UniCredit-Rolo on line

 

News on line a cura della Fabi di UniCredit-Rolo Banca – 16 settembre 2002

 

 Milano Finanza - Numero 182, pag. 11 del 14-09-2002

UniCredit fa per quattro - Lavori in corso/4 Il piano S3 comporterà anche una ristrutturazione a livello divisionale. Il wholesale banking si chiamerà corporate e farà capo a Modiano. Infine sarà creata una nuova divisione per l’area private banking e l’asset management.

 

di Stefania Peveraro

L’ormai famoso piano S3 è appena partito, ma già nel futuro di Unicredito si vedono ulteriori sviluppi. Secondo quanto risulta a Milano Finanza, infatti, il colosso bancario guidato da Alessandro Profumo continuerà ad avere una struttura divisionale, ma le divisioni non saranno più tre, bensì quattro. Due, quella banche Italia e quella banche estere e crescita, manterranno lo stesso nome, mentre la divisione wholesale banking verrà ribattezzata corporate e ne nascerà una quarta cui faranno capo il private banking e l’asset management. E non è tutto. L’attività di asset management, che prima era sotto il cappello del wholesale banking, si trasferirà sotto la responsabilità della divisione omonima. Mentre le società di finanziamento (Locat e Uci factoring) passeranno sotto il cappello del corporate. I tre vicedirettori generali, Luca Majocchi, Pietro Modiano e Roberto Nicastro, manterranno le loro cariche con la responsabilità delle rispettive divisioni, mentre è ancora da definirsi il nome del responsabile della nuova divisione private banking e asset management.

Al momento le tre divisioni sono guidate dai tre vicedirettori generali. La divisione banche italiane, che è appunto quella interessata alla ristrutturazione prevista dal piano S3, fa capo a Majocchi. La divisione wholesale banking è invece guidata da Modiano, cui fanno capo da un lato l’investment banking (UniCredit banca mobiliare, con la controllata Tradinglab, ed Eurocapital structures, la joint venture paritetica con Fiat specializzata nella cartolarizzazione) e dall’altro l’asset management (gruppo Pioneer e altre società di gestione). La divisione banche estere e nuova crescita, cui fanno capo le partecipazioni in banche estere, è infine guidata da Nicastro.

Con l’incorporazione in Unicredito di Credit, Cariverona, Crt, Cassamarca, Rolo, Caritro e Cassa di Trieste, si è compiuta la prima tappa nella riorganizzazione della divisione banche Italia. Presidente di UniCredit banca è Aristide Canosani, affiancato dai due vicepresidenti Sergio Pininfarina e Mario Fertonani. A.d. e direttore generale sono Profumo e Majocchi. I vicedirettori generali sono: Mario Aramini, Franco Benincasa, Massimo Bianconi, Lucio Chiricozzi, Edoardo Massaglia e Gianni Ravidà. La seconda tappa prevede la suddivisione delle attività di Unicredito banca in retail, corporate e private banking e la creazione di altre due banche, trasformando Unicredito banca in banca retail e creando altri due istituti attivi, rispettivamente, nel corporate (Unicredito banca d’impresa) e nel private banking (Unicredito private bank). A.d. della nuova banca retail sarà Majocchi, mentre direttore generale sarà Massaglia (d.g. Crt). Chiricozzi diventerà responsabile retail del Nordest. A.d. della corporate sarà Modiano, mentre direttore generale sarà Aramini (d.g. Cariverona). Benincasa assumerà la responsabilità del Nordest, Gianni Ravidà guiderà il corporate del Centrosud. Infine, a.d. e d.g. della banca private sarà Bianconi (d.g. Credit).

Da tenere d’occhio. Tra i manager emergenti del gruppo Unicredito, sono sicuramente da segnalare Andrea Crovetto, a.d. di Tradinglab banca. Crovetto, sbarcato in Unicredito proveniente da Citibank, ha creato ex novo il desk dei covered warrant portando con sé il suo team. Da lì è iniziata la sua ascesa fino a trasformare il desk in una banca specializzata nell’offerta di prodotti finanziari evoluti e servizi agli intermediari per la loro clientela retail. A proposito di Ubm, venerdì 13 settembre Paola Pierri è stata nominata nuovo direttore generale, funzione sinora ricoperta dall’a.d., Pietro Modiano.

Tra gli ultimi movimenti a livello di top manager, da segnalare la recente nomina a direttore delle risorse umane di Andrea Monari e quella di Pierluigi Celli a direttore della corporate identity. Umberto Quilici, a.d. di Usi (servizi informativi), è stato invece nominato di recente direttore centrale. Tiziana Bernardi, a.d. di Upa (back office), è stata nominata condirettore centrale di Unicredito. Silvio Barzi, a.d. di Clarima, nominato anch’egli condirettore centrale.

 

LA STAMPA Giovedì 12 Settembre 2002

Profumo: sul ruolo - Le acquisizioni vanno fatte solo in un´ottica di mercato» 

 

IN consiglio di amministrazione della Rcs non si è mai posto il problema dell´autonomia del Corriere della sera: nessuno lo ha portato». Alessandro Profumo non solo si è dimostrato sul campo come uno dei più brillanti banchieri italiani, come dimostra il fatto che l´Unicredito Italiano - con, nel 2001, un cost/income ratio del 52% (addirittura del 48% per le sole banche italiane) e un Roe (return on equity) prima delle tasse e con tutto il capitale del 32% (e di oltre il 19% dopo le imposte) - vanta oggi parametri che altre banche (come Banca Intesa) si pongono come traguardi per il 2005. A dispetto della letteratura che lo dipinge prevalentemente come spigoloso e così esuberante da non poter convivere con altri, Profumo si distingue, oltre che per la capacità di delegare e di far lavorare in team le persone (tratti tipici del vero leader), per l´assoluto rispetto dei ruoli. Inutile tentare di fargli esprimere giudizi sulla piega che hanno preso gli eventi in Hdp: «Per le aziende parlano il presidente e l´amministratore delegato», taglia corto. Ma dove ha voce in capitolo, non si sottrae ai temi per quanto scottanti possano essere. E se dice che nessuno ha mai posto, almeno a livello di organi sociali, il nodo dell´autonomia del Corriere - questione che gli sta indubbiamente a cuore - c´è da credergli. Così come c´è da credergli quando spiega che oggi i rapporti tra gli azionisti della Mediobanca sono profondamente cambiati rispetto a due anni fa quando i grandi soci, impegnati in duelli rusticani, si spartivano i consensi delle grandi banche azioniste. «Oggi c´è una grande intesa tra il Governatore Antonio Fazio, Unicredito Italiano e Capitalia», dice a la Stampa con l´aria di chi, sia pure incidentalmente, ha voglia di mandare un messaggio al top management della banca d´affari milanese che sembra stia meditando una ripresa dopo la pausa estiva al calor bianco come testimonierebbero i rumors circa un possibile redde rationem nelle Generali, dopo il fallimento della sponsorizzazione di Salvatore Ligresti nel patto Hdp. In realtà, la sua è la prosecuzione di un ragionamento che va facendo da anni, incentrato sulla convinzione che «Mediobanca possa e debba svolgere nel Paese un ruolo assolutamente fondamentale che è quello di essere una grande banca d´affari e, nel contempo, un grande fondo chiuso per far crescere le imprese italiane». Il fatto è che, per Profumo, le partecipazioni «vanno acquisite in un´ottica di mercato, sia pure con ritorni di medio/lungo termine» come prevede «il piano industriale». Per fare questo, ovviamente, è necessario disporre di capitali: «Ma perché gli azionisti mettano capitali - scandisce l´amministratore delegato di Unicredito - è necessario avere un rapporto tra azienda e azionisti per il tramite degli organi sociali di assoluta certezza che la gestione sia fatta con una logica di generazione di valore per gli azionisti e di interesse di tutte le categorie dei soci». Insomma nella banca d´affari e tra lei e i soci debbono esserci grande trasparenza e un clima di assoluta fiducia.

 Condizioni necessarie per andare dove?

 «Per arrivare, poi eventualmente, ad allargare la base azionaria in modo da consentire di evitare eventuali conflitti di interessi».

 Il nodo della presidenza di Mediobanca è sempre di attualità?

 «Credo che quello della presidenza sia uno dei temi su cui gli azionisti debbono confrontarsi».

Per molti Unicredito ha raschiato il barile della redditività.

 «Sbagliano: Unicredito migliorerà ancora. E, lavorando al progetto S3, ci rendiamo conto che le potenzialità inespresse sono persino molto maggiori del previsto. Per noi si apre un modo nuovo di fare banca, proprio grazie alla riorganizzazione a tutto tondo per segmenti di mercato. La vera sfida, infatti, per una banca è innalzare in modo radicale la qualità del servizio al cliente e questo è possibile esclusivamente con strutture "semplici" quali quelle tarate sul segmento di clientela».

 Eppure si dice che di più non possa dare Unicredito.

 «Non è così. Con la rivoluzione avviata con il progetto S3 - che riguarda le banche italiane - liberiamo una capacità di crescita dell´utile per azione assolutamente eccezionale e poi, nel nostro conto economico consolidato, ci sono altre aree che contribuiscono al risultato di gruppo: ci sono le banche della nuova Europa, c´è Pioneer, c´è Ubm. Mi piace sottolineare che in Centro Europa noi, ormai, siamo la prima banca occidentale: leader in Polonia, Croazia, Bulgaria e con una presenza importante in Romania, in Slovacchia, in Cekia e, a brevissimo, in Turchia».

Con che logica vi muovete nei paesi prossimi a entrare nell´Ue?

 «In Centro Europa il nostro obiettivo è di essere un forte operatore domestico: con l´assistenza alle sole imprese italiane non si tengono in piedi reti articolate. Però, certamente, dappertutto siamo anche al servizio delle imprese italiane e molte di loro sono diventate nostre clienti anche in Italia. Obiettivamente credo che questo sia un elemento importante della nostra identità».

 Promettente?

 «Non c´è dubbio. Il Centro Europa, dal punto di vista dell´Italia, rappresenta il primo partner economico perché si tratta di aree verso cui si muovono importanti flussi di import/export, e nelle quali si moltiplicano importanti insediamenti industriali. Inoltre i tassi di crescita attesi in quei Paesi sono sensibilmente superiori ai nostri e si muovono tra il 3 e il 6%. D´altra parte se si considera che gli abitanti prossimi ad entrare nell´Unione sono il 22% del totale mentre il Gdp dei loro Paesi è appena il 5% si capisce come, dovendosi avvicinare quei due parametri, ci sia spazio per crescite robuste nei prossimi 10/15 anni in quelle aree. E non è tutto».

 Ossia?

«Facendo banca in quell´area vanno considerati due elementi importanti, entrambi positivi. Da un lato c´è la possibilità di sfruttare la crescita del prodotto interno lordo e dei depositi (a tutt´oggi più bassi che nel resto dell´Unione). C´è poi da valutare che il Centro Europa è l´area meno rischiosa di quelle che si prestano alla nostra internazionalizzazione: infinitamente meno rischiosa del Sud America o del Far East».

Sbaglio è ci tiene ad accreditare Unicredito Italiano come la banca italiana più internazionale?

 «Lo è nei fatti. Oltre al ruolo primario assunto nell´Europa Centrale, un altro elemento distintivo di Unicredito Italiano è la gestione del risparmio. In questo campo noi abbiamo fatto un importante investimento negli Stati Uniti con Pioneer che ha avuto un processo di ristrutturazione di grande successo, testimoniato dal forte aumento della raccolta in America, in controtendenza rispetto al mercato. Unicredito è l´unica casa italiana di gestione del risparmio con capacità globale: con strutture importanti negli in Usa, a Singapore, in Irlanda e a Milano. Poi c´è Ubm (Unicredito banca mobiliare) che ha un andamento ottimo con profilo di rischio bassissimo ed è assolutamente leader nella gestione dei profili di rischio dei nostri clienti».

Ora, però, tra le banche italiane va di moda concentrarsi sull´Italia e nel retail. Lo ha fatto anche Banca Intesa. Non va a finire che la concorrenza sarà così spinta da penalizzare gli ultimi arrivati?

 «Il problema non riguarda noi che abbiamo ottimi risultati e continuiamo a crescere. Dopodiché non c´è dubbio che, per accrescere la redditività è indispensabile disporre di una forte diversificazione delle fonti di reddito. Unicredit ha una redditività positiva sul capitale investito in tutte le aree in cui opera e questo è fondamentale perché così, nel momento in cui, per esempio, va meno bene l´asset management, Ubm più che compensa il calo delle commissioni sulla gestione del risparmio con la sua capacità di generare reddito».

 Vi preoccupa l´alleanza siglata tra Intesa e la Lazard Italia?

 «Mi pare che l´alleanza sia limitata al merger&aquisition e all´equity primario. Molto francamente noi abbiamo fatto una scelta diversa, abbiamo investito sulla nostra struttura, facendo crescere le risorse interne. Pur non essendo tra i grandissimi del mercato mi sembra che siamo riusciti a fare, anche in quest´area, operazioni interessanti: andremo avanti per la nostra strada. D´altra parte si tratta elementi importanti di servizio per la clientela, ma certo non si fa il conto economico di Unicredito con quell´attività».

 Quali aree sono davvero strategiche allora?

 «Unicredit considera assolutamente strategiche il retail, il mid corporate (anche se abbiamo fatto interessanti operazioni di large corporate), l´investment banking relativo essenzialmente a clienti e prodotti italiani (i titoli di stato), l´asset management, il Centro Europa. Grazie a queste realtà il tasso di crescita dei nostri utili è molto interessante, nonostante si parta da livelli davvero molto alti. Con il progetto S3 confermiamo gli obiettivi di crescita dell´utile per azione di un 15% medio annuo dal 2000 al 2004: quest´anno la crescita sarà un po´ più contenuta, ma nel complesso il quadro viene confermato».

  Vi interessa Bnl?

 «Se si dovesse chiudere il negoziato tra Bnl e Mps, noi potremmo ragionarci».

 Come vede la situazione economica attuale?

 «L´economia non va bene, le imprese italiane crescono poco: c´è una situazione di relativa difficoltà e uno degli elementi chiave è il nodo dimensionale delle imprese. Concordo con il Governatore quando sottolinea come le imprese italiane siano mediamente troppo piccole. La mancanza di imprese almeno medio grandi - quelle, per capirci, che possono investire in ricerca, sviluppo, innovazione - si traduce in una debolezza per tutto il sistema. E su questo tema tutti insieme dobbiamo impegnarci: lavorando sulle strutture proprietarie delle imprese, sui mercati finanziari, su tanti elementi. E lo dobbiamo fare in fretta, altrimenti il Paese conterà sempre meno in Europa».

 

CORRIERE DELLA SERA Venerdì 13 Settembre 2002

Nei primi sei mesi gli utili del gruppo bancario milanese sono aumentati a 849 milioni di euro - Più profitti per Unicredito, redditività in crescita al 19%

 

MILANO - Primo semestre dell’anno in crescita per il Gruppo Unicredito con una netta accelerazione del secondo trimestre sul primo: l’utile netto della semestrale 2002, approvata ieri dal consiglio di amministrazione dell’istituto guidato da Alessandro Profumo, è salito del 5,7%, a 849 milioni di euro, rispetto allo stesso periodo del 2001. Il secondo trimestre è cresciuto dell’8,1% sul primo. Il gruppo bancario non è riuscito però a dribblare le difficili condizioni di mercato: il negativo andamento delle Borse di tutto il mondo ha costretto a ridimensionare il valore delle azioni nel portafoglio Unicredito. E, a conti fatti, le rettifiche nette su immobilizzazioni finanziarie hanno toccato quota 75 milioni contro i 15 del primo semestre 2001. Alla formazione dell’utile lordo hanno concorso anche risultati straordinari per 139 milioni. Il semestre dell’istituto presieduto da Carlo Salvatori è stato segnato anche da alcune modifiche del perimetro del gruppo di Piazza Cordusio, con l’ingresso nella famiglia, attraverso un’offerta pubblica di acquisto e scambio lanciata a marzo, di Zagrebacka Banka, la prima banca croata. Parallelamente è uscita Splitska Banka, la terza banca dello stesso Paese. Rispetto al 30 giugno dello scorso anno il gruppo è stato modificato anche dalla cessione di Fiditalia.

Grazie ai risultati comunque positivi di bilancio, l'indice di redditività (Roe) è salito al 19%, rispetto al 18% dell’esercizio 2001. Mentre il totale della raccolta diretta si è attestato a 128,5 miliardi di euro, in crescita del 4%. Praticamente stabili sono stati i crediti alla clientela (-0,6%), a differenza dei mutui che sono cresciuti invece del 13% nello stesso periodo.

I conti hanno dato anche un’ulteriore spinta al progetto di ristrutturazione «S3» che prevede la creazione di tre banche distinte per il gruppo: una per seguire il retail , una che si concentri sugli investimenti corporate e la terza per seguire i grandi clienti del private banking . L’operatività delle tre «gambe» del gruppo partirà dal primo ottobre, in anticipo rispetto al copione. Mentre la scissione vera e propria avverrà per il capodanno 2003.

Infine la capogruppo: Unicredito italiano, non includendo i parziali dividendi per maturazione delle altre banche controllate, ha archiviato un risultato contabile negativo per 50,1 milioni di euro. Considerati i dividendi e il relativo effetto fiscale l'utile netto pro-forma si è attestato a 471 milioni di euro.

Massimo Sideri 

 

CORRIERE DELLA SERA Venerdì 6 Settembre 2002

Profumo: UniCredito punta sulla Russia Per Mediobanca più autonomia dai soci

 

FRANCOFORTE -Alessandro Profumo a tutto campo a Francoforte: intervenuto come unico banchiere italiano a una conferenza organizzata dal quotidiano economico Handelsblatt , l'amministratore delegato di UniCredito a margine del convegno ha spaziato anche sui temi caldi della finanza, da Fidis a Mediobanca. E ha segnalato che il gruppo, già attivo nell’Europa dell’Est, è interessato a futuri investimenti in Russia - «che sono molto influenzati dall'economia tedesca» in stagnazione da due anni. Profumo conta comunque di rispettare «l'obiettivo di utili netti pari a 3 miliardi di euro nel 2004» (rispetto agli 1,4 miliardi con cui ha chiuso il 2001, ndr ). Su Fidis -la società di servizi finanziari per l'auto che la Fiat intende cedere -Profumo ha sottolineato che «non può essere un investimento strategico per tutte e quattro le banche che partecipano all'operazione». Si tratta degli istituti UniCredito, Capitalia, San Paolo, IntesaBci, che partecipano al prestito convertibile da 3 miliardi di euro concesso a Fiat, e si sono dichiarati disposti a rilevare il 51% di Fidis. Alla domanda se UniCredito sia interessato, in un secondo tempo, a rilevare in toto la quota in Fidis, Profumo ha osservato che «il settore del credito al consumo è molto interessante e ha un elevato tasso di crescita», ma ha aggiunto di «non avere ancora una conoscenza tale della società da poter dire se può interessare». L’amministratore delegato di UniCredito ha precisato invece che la banca non è interessata a Italenergia.

A proposito di Mediobanca, Profumo ha ricordato che Piazzetta Cuccia «svolge un ruolo estremamente importante nel panorama finanziario italiano e per farlo deve avere maggiore autonomia di movimento dai suoi azionisti». «E’ importante che Mediobanca abbia meccanismi di gestione che diano assoluta tranquillità agli azionisti e che siano coerenti con le regole di governance stabilite».

M. de F.  

 

 

Abbiamo riportato alcuni articoli di quotidiani, tratti dalla “Rassegna stampa” pubblicata nel sito: http://www.fabi.it, relativi al Gruppo UniCredito Italiano, contengono notizie molto interessanti sul nostro futuro, se non rispondono al vero leggeremo le smentite sui medesimi organi di stampa.

 

Una comunicazione aziendale alle OO.SS. di UniCredit-Rolo Banca è prevista? oltre che auspicata.

 

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