COMUNICATO STAMPA

 

 

“Se il sistema creditizio è in crisi, la responsabilità è dei banchieri, non dei bancari”

 

Coloro che detengono le massime leve del potere economico in Italia, non sono riusciti a far coincidere i propri interessi con quelli del Paese e dinanzi alle crescenti proteste da parte della gente e delle Piccole e Medie Imprese operanti nei vari comparti produttivi, da quello agricolo-alimentare a quello manifatturiero e dei servizi, tenta ora di difendersi e sostiene, come ha fatto il vicepresidente dell’ABI, Corrado Faissola, di aver fatto il proprio dovere.

In realtà, come sempre, “l’ombrello creditizio” è stato chiuso proprio nel momento in cui ha cominciato a piovere.

Su questo argomento è tornata la F.A.B.I., la Federazione Autonoma dei Bancari Italiani che, per bocca del suo Segretario Generale, Carlo Giorgetti, ha dichiarato: “Non è necessario ricordare ancora una volta le proteste dei risparmiatori e quanto, a più riprese, hanno denunciato vari parlamentari italiani ed europei, sui balzelli imposti dalle banche ai loro clienti, ‘spremuti oltre ogni misura’. Sono emersi altri fatti che inducono a ritenere che le banche italiane non si sentano parte dell’Unione Europea”.

Infatti, risulta che varie banche continuano a trattenere commissioni che vanno dal 5 al 10% per assegni emessi in ambito comunitario, assegni che vengono considerati come emessi in uno stato non appartenente all’Unione Europea e che vengono resi esigibili dopo 60 giorni (sic!).

 “Il sistema – ha aggiunto Carlo Giorgetti – spesso è incapace di cogliere e valutare adeguatamente le spinte propulsive e innovative provenienti dai settori più vivi della nostra economia. Di conseguenza, lo stesso, risulta inadeguato ai tempi e alle necessità del mercato e del Paese.

La crisi del settore passa anche di qui ed è imputabile solo ai banchieri, non certo agli addetti che, invece, hanno mostrato una grande capacità di affrontare i cambiamenti”.

 

 

Roma, li 5 marzo 2003