FABI – FALCRI - FIBA/CISL – FISAC/CGIL– FEDERDIRIGENTI - SINFUB– UILCA/UIL
Banca Popolare Commercio e Industria
Banca Popolare di Luino e di Varese
Banca Carime
Le condizioni poste dal Sindacato
Dica l’Azienda se vuole l’accordo
Il confronto tra Aziende (Banca Popolare Commercio e Industria – Banca Popolare di Luino e di Varese – Banca Carime) e Organizzazioni Sindacali, avviato il 24 ottobre scorso sul Piano industriale e le sue ricadute sui lavoratori, si è interrotto nella tarda serata di martedì 11 febbraio senza alcun risultato definitivo.
Il parziale accordo del 13 dicembre aveva creato le condizioni per giungere in tempi brevi ad una intesa; la trattativa è ripresa dopo gli annunci ufficiali dell’operazione di fusione con la Banca Popolare di Bergamo CV e si è poi arenata su tre argomenti, la soluzione dei quali condiziona la positiva conclusione della procedura:
ACCESSO AL FONDO ESUBERI
Su questo argomento dobbiamo positivamente registrare la caduta dell’iniziale proposta aziendale di considerare automatiche le fuoriuscite obbligatorie in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi numerici concordati.
Se gli obiettivi non verranno raggiunti, l’Azienda incontrerà le OO.SS. per valutare ulteriori strumenti di intervento.
La decisione adottata nel Piano Industriale di utilizzare il Fondo esuberi con accesso volontario presuppone che i lavoratori interessati (che raggiungono i requisiti per la liquidazione della pensione entro 60 mesi dalle date di uscita) si propongano per accedere al fondo stesso.
Va da sé che ciascuno degli interessati può valutare di utilizzare tale facoltà di accesso volontario anche tenendo conto degli incentivi che gli vengono proposti.
Riteniamo insufficienti le ipotesi di intervento economico fino ad ora presentate dalla controparte, alla quale abbiamo chiesto di formulare una nuova proposta.
Il rischio è che gli obiettivi numerici non vengano raggiunti.
MOBILITA’
Quello dei processi di mobilità e della loro gestione è senza alcun dubbio l’argomento più delicato che va definito puntualmente e che non può in alcun modo essere bilanciato o barattato con gli incentivi per l’accesso al Fondo esuberi.
Il Piano Industriale, con le fuoriuscite di personale e le riorganizzazioni, prevede un periodo temporale in cui i processi di mobilità (funzionale e territoriale) saranno di natura straordinaria.
Per affrontare questa fase di “mobilità straordinaria”, la Controparte ha ipotizzato la deroga temporanea dalle previsioni contrattuali (chilometri e limiti di età e anzianità) ed una temporanea e parziale monetizzazione del disagio.
Abbiamo fermamente respinto qualsiasi ipotesi di deroga al contratto nazionale!
Alle preoccupazioni della Controparte che ha motivato la sua richiesta di deroga al Ccnl per poter gestire al meglio le necessità organizzative a seguito delle fuoriuscite di personale, specialmente nella rete, abbiamo risposto che il sindacato, in presenza di corrette relazioni sindacali, non si è mai sottratto al confronto ed alla ricerca di soluzioni.
Non si tratta quindi di derogare al contratto, ma di affrontare i processi di mobilità ricercando quelle soluzioni che possono risolvere i problemi anche con il consenso degli interessati.
Siamo quindi disponibili, senza necessità di deroghe, a prevedere verifiche e confronti e regole (le abbiamo proposte per iscritto) per favorire la soluzione dei problemi connessi alle esigenze di mobilità.
Per la parte economica abbiamo proposto di applicare a tutte le aziende, per la durata del Piano Industriale, l’ultimo accordo vigente in Carime.
Esternalizzazione sistema informativo
Il Piano Industriale prevede una “”valutazione dello strumento potenziale dell’esternalizzazione dei servizi di information technology””, non una decisione già assunta, che dovrebbe comunque essere affrontata con le procedure previste dalle leggi e dal contratto.
In BPCI esiste un impegno scritto a non esternalizzare questo tipo di lavorazioni.
Come Organizzazioni Sindacali chiediamo che venga confermato o che, in caso di esternalizzazione, ai lavoratori interessati sia garantito fin da oira il rientro in azienda se entro i successivi 120 mesi dovessero rendersi necessarie risoluzioni dei rapporti di lavoro in caso di tensioni occupazionali.
La proposta aziendale è una garanzia di soli 24 mesi.
Questi gli argomenti e le ragioni per le quali la trattativa è in stallo.
Ci aspettiamo che la Controparte rifletta e proponga la ripresa del confronto sciogliendo positivamente i nodi di fondo per poi procedere alla scrittura dell’intero testo e concludere la procedura contrattuale con un accordo del quale abbiamo tutti bisogno.
12 febbraio 2003
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