FABI – FALCRI – FEDERDIRIGENTI – FIBA/CISL – FISAC/CGIL – UILCA
SEGRETERIE DI COORDINAMENTO BANCA INTESA
CASSA
SANITARIA DI GRUPPO
Con riferimento agli accordi sindacali a suo tempo sottoscritti, precisiamo innanzitutto che con l’accordo di fusione del 13.04.2001, approvato a larga maggioranza dalle assemblee del personale, vengono stabilite nuove contribuzioni, differenziate secondo le aziende di provenienza, tenendo conto delle situazioni precedenti e del principio ispiratore di armonizzazione possibile dei livelli salariali dei lavoratori provenienti da Cariplo, Mediocredito, Bav, Comit.
Da tale riequilibrio emerge che i lavoratori ex Cariplo ed Ex Mediocredito, rispetto alla contribuzione precedente, ottengono una diminuzione della stessa, passando dall’1,70 % medio all’1,10% ed un aumento della contribuzione a carico dell’Azienda dall’1% all’1,20%.
Con il medesimo accordo si è definita la costituzione di una Cassa Sanitaria di Gruppo tale da garantire per il futuro – per le dimensioni e i nuovi apporti – prestazioni per tutti i lavoratori del Gruppo Banca Intesa.
Il passaggio alla nuova Cassa di Gruppo, già costituita in via provvisoria dall’1.01.2002 ed a tutti gli effetti operante per gli ex dipendenti Bav e neo assunti Banca Intesa, prevedeva la confluenza nella stessa delle vecchie casse esistenti (Cariplo e Comit).
Tale scelta, se approvata dall’assemblea della CAM, avrebbe costituito un passaggio importante, in quanto il contenitore organizzativo della nuova Cassa sarebbe stato di fatto quello della CAM, con tutta la struttura, compreso i dipendenti, e la sua operatività.
Purtroppo, l’Assemblea dei soci CAM del 15.02.2003, ha respinto le proposte formulate nell’Ordine del giorno anche grazie alla presenza dei soci pensionati, che evidentemente hanno mal digerito un adeguamento del loro contributo a quello complessivo del personale in servizio ( dall’1,70% medio al 2,30% medio ); aumento peraltro solo apparente in quanto la nuova aliquota è applicata su una base imponibile inferiore (solo pensione INPS).
Nella sua relazione il presidente del consiglio CAM ha, inspiegabilmente, omesso di evidenziare i risvolti negativi che un rifiuto dell’Ordine del giorno avrebbe provocato agli iscritti alla CAM.
Proviamo a farlo noi.
La CAM, come libera associazione, potrebbe continuare ad esistere, ricevendo però come unico contributo, in base al proprio statuto, esclusivamente quello dei soci, ma non quello aziendale (1,20%).
Inoltre il contributo versato alla CAM non sarebbe più defiscalizzato poiché viene a mancare un apposito accordo sindacale e in pratica si pagherebbero le tasse anche sul contributo.
La CAM diventa così una cassa chiusa, in quanto i nuovi assunti verranno iscritti alla Cassa di Gruppo. Nel tempo l’età media aumenta con conseguente notevole aggravio di costi, sicché, per mantenerne l’equilibrio finanziario, diventa necessario aumentare i contributi o diminuire significativamente le prestazioni.
Siamo altresì fortemente preoccupati per l’operatività’ della CAM, in quanto la stessa, in futuro, potrebbe – per decisione aziendale - non poter utilizzare gli attuali canali informatici, che verranno concessi solo alla nuova Cassa di Gruppo.
Di fronte ad una Cassa sanitaria chiusa, si possono inoltre prevedere problemi occupazionali per i lavoratori dipendenti da CAM, il cui costo inciderebbe notevolmente sul bilancio, mentre il passaggio alla cassa di gruppo li metterebbe al riparo da tali rischi.
Con riferimento ai lavoratori che accederanno al Fondo esuberi, lo statuto della CAM – a differenza di quello della Cassa di gruppo - non ha al momento nessuna previsione in merito; pertanto, chi si trovasse in quella situazione corre il rischio di non avere coperture sanitarie integrative e, comunque, non fruirebbe della contribuzione aziendale prevista dall’accordo del 5 dicembre 2002.
Poiché è in circolazione una bozza di lettera che ciascun lavoratore iscritto alla CAM dovrebbe indirizzare all’Azienda chiedendo il ripristino della contribuzione complessiva (lavoratore e azienda) alla CAM, invitiamo tutti i lavoratori a non aderire a tale iniziativa giacché può seriamente danneggiarli.
Va infine precisato che il contributo aziendale confluirà in ogni caso, per i lavoratori iscritti e come concordato, esclusivamente alla nuova Cassa di gruppo.
Milano, 5 marzo 2003
FABI – FALCRI – FEDERDIRIGENTI – FIBA/CISL – FISAC/CGIL – UILCA