UniCredit-Rolo on line
News on line a cura della Fabi di UniCredit-Rolo Banca – 16
settembre 2002
di Stefania Peveraro
L’ormai famoso piano S3 è
appena partito, ma già nel futuro di Unicredito si vedono ulteriori sviluppi.
Secondo quanto risulta a Milano Finanza, infatti, il colosso bancario guidato
da Alessandro Profumo continuerà ad avere una struttura divisionale, ma le divisioni
non saranno più tre, bensì quattro. Due, quella banche Italia e quella banche
estere e crescita, manterranno lo stesso nome, mentre la divisione wholesale
banking verrà ribattezzata corporate e ne nascerà una quarta cui faranno capo
il private banking e l’asset management. E non è tutto. L’attività di asset
management, che prima era sotto il cappello del wholesale banking, si
trasferirà sotto la responsabilità della divisione omonima. Mentre le società
di finanziamento (Locat e Uci factoring) passeranno sotto il cappello del
corporate. I tre vicedirettori generali, Luca Majocchi, Pietro Modiano e
Roberto Nicastro, manterranno le loro cariche con la responsabilità delle
rispettive divisioni, mentre è ancora da definirsi il nome del responsabile
della nuova divisione private banking e asset management.
Al momento le tre divisioni
sono guidate dai tre vicedirettori generali. La divisione banche italiane, che
è appunto quella interessata alla ristrutturazione prevista dal piano S3, fa
capo a Majocchi. La divisione wholesale banking è invece guidata da Modiano,
cui fanno capo da un lato l’investment banking (UniCredit banca mobiliare, con
la controllata Tradinglab, ed Eurocapital structures, la joint venture
paritetica con Fiat specializzata nella cartolarizzazione) e dall’altro l’asset
management (gruppo Pioneer e altre società di gestione). La divisione banche
estere e nuova crescita, cui fanno capo le partecipazioni in banche estere, è
infine guidata da Nicastro.
Con l’incorporazione in
Unicredito di Credit, Cariverona, Crt, Cassamarca, Rolo, Caritro e Cassa di
Trieste, si è compiuta la prima tappa nella riorganizzazione della divisione
banche Italia. Presidente di UniCredit banca è Aristide Canosani, affiancato
dai due vicepresidenti Sergio Pininfarina e Mario Fertonani. A.d. e direttore
generale sono Profumo e Majocchi. I vicedirettori generali sono: Mario Aramini,
Franco Benincasa, Massimo Bianconi, Lucio Chiricozzi, Edoardo Massaglia e
Gianni Ravidà. La seconda tappa prevede la suddivisione delle attività di
Unicredito banca in retail, corporate e private banking e la creazione di altre
due banche, trasformando Unicredito banca in banca retail e creando altri due
istituti attivi, rispettivamente, nel corporate (Unicredito banca d’impresa) e
nel private banking (Unicredito private bank). A.d. della nuova banca retail
sarà Majocchi, mentre direttore generale sarà Massaglia (d.g. Crt). Chiricozzi
diventerà responsabile retail del Nordest. A.d. della corporate sarà Modiano,
mentre direttore generale sarà Aramini (d.g. Cariverona). Benincasa assumerà la
responsabilità del Nordest, Gianni Ravidà guiderà il corporate del Centrosud.
Infine, a.d. e d.g. della banca private sarà Bianconi (d.g. Credit).
Da tenere d’occhio. Tra i
manager emergenti del gruppo Unicredito, sono sicuramente da segnalare Andrea
Crovetto, a.d. di Tradinglab banca. Crovetto, sbarcato in Unicredito
proveniente da Citibank, ha creato ex novo il desk dei covered warrant portando
con sé il suo team. Da lì è iniziata la sua ascesa fino a trasformare il desk
in una banca specializzata nell’offerta di prodotti finanziari evoluti e
servizi agli intermediari per la loro clientela retail. A proposito di Ubm,
venerdì 13 settembre Paola Pierri è stata nominata nuovo direttore generale,
funzione sinora ricoperta dall’a.d., Pietro Modiano.
Tra gli ultimi movimenti a livello di top manager, da segnalare la recente nomina a direttore delle risorse umane di Andrea Monari e quella di Pierluigi Celli a direttore della corporate identity. Umberto Quilici, a.d. di Usi (servizi informativi), è stato invece nominato di recente direttore centrale. Tiziana Bernardi, a.d. di Upa (back office), è stata nominata condirettore centrale di Unicredito. Silvio Barzi, a.d. di Clarima, nominato anch’egli condirettore centrale.
IN consiglio di amministrazione della Rcs
non si è mai posto il problema dell´autonomia del Corriere della sera: nessuno
lo ha portato». Alessandro Profumo non solo si è dimostrato sul campo come uno
dei più brillanti banchieri italiani, come dimostra il fatto che l´Unicredito
Italiano - con, nel 2001, un cost/income ratio del 52% (addirittura del 48% per
le sole banche italiane) e un Roe (return on equity) prima delle tasse e con
tutto il capitale del 32% (e di oltre il 19% dopo le imposte) - vanta oggi
parametri che altre banche (come Banca Intesa) si pongono come traguardi per il
2005. A dispetto della letteratura che lo dipinge prevalentemente come
spigoloso e così esuberante da non poter convivere con altri, Profumo si
distingue, oltre che per la capacità di delegare e di far lavorare in team le
persone (tratti tipici del vero leader), per l´assoluto rispetto dei ruoli.
Inutile tentare di fargli esprimere giudizi sulla piega che hanno preso gli
eventi in Hdp: «Per le aziende parlano il presidente e l´amministratore
delegato», taglia corto. Ma dove ha voce in capitolo, non si sottrae ai temi
per quanto scottanti possano essere. E se dice che nessuno ha mai posto, almeno
a livello di organi sociali, il nodo dell´autonomia del Corriere - questione
che gli sta indubbiamente a cuore - c´è da credergli. Così come c´è da
credergli quando spiega che oggi i rapporti tra gli azionisti della Mediobanca
sono profondamente cambiati rispetto a due anni fa quando i grandi soci,
impegnati in duelli rusticani, si spartivano i consensi delle grandi banche
azioniste. «Oggi c´è una grande intesa tra il Governatore Antonio Fazio,
Unicredito Italiano e Capitalia», dice a la Stampa con l´aria di chi, sia pure
incidentalmente, ha voglia di mandare un messaggio al top management della
banca d´affari milanese che sembra stia meditando una ripresa dopo la pausa
estiva al calor bianco come testimonierebbero i rumors circa un possibile redde
rationem nelle Generali, dopo il fallimento della sponsorizzazione di Salvatore
Ligresti nel patto Hdp. In realtà, la sua è la prosecuzione di un ragionamento
che va facendo da anni, incentrato sulla convinzione che «Mediobanca possa e
debba svolgere nel Paese un ruolo assolutamente fondamentale che è quello di
essere una grande banca d´affari e, nel contempo, un grande fondo chiuso per
far crescere le imprese italiane». Il fatto è che, per Profumo, le
partecipazioni «vanno acquisite in un´ottica di mercato, sia pure con ritorni
di medio/lungo termine» come prevede «il piano industriale». Per fare questo,
ovviamente, è necessario disporre di capitali: «Ma perché gli azionisti mettano
capitali - scandisce l´amministratore delegato di Unicredito - è necessario
avere un rapporto tra azienda e azionisti per il tramite degli organi sociali
di assoluta certezza che la gestione sia fatta con una logica di generazione di
valore per gli azionisti e di interesse di tutte le categorie dei soci». Insomma
nella banca d´affari e tra lei e i soci debbono esserci grande trasparenza e un
clima di assoluta fiducia.
Condizioni
necessarie per andare dove?
«Per arrivare, poi eventualmente, ad
allargare la base azionaria in modo da consentire di evitare eventuali
conflitti di interessi».
Il
nodo della presidenza di Mediobanca è sempre di attualità?
«Credo che quello della presidenza
sia uno dei temi su cui gli azionisti debbono confrontarsi».
Per
molti Unicredito ha raschiato il barile della redditività.
«Sbagliano: Unicredito migliorerà
ancora. E, lavorando al progetto S3, ci rendiamo conto che le potenzialità
inespresse sono persino molto maggiori del previsto. Per noi si apre un modo
nuovo di fare banca, proprio grazie alla riorganizzazione a tutto tondo per
segmenti di mercato. La vera sfida, infatti, per una banca è innalzare in modo
radicale la qualità del servizio al cliente e questo è possibile esclusivamente
con strutture "semplici" quali quelle tarate sul segmento di
clientela».
Eppure
si dice che di più non possa dare Unicredito.
«Non è così. Con la rivoluzione
avviata con il progetto S3 - che riguarda le banche italiane - liberiamo una
capacità di crescita dell´utile per azione assolutamente eccezionale e poi, nel
nostro conto economico consolidato, ci sono altre aree che contribuiscono al
risultato di gruppo: ci sono le banche della nuova Europa, c´è Pioneer, c´è
Ubm. Mi piace sottolineare che in Centro Europa noi, ormai, siamo la prima
banca occidentale: leader in Polonia, Croazia, Bulgaria e con una presenza
importante in Romania, in Slovacchia, in Cekia e, a brevissimo, in Turchia».
Con
che logica vi muovete nei paesi prossimi a entrare nell´Ue?
«In Centro Europa il nostro
obiettivo è di essere un forte operatore domestico: con l´assistenza alle sole
imprese italiane non si tengono in piedi reti articolate. Però, certamente,
dappertutto siamo anche al servizio delle imprese italiane e molte di loro sono
diventate nostre clienti anche in Italia. Obiettivamente credo che questo sia
un elemento importante della nostra identità».
Promettente?
«Non c´è dubbio. Il Centro Europa,
dal punto di vista dell´Italia, rappresenta il primo partner economico perché
si tratta di aree verso cui si muovono importanti flussi di import/export, e
nelle quali si moltiplicano importanti insediamenti industriali. Inoltre i
tassi di crescita attesi in quei Paesi sono sensibilmente superiori ai nostri e
si muovono tra il 3 e il 6%. D´altra parte se si considera che gli abitanti
prossimi ad entrare nell´Unione sono il 22% del totale mentre il Gdp dei loro
Paesi è appena il 5% si capisce come, dovendosi avvicinare quei due parametri,
ci sia spazio per crescite robuste nei prossimi 10/15 anni in quelle aree. E
non è tutto».
Ossia?
«Facendo banca in quell´area vanno
considerati due elementi importanti, entrambi positivi. Da un lato c´è la
possibilità di sfruttare la crescita del prodotto interno lordo e dei depositi
(a tutt´oggi più bassi che nel resto dell´Unione). C´è poi da valutare che il
Centro Europa è l´area meno rischiosa di quelle che si prestano alla nostra
internazionalizzazione: infinitamente meno rischiosa del Sud America o del Far
East».
Sbaglio
è ci tiene ad accreditare Unicredito Italiano come la banca italiana più
internazionale?
«Lo è nei fatti. Oltre al ruolo
primario assunto nell´Europa Centrale, un altro elemento distintivo di
Unicredito Italiano è la gestione del risparmio. In questo campo noi abbiamo
fatto un importante investimento negli Stati Uniti con Pioneer che ha avuto un
processo di ristrutturazione di grande successo, testimoniato dal forte aumento
della raccolta in America, in controtendenza rispetto al mercato. Unicredito è
l´unica casa italiana di gestione del risparmio con capacità globale: con
strutture importanti negli in Usa, a Singapore, in Irlanda e a Milano. Poi c´è
Ubm (Unicredito banca mobiliare) che ha un andamento ottimo con profilo di
rischio bassissimo ed è assolutamente leader nella gestione dei profili di
rischio dei nostri clienti».
Ora,
però, tra le banche italiane va di moda concentrarsi sull´Italia e nel retail.
Lo ha fatto anche Banca Intesa. Non va a finire che la concorrenza sarà così
spinta da penalizzare gli ultimi arrivati?
«Il problema non riguarda noi che
abbiamo ottimi risultati e continuiamo a crescere. Dopodiché non c´è dubbio
che, per accrescere la redditività è indispensabile disporre di una forte
diversificazione delle fonti di reddito. Unicredit ha una redditività positiva
sul capitale investito in tutte le aree in cui opera e questo è fondamentale
perché così, nel momento in cui, per esempio, va meno bene l´asset management,
Ubm più che compensa il calo delle commissioni sulla gestione del risparmio con
la sua capacità di generare reddito».
Vi
preoccupa l´alleanza siglata tra Intesa e la Lazard Italia?
«Mi pare che l´alleanza sia limitata
al merger&aquisition e all´equity primario. Molto francamente noi abbiamo
fatto una scelta diversa, abbiamo investito sulla nostra struttura, facendo
crescere le risorse interne. Pur non essendo tra i grandissimi del mercato mi
sembra che siamo riusciti a fare, anche in quest´area, operazioni interessanti:
andremo avanti per la nostra strada. D´altra parte si tratta elementi importanti
di servizio per la clientela, ma certo non si fa il conto economico di
Unicredito con quell´attività».
Quali
aree sono davvero strategiche allora?
«Unicredit considera assolutamente
strategiche il retail, il mid corporate (anche se abbiamo fatto interessanti
operazioni di large corporate), l´investment banking relativo essenzialmente a
clienti e prodotti italiani (i titoli di stato), l´asset management, il Centro
Europa. Grazie a queste realtà il tasso di crescita dei nostri utili è molto
interessante, nonostante si parta da livelli davvero molto alti. Con il
progetto S3 confermiamo gli obiettivi di crescita dell´utile per azione di un
15% medio annuo dal 2000 al 2004: quest´anno la crescita sarà un po´ più
contenuta, ma nel complesso il quadro viene confermato».
Vi
interessa Bnl?
«Se si dovesse chiudere il negoziato
tra Bnl e Mps, noi potremmo ragionarci».
Come
vede la situazione economica attuale?
«L´economia non va bene, le imprese italiane crescono poco: c´è una situazione di relativa difficoltà e uno degli elementi chiave è il nodo dimensionale delle imprese. Concordo con il Governatore quando sottolinea come le imprese italiane siano mediamente troppo piccole. La mancanza di imprese almeno medio grandi - quelle, per capirci, che possono investire in ricerca, sviluppo, innovazione - si traduce in una debolezza per tutto il sistema. E su questo tema tutti insieme dobbiamo impegnarci: lavorando sulle strutture proprietarie delle imprese, sui mercati finanziari, su tanti elementi. E lo dobbiamo fare in fretta, altrimenti il Paese conterà sempre meno in Europa».
MILANO - Primo semestre dell’anno in
crescita per il Gruppo Unicredito con una netta accelerazione del secondo
trimestre sul primo: l’utile netto della semestrale 2002, approvata ieri dal
consiglio di amministrazione dell’istituto guidato da Alessandro Profumo, è
salito del 5,7%, a 849 milioni di euro, rispetto allo stesso periodo del 2001.
Il secondo trimestre è cresciuto dell’8,1% sul primo. Il gruppo bancario non è
riuscito però a dribblare le difficili condizioni di mercato: il negativo andamento
delle Borse di tutto il mondo ha costretto a ridimensionare il valore delle
azioni nel portafoglio Unicredito. E, a conti fatti, le rettifiche nette su
immobilizzazioni finanziarie hanno toccato quota 75 milioni contro i 15 del
primo semestre 2001. Alla formazione dell’utile lordo hanno concorso anche
risultati straordinari per 139 milioni. Il semestre dell’istituto presieduto da
Carlo Salvatori è stato segnato anche da alcune modifiche del perimetro del
gruppo di Piazza Cordusio, con l’ingresso nella famiglia, attraverso un’offerta
pubblica di acquisto e scambio lanciata a marzo, di Zagrebacka Banka, la prima
banca croata. Parallelamente è uscita Splitska Banka, la terza banca dello
stesso Paese. Rispetto al 30 giugno dello scorso anno il gruppo è stato
modificato anche dalla cessione di Fiditalia.
Grazie ai risultati comunque positivi di
bilancio, l'indice di redditività (Roe) è salito al 19%, rispetto al 18%
dell’esercizio 2001. Mentre il totale della raccolta diretta si è attestato a
128,5 miliardi di euro, in crescita del 4%. Praticamente stabili sono stati i
crediti alla clientela (-0,6%), a differenza dei mutui che sono cresciuti
invece del 13% nello stesso periodo.
I conti hanno dato anche un’ulteriore
spinta al progetto di ristrutturazione «S3» che prevede la creazione di tre
banche distinte per il gruppo: una per seguire il retail , una che si concentri
sugli investimenti corporate e la terza per seguire i grandi clienti del
private banking . L’operatività delle tre «gambe» del gruppo partirà dal primo
ottobre, in anticipo rispetto al copione. Mentre la scissione vera e propria
avverrà per il capodanno 2003.
Infine la capogruppo: Unicredito italiano,
non includendo i parziali dividendi per maturazione delle altre banche
controllate, ha archiviato un risultato contabile negativo per 50,1 milioni di
euro. Considerati i dividendi e il relativo effetto fiscale l'utile netto
pro-forma si è attestato a 471 milioni di euro.
Massimo Sideri
FRANCOFORTE -Alessandro Profumo a tutto
campo a Francoforte: intervenuto come unico banchiere italiano a una conferenza
organizzata dal quotidiano economico Handelsblatt , l'amministratore delegato
di UniCredito a margine del convegno ha spaziato anche sui temi caldi della
finanza, da Fidis a Mediobanca. E ha segnalato che il gruppo, già attivo
nell’Europa dell’Est, è interessato a futuri investimenti in Russia - «che sono
molto influenzati dall'economia tedesca» in stagnazione da due anni. Profumo
conta comunque di rispettare «l'obiettivo di utili netti pari a 3 miliardi di
euro nel 2004» (rispetto agli 1,4 miliardi con cui ha chiuso il 2001, ndr ). Su
Fidis -la società di servizi finanziari per l'auto che la Fiat intende cedere
-Profumo ha sottolineato che «non può essere un investimento strategico per
tutte e quattro le banche che partecipano all'operazione». Si tratta degli
istituti UniCredito, Capitalia, San Paolo, IntesaBci, che partecipano al
prestito convertibile da 3 miliardi di euro concesso a Fiat, e si sono
dichiarati disposti a rilevare il 51% di Fidis. Alla domanda se UniCredito sia
interessato, in un secondo tempo, a rilevare in toto la quota in Fidis, Profumo
ha osservato che «il settore del credito al consumo è molto interessante e ha
un elevato tasso di crescita», ma ha aggiunto di «non avere ancora una
conoscenza tale della società da poter dire se può interessare».
L’amministratore delegato di UniCredito ha precisato invece che la banca non è
interessata a Italenergia.
A proposito di Mediobanca, Profumo ha
ricordato che Piazzetta Cuccia «svolge un ruolo estremamente importante nel
panorama finanziario italiano e per farlo deve avere maggiore autonomia di
movimento dai suoi azionisti». «E’ importante che Mediobanca abbia meccanismi
di gestione che diano assoluta tranquillità agli azionisti e che siano coerenti
con le regole di governance stabilite».
M. de F.
Abbiamo riportato alcuni articoli di quotidiani, tratti
dalla “Rassegna stampa” pubblicata nel sito: http://www.fabi.it,
relativi al Gruppo UniCredito Italiano, contengono notizie molto interessanti
sul nostro futuro, se non rispondono al vero leggeremo le smentite sui medesimi
organi di stampa.
Una comunicazione aziendale alle
OO.SS. di UniCredit-Rolo Banca è prevista? oltre che auspicata.
Coordinamento fabi UniCredit - Rolo Banca
1473, c/o sab fabi Via degli Agresti,
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