi precisi da
svolgere dai due centri; uno scenario possibile è il conferimento al Centro di
Modena la gestione degli archivi centrali e delle procedure del Gruppo
specializzando invece il Centro di Sassari nella gestione della rete di
trasmissione dati e di tutte le applicazioni informatiche che si stanno
sviluppando su sistemi non più residenti su mainframe.
Questa è anche
la prospettiva più vincente vista in un'ottica di prospettiva, valorizzando il
know-how sviluppato dalle due strutture che andrebbero a lavorare in due
settori complementari e con la possibilità di sviluppare la propria
specializzazione in modo più incisivo.
Queste preoccupazioni hanno indotto le OO.SS. a richiedere incontri per esaminare le problematiche inerenti lo sviluppo delle aziende e per esprimere assoluto dissenso circa le scelte ventilate nel campo informatico e sui ritardi nella presentazione e nel confronto con il sindacato, nonché nella realizzazione degli altri piani attuativi con le conseguenti negative ripercussioni sulle aziende coinvolte.
Dalla lettura degli avvenimenti si evince per noi il rischio che si passi dall’annunciato modello federale alla realizzazione di un modello centralista, nel quale si prevede l’accentramento delle attività e la delocalizzazione dei centri decisionali dalla Sardegna all’Emilia.
Pertanto le OO.SS. propongono che :
1. la ristrutturazione delle aziende della Sub Holding Banco di Sardegna avvenga all’interno di un formale percorso, aperto al coinvolgimento ed alla condivisione dei lavoratori e delle OO.SS.;
2. questo percorso andrà strutturato attraverso lo scambio di documenti e di proposte tra azienda e OO.SS, nell’ottica di un immediato rilancio delle aziende della Sub Holding Banco;
3. le società prodotto (Sardaleasing, Bipiesse riscossioni, Numera, Krene) abbiano una migliore collocazione all’interno del Gruppo BPER;
4. le problematiche della Bipiesse riscossioni dovranno trovare una soluzione solidaristica nell’ambito dell’intero gruppo bancario (BPER), sollevando la Banca di Sassari dall’avere l’unica e diretta responsabilità e, di conseguenza, sopportarne tutti gli oneri;
5. le attività offerte dalla Sub Holding Banco di Sardegna al gruppo BPER, nell’ambito della ricerca di economie di costi, dovranno essere sostituite con attività che abbiano il medesimo valore aggiunto;
6. le attività di ristrutturazione dovranno continuare ad essere ispirate principalmente al mantenimento dei livelli occupativi del Banco, delle aziende collegate alla Sub Holding e all’indotto tutto.
7. La ricerca del miglior utilizzo del personale, sia all’interno della Sub Holding Banco che dell’intero gruppo BPER, dovrà passare dalla regolamentazione, attraverso accordi sindacali, dell’istituto del distacco; tutto ciò richiede un progressivo percorso di allineamento delle diverse fattispecie contrattuali.
Su queste motivazioni e a sostegno di questa piattaforma si è svolta nella giornata di oggi una assemblea dibattito, alla quale hanno partecipato i lavoratori delle direzioni generali delle società della sub Holding insieme alle forze sociali e politiche. Le organizzazioni sindacali promuoveranno a livello aziendale ulteriori momenti di confronto e dibattito.
Pertanto a sostegno della vertenza le segreterie di coordinamento del Banco di Sardegna hanno già proclamato lo sciopero dei lavoratori del CED per il giorno 11 novembre p.v., a cui seguirà lo sciopero di tutti i lavoratori del Banco di Sardegna per il giorno 2 dicembre 2002.
Lo stato di agitazione prevede inoltre l’astensione dalle prestazioni del lavoro straordinario (compresa la reperibilità) per tutti i giorni che vanno dal giorno 11 novembre al giorno 2 dicembre, con esclusione dei mercoledì (per i soli turnisti del CED tale esclusione si attua dalle 17,00 dei martedì alle 17,00 dei mercoledì) e dei venerdì 15, 22 e 29 novembre. Ulteriori iniziative saranno più avanti rese note.
Le Segreterie di Coordinamento
Sassari ,31 ottobre 2002