R.S.A. Banca
d’Italia – U.i.c. – Co.n.so.b.
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Abbiamo ripetutamente messo in allarme i colleghi sul modo di fare sindacato del primo tavolo in Banca d’Italia, ma soprattutto lo abbiamo fatto durante la gestione e la conclusione della trattativa scorsa, che ha visto l’Amministrazione ottenere l’avallo di Falbi, Sibc e Cida su tutta una serie di deleghe in bianco sulla gestione del personale.
Avevamo sostenuto a giugno
scorso che la delega in bianco sottoscritta da Falbi Sibc e Cida rappresentava
la prima tranche della “lettera
Desario”.
I fatti, purtroppo,
continuano a darci ragione: visto l’attuale andamento del negoziato e leggendo
i comunicati dei firmatari del primo tavolo, abbiamo il timore che poco o nulla
verrà discusso se non ulteriori spazi discrezionali da lasciare alla Banca.
Inaccettabile, ad esempio, è stata l’affermazione fatta dalla
Delegazione in merito all’orario di lavoro, secondo la quale sarebbe inutile parlarne
nei prossimi incontri perché, in base ad una direttiva comunitaria, entro giugno
dovrebbe essere emanata, dal governo, una nuova legge sull’argomento.
Abbiamo replicato che,
attenendosi a tale criterio, qualunque dispositivo di legge, più o meno
prossimo, potrebbe modificare gli istituti contrattuali tanto da renderne
inutile la preventiva contrattazione!!!
Per quanto attiene la formazione, la misera proposta di istituire un pacchetto di 40
ore individuali nel biennio (sic!), sulle cui modalità di “erogazione” ai
colleghi ancora grava la più nebulosa vaghezza, bisogna rilevare come la Banca, anche in questo caso, abbia trovato un
altro modo per “risparmiare”. Tale pacchetto, infatti, andrebbe a
riassorbire l’istituto della quadrimestrale, figura normativa che, nel bene e
nel male, garantiva comunque a tutti i dipendenti un diritto da “reclamare”
perché previsto contrattualmente.
Al di là di queste specifiche questioni, la nostra delegazione ha continuato, in tutti gli incontri, a respingere totalmente il metodo e la filosofia sottostanti al negoziato in corso.
Sulle carriere abbiamo più
volte ribadito che l’esigenza più forte per i colleghi è quella di ritrovare
uno slancio professionale per il futuro. La
soluzione prospettata dalla Banca, non risponde certamente a tale esigenza.
Primi funzionari, Coadiutori
principali, Assistenti superiori, Operatori capo, Operai di Prima Super debbono
essere ricoinvolti in un ciclo professionale premiante, certamente non
garantista, ma equo e trasparente.
Nuovi gradi dovranno essere posti DAVANTI a loro, raggiungibili attraverso l’impegno e la dedizione che sempre hanno profuso in Banca d’Italia; nessuno di loro, dovrà più avere il timore di essere “parcheggiato” su un binario morto, al di fuori del ciclo produttivo del nostro Istituto.
L’allarme già suonato, in modo dirompente, sulla vicenda Se.Ge.Si, deve
far riflettere tutti gli altri dipendenti. Se la Banca continuerà ad avere gioco
facile, grazie ad un primo tavolo accondiscendente e privo di controproposte,
il “recinto” in cui l’Amministrazione sta tentando di rinchiudere i colleghi dei
Servizi Generali, sarà successivamente costruito intorno agli operai, poi agli
amministrativi-cassieri, poi ai coadiutori, poi ai funzionari e così via in una
logica di dividi et impera
SE.GE.SI.
Fortunatamente la categoria si è destata dal torpore e dalla sfiducia in cui i Sindacati firmatari l’avevano fatta cadere con la firma degli accordi di giugno 2002.
La risposta decisa, che molti altri hanno condiviso pur non partecipando ufficialmente allo sciopero, ci ha fatto capire che la partita è ancora tutta da giocare.
Pur se dal 17 c.m. sono
iniziati a Roma i colloqui per l’avanzamento a Vice assistente, sui quali
verificheremo la reale partecipazione dopo lo sciopero del 3 marzo, quel che conta, comunque, è che la FABI, al
tavolo delle trattative, continuerà a difendere i diritti dei colleghi
SACRIFICATI e CONDANNATI da un accordo sciagurato; siamo convinti che, con il mandato conferitoci dall’iniziativa del 3
marzo, partecipata “ufficialmente e non” da circa il 50% degli addetti,
costringeremo Banca e primo tavolo ad affrontare in primis la questione
Se.Ge.Si. Confidiamo che lo stesso nostro atteggiamento potranno assumerlo quei
Sindacati (CGIL e CISL) che hanno dato “appoggio” ufficiale alla nostra
iniziativa di protesta.
POLIZZA SANITARIA
Anche su questo
fronte siamo fortemente preoccupati per l’evoluzione della vicenda;
innanzitutto per il fatto che gli attori della proposta siano gli stessi che il
25 luglio scorso firmarono quel capolavoro della Polizza Unisalute!
In quell’occasione, per la prima volta nella storia, i dipendenti furono chiamati dalla Banca a “contribuire” di tasca propria per il pagamento del premio, sottraendo soldi al finanziamento del CASC, per di più ottenendo in cambio un peggioramento delle prestazioni… e Falbi Sibc e Cida “acconsentirono”.
In questa circostanza, invece, le parti si sono
invertite: sarebbero state le tre
Organizzazioni di cui sopra a fare la proposta di una trattativa “diretta” -
nello specifico con la CASPIE - e stavolta ad “acconsentire” sarebbe stata, suo
“malgrado”, la Banca (ma la Uil, “terzo incomodo” in questa tornata, sembra
raccontare cose diverse…). Non si
capisce esattamente chi sia il vero promotore dell’”iniziativa”: l’unica cosa
chiara è che, pur se a ruoli “invertiti”, i…protagonisti sono ancora gli
stessi!
Alleghiamo al presente volantino la risposta che la nostra Organizzazione ha scritto al Capo del Servizio PINE in merito alla questione. Tale posizione verrà ribadita nell’incontro che si terrà venerdì prossimo.
A nostro avviso è gravissimo l’ennesimo ritardo con cui la Banca ha posto mano al rinnovo della polizza sanitaria. La FABI, al contrario, già nel mese di settembre 2002 intratteneva il Direttore Generale sulla questione, invitandolo ufficialmente, visto l’esito disastroso del rinnovo effettuato nel corso dell’estate, e con modalità scorrette e poco trasparenti, a provvedere subito ad un interpello a livello europeo tra le primarie Compagnie Assicurative e le migliori Casse Mutue. Tutto ciò, lo ribadivamo anche nella lettera, nell’interesse dei colleghi e per il buon nome dell’Istituto.
Oggi, invece, la proposta pervenutaci consisterebbe
in una trattativa diretta con una sola cassa mutua, nello specifico la CASPIE,
senza alcuna gara pubblica d’appalto né alcun interpello; in tal modo, qualunque
esito assumerà la trattativa, non avremo certezze di aver raggiunto il miglior
risultato, in quanto saranno mancati tutti i termini di paragone. La domanda, poi, che ci si pone è come si
possa affidare una polizza sanitaria del valore di circa quindici miliardi
delle vecchie lire, senza scontare alcuna gara pubblica. Ciò può dar adito a
legittimi sospetti e illazioni: ci possono essere dietro interessi particolari
e poco nobili? E da parte di chi?
Alla nostra Organizzazione, al momento, non risulta nulla di tutto ciò; abbiamo comunque risposto negativamente alla proposta sopra descritta, poiché riteniamo che l’unica via possibile per individuare il “miglior offerente” del servizio richiesto, nel rispetto dei diritti doveri riservati agli enti pubblici, sia una “gara” ufficiale tra quanti più concorrenti possibili.
Se tale
selezione dovesse indicare la cassa mutua in questione, la Caspie, come la
migliore per qualità/quantità/costo dei servizi offerti, la FABI sottoscriverà
per prima l’accordo per la sua designazione.
Venerdì, in conclusione, non mancheremo di protestare con il Segretario Generale per aver dedicato il prossimo incontro, il primo di soli quattro nei prossimi due mesi!!!, esclusivamente alla polizza sanitaria.
Il contratto
langue, dobbiamo affrontare tematiche scottanti, la più urgente delle quali è
quella dei Se.Ge.Si.: non permetteremo alla Banca il ripetersi delle “manfrine”
messe in opera durante la scorsa trattativa per dilatare a suo piacimento, con
l’avallo del primo tavolo, i tempi del negoziato.
Roma, 19 marzo 2003 LA SEGRETERIA NAZIONALE