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ORGANI DI COORDINAMENTO

UNICREDITO BANCA – Divisione ROLO BANCA 1473 – BOLOGNA

 

 

QUALITA’, QUANTITA’ ED ETICA NEL VENDERE

 

 

 

Sempre più spesso veniamo informati dai colleghi sulle richieste, ormai giornaliere, che diversi capi mercato continuano a fare per conoscere i risultati commerciali raggiunti, esercitando più o meno velatamente pressioni di ogni tipo sul personale per il raggiungimento degli stessi (si vede che la vicenda del capo mercato di Cesena non ha insegnato nulla o forse, ahinoi, ha aiutato alcuni capi mercato a raffinare il modo di intervento e il modo di esercitare pressioni sui colleghi) .

Già il solo fatto di ricevere quotidianamente una o più telefonate da parte del capo sull’andamento dei risultati commerciali raggiunti provoca una situazione di stress non indifferente; se a ciò aggiungiamo che i lavoratori sono costretti a raggiungere risultati vendendo, in alcuni casi, prodotti che poco o nulla si adattano alla clientela da loro gestita, ciascuno di noi capisce bene in quale quadro devono operare i nostri colleghi.

Ma ancora più drammatiche sono le conseguenze negative che possono derivare da una politica commerciale di questo tipo. Non essere più orientati alla patrimonializzazione dell’Azienda, ma puntare quasi tutto sulla vendita di prodotti assicurativi che garantiscono un guadagno immediato, facendo passare in secondo piano la qualità del prodotto venduto e le esigenze del cliente, significa aver adottato una politica di bilancio che punta a grossi risultati nel breve periodo (aumento della redditività), infischiandosene delle pesanti ricadute negative ipotizzabili, come perdita irreversibile di clientela e, di conseguenza, di quote di mercato. Qualcuno potrebbe obiettare che le scelte commerciali competono all’Azienda, ma se queste portano a diminuzione di quote di mercato?

Siamo quindi di fronte ad una situazione in cui da un lato si esercitano forti pressioni sulla rete per la vendita di questi prodotti assicurativi, dall’altro si chiede comunque di raggiungere risultati ben sapendo che questi prodotti non sono idonei per una parte della clientela della banca retail.

Ed è ancor più sorprendente se pensiamo che ciò accade all’interno di un Gruppo che da alcuni anni redige un bilancio sociale e si presenta ai vari convegni, non ultimo quello di Padova su finanza ed etica, accreditandosi come un’azienda “profit”, ma con grande attenzione all’aspetto etico.

Si rende necessario, allora, chiamare in causa il management della Banca Retail ai più alti livelli, dal Direttore Generale al Responsabile Commerciale, per scendere giù sino ai capi mercati e richiamarli alle loro responsabilità e coerenze.

Inoltre i carichi e ritmi di lavoro, nella quasi totalità delle filiali ex Rolo Banca, sono veramente esasperati ed è intenzione del sindacato intervenire al più presto per riportarli a corrette dimensioni.

Ed è sbagliata questa situazione in cui si è scelto di esasperare ulteriormente i colleghi, con capi mercato che “soffiano sul collo” per il raggiungimento dei risultati.

Noi dipendenti dell’ex Rolo Banca siamo già abbondantemente oberati di lavoro e la nostra storia ed i nostri bilanci sono lì a testimoniare la bontà del nostro lavoro.

Ci sentiamo quindi sufficientemente presuntuosi per dare un buon consiglio a quei capi e capetti, che passano la giornata a fare telefonate e minacce: impegnino meglio le loro energie, magari lavorando e contattando nuova clientela.

Se non sanno come fare, non temano, glielo insegniamo noi!

 

 

Le segreterie

 

 

Bologna, 2 dicembre 2002