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Segreterie di Coordinamento Nazionale

BANCA DI ROMA

 

PIANO INDUSTRIALE 2002-2005: NULLA DI NUOVO!

 

Il Piano Industriale  2002-2005 di Capitalia, che riposiziona il Gruppo dopo le operazioni di fusione Bipop e la cessione della Banca Mediterranea, ripete stancamente i percorsi dei precedenti Piani tutti falliti rispetto agli obiettivi previsti, con la sola eccezione della riduzione del costo del lavoro, conseguita attraverso un drastico ridimensionamento del personale.

Anche questo nuovo progetto appare marcatamente fondato sulla riduzione degli organici, sulla previsione di obiettivi reddituali ambiziosi ancorché ridimensionati rispetto al passato, su una politica di cessioni incrociate di sportelli, attività, crediti e partecipazioni, anziché essere orientato al riordino industriale dell'impresa, all'incremento di efficienza della struttura organizzativa e alla valorizzazione del personale.

In questi anni il mercato e gli operatori non hanno accordato fiducia e credibilità ad un gruppo dirigente incapace di conseguire la crescita reddituale, ciclicamente sbandierata, penalizzando pesantemente il valore del titolo in Borsa.

L'annuncio del nuovo Piano Industriale non ha invertito la tendenza.

I mercati finanziari hanno accolto tiepidamente i progetti di un management che non ha dato buona prova nel realizzare i programmi precedenti, dimostrando così che una strategia di tagli indiscriminati di risorse, disgiunta da una seria politica di sviluppo e di valorizzazione professionale, non può che minare la capacità competitiva dell'impresa nel settore.

Il clima interno  e  le motivazioni del personale non sono in cima ai pensieri del vertice aziendale.

Alla luce delle recenti acquisizioni di manager profumatamente retribuiti, tutto il Personale, di ogni ordine e grado, è di fatto considerato un impedimento e non una risorsa su cui investire, con la conseguenza di disperdere qualsiasi patrimonio di cultura aziendale.

I 128 dirigenti assunti dall'esterno, l'incentivo di 20 milioni di azioni per il "management e le figure professionali più rilevanti", sommati al taglio di 5.400 lavoratori, rappresentano la soluzione idonea per il rilancio del Gruppo, il miglioramento della qualità operativa ed il coinvolgimento di tutti i dipendenti?

Per noi sicuramente no!

La strutturale carenza di organici nella rete, divenuta fonte di rischiosità elevate e di insopportabili aggravi operativi, deve essere riconosciuta come priorità da affrontare e risolvere, al pari delle politiche di formazione del personale.

Da anni il Sindacato denuncia questo stato di cose, trovandosi di fronte un muro di gomma e di indifferenza. E' necessario invertire la tendenza, tutelando rigorosamente i diritti dei lavoratori per quanto attiene le ricadute del Piano Industriale e dando immediatamente corso al confronto di merito sul Contratto Integrativo Aziendale, al fine di garantire nella nostra Azienda un quadro di regole  certe ed esigibili.

Per il conseguimento di questi obiettivi le scriventi OO.SS. ritengono necessario realizzare il massimo  coinvolgimento dei colleghi in tutte le iniziative che dovranno essere  intraprese.

 

Roma, 2 ottobre 2002