RISERVATO ALLE STRUTTURE TERRITORIALI, AZIENDALI E/O DI GRUPPO

 

 

         Riteniamo opportuno intrattenere nuovamente i nostri Dirigenti sindacali, a qualsiasi livello di responsabilità, sulla situazione creatasi nel nostro settore, per effetto della rottura dell’unità sindacale - prodotta da FALCRI, FIBA/CISL, FISAC/CGIL, UILCA, ma tenacemente ideata e perseguita soprattutto dalla FIBA/CISL.

 

         A parte qualche CCNL separato, stipulato in anni molto lontani, come quelli del 1962 e del 1964 che, tuttavia, videro la prosecuzione dei rapporti unitari fra le diverse OO.SS., l’unica rottura dell’unità, precedente l’attuale, fu quella intervenuta nel marzo del 1983, anche allora per determinazione dei sindacati confederali.

 

         La FABI, in sostanza, aveva espresso delle riserve motivate sul regime degli orari (apertura degli sportelli al pomeriggio) concordato in sede di rinnovo del CCNL ed aveva richiesto, prima di sottoscriverlo, di consultare i propri Organismi direttivi.

 

         La frattura fra le OO.SS. che si protrasse sino al febbraio del 1984, determinò lo scioglimento della F.L.B. - Federazione Lavoratori Bancari – a quattro (FABI-FIB-FIDAC-UIB; poco tempo dopo la FIB diventava FIBA e la FIDAC si tramutava in FISAC), la presa d’atto che la FABI si era autoesclusa (sic!) e la ricostituzione della F.L.B. a tre da parte delle “confederate”.

 

         Tale frattura incise persino sulla meno impegnativa, rispetto alla F.L.B., unità d’azione fra i sindacati più rappresentativi del settore, e fu estesa anche ai livelli territoriali ed aziendali, in parecchi dei quali, tuttavia, dove si era più adusi ad operare insieme, l’evento nazionale fu, di fatto, ignorato.

 

         Va sottolineato, in ogni caso, che la spaccatura della F.L.B. e dell’unità operativa creò, sostanzialmente, uno stato quasi di paralisi nei due tavoli negoziali nazionali, consentendo all’allora Assicredito e, in periferia, alle aziende, di “giocare” con efficacia, sfruttando le loro posizioni oggettivamente più forti di fronte alle divisioni-debolezze delle forze sindacali, con relativi, inevitabili effetti dannosi per gli interessi della Categoria.

 

         Se ricordiamo come tutta la vicenda, che abbiamo qui ricostruito, avvenisse in un Paese caratterizzato da una crisi economica e dai primi cambiamenti che interessavano le aziende di credito, influendo sulle condizioni di lavoro dei bancari, si evince con chiarezza la portata negativa ed autolesionistica di quella brutta storia.

 

         Di fronte a tali, pesanti conseguenze, FABI e confederate riuscirono a recuperare il quadro unitario al quale partecipò, in seguito, anche la FALCRI.

 

         Abbiamo ritenuto importante ricordare, con qualche specificazione, gli avvenimenti di vent’anni fa, per dimostrare che non è una immaginifica invenzione filosofica la teoria dei corsi e dei ricorsi storici.

 

         Ma procediamo con ordine.

 

Le diffuse, rivoluzionarie innovazioni tecnologiche, organizzative, societarie, partite nel mondo creditizio italiano in ritardo rispetto agli altri Paesi della Comunità Europea, hanno portato alla sottoscrizione di un CCNL, quello del 1999, che, in effetti, ha ribaltato, oltre i precedenti assetti contrattuali, anche quelli sindacali. Tali assetti, da sempre, prevedevano un ruolo esclusivo di FEDERDIRIGENTICREDITO nella gestione dei Contratti di lavoro non solo dei Dirigenti, ma anche di coloro che allora rivestivano la qualifica di Funzionari.

 

         Ricordiamo pure che la posizione di FEDERDIRIGENTICREDITO, ostile nei confronti delle altre OO.SS., che rappresentavano e/o dovevano rappresentare soltanto gli Impiegati, era sempre stata favorita da ASSICREDITO e, per alcuni anni, poi, anche da ABI, nell’intento di mantenere fedeli e manovrabili dalle aziende le alte professionalità.

 

         E’ stata questa una concezione ed una prassi dura a morire, ma, fortunatamente, è stata spazzata via dall’evoluzione dei tempi, dalla visione profondamente mutata.

Pertanto, sia nelle aziende sia nella stessa FEDERDIRIGENTICREDITO, oltre che nella FABI e nelle altre OO.SS., si è fatta avanti una concezione nuova e più moderna rispetto a come “costruire” e tutelare tutte le professionalità operanti nella Categoria, dalle meno significative a quelle più rilevanti dei Dirigenti ed a quelle neonate dei Quadri Direttivi sostitutive dei Funzionari.

 

         In relazione a ciò, come è noto, si sono ridefiniti i ruoli ed i compiti delle OO.SS.

 

         Dopo una crisi di identità comprensibile durata quasi due anni, FEDERDIRIGENTICREDITO non solo ha accettato pienamente, sottoscrivendolo, il CCNL del 1999, ma è entrata nel patto unitario con le altre cinque OO.SS. , unitamente al SINFUB.

 

         FEDERDIRIGENTICREDITO, infine, ha avviato un’opera vera e propria di “restyling” per dare vita ad un sindacato che unisca le sue varie strutture organizzative, distinte per comparti: Banche, Casse di Risparmio, ecc.

 

         E’, quindi, oggi un sindacato il quale non ha nulla da spartire con quello che è stato, nel passato, nella vita sindacale del credito, e che continua, ovviamente, a tutelare i Dirigenti, ma rivolge un’attenzione particolare ai Quadri Direttivi.

 

         Così come la FABI, esso si regge sui valori di autonomia, pluralismo, democrazia, solidarietà e, acquisita di recente, ma adeguatamente metabolizzata, anche sulla pratica unitaria.

 

         In effetti la coalizione sindacale a sette, anche dopo la firma apposta da tutti in calce al “Regolamento per stabili relazioni unitarie” del gennaio 2002, ha funzionato abbastanza produttivamente, pur dovendo affrontare tematiche di assoluto rilievo, quali il rinnovo del CCNL e della Convenzione sulle libertà sindacali.

 

E’, quindi, con una FEDERDIRIGENTICREDITO rinnovata  e moderna sul piano politico ed organizzativo, propugnatrice di valori del tutto coincidenti con quelli della nostra Organizzazione, e disponibile ad essere una positiva protagonista delle vicende dei bancari, che la FABI ha concluso una intesa di vicinanza e collaborazione che permettesse e permetta qualche tipo di sinergia da spendere a favore della Categoria.

 

         Un rapporto stabilito quasi naturalmente per plurime affinità, e non certamente in dispregio al Protocollo a sette.

 

Infatti, l’intesa fra FABI e FEDERDIRIGENTICREDITO lascia inalterata l’autonomia organizzativa, amministrativa e politica dei due sindacati e non li sottrae a nulla dei contenuti di principio, oltreché operativi, del patto a sette.

 

         Ci è parso, infatti, che nel tempo, l’appartenenza di FIBA, FISAC, UILCA alla matrice confederale abbia determinato fra loro, oltre che una stretta contiguità di rapporti, anche frequenti posizioni comuni su tematiche importanti,poste alla FABI ed alle altre OO.SS. in termini forti, in quanto discendenti dalle rispettive Confederazioni!

 

         Negli ultimi anni, il collegamento fra FIBA e UILCA è stato evidente ed ha portato le due sigle a preordinare, spesso, in termini del tutto percepibili, i loro comportamenti: fra FALCRI e SINFUB, negli anni scorsi, è stato stipulato una sorta di Patto federativo, esternalizzato anche sui mass-media, che non ha suscitato particolari reazioni da parte delle confederate.

 

         Le situazioni citate sono difformi fra loro, ma non è, evidentemente, una questione di formalizzazione o meno di determinati rapporti!

 

Una lettura fredda e distaccata degli avvenimenti ci suggerisce che, al fondo di tutto quanto è accaduto, è che il rapporto cordiale realizzato fra FABI e FEDERDIRIGENTICREDITO ha fortemente preoccupato le confederate e la FIBA in particolar modo.

 

 La FABI ha incorporato la FASIB, è stata fra i fondatori del FASST, continua ad aumentare gli iscritti - procedendo spedita verso i 90.000 – sia fra i Lavoratori che fra i Pensionati.

 

Ha raggiunto gradi elevati di assetto organizzativo al proprio interno e nel contatto con i Lavoratori stessi, cui offre un complesso di servizi di grande pregio, è sensibilmente attiva sul palcoscenico del Cnel: o si cerca di bloccarla ora, con tutti i mezzi possibili, oppure il rischio pesante è che divenga effettivamente una sorta di inarrestabile, vincente, enorme schiacciasassi!

 

 Ecco, perché è speciosa, quasi schizofrenica, la rottura dell’unità per l’intesa instaurata con FEDERDIRIGENTICREDITO, che avrebbe potuto essere formalizzata oppure no, ma che, nella sostanza, è più o meno equiparabile ad altri rapporti in essere, di fatto, fra le confederate e, fino ad un certo momento, a quelli ufficializzati tra FALCRI e SINFUB.

 

La rottura avviene, come già sottolineato, per volontà delle confederate e della Falcri – quest’ultima si colloca, in termini poco credibili, a fianco di tre confederate e contro tre autonomi!?! – in tempi di quasi recessione economica, avendo di fronte una Categoria che attende un difficile rinnovo del CCNL ed un ancor più difficile rinnovo della Convenzione sulle libertà sindacali, e con trattative complesse da condurre nelle aziende e nei Gruppi bancari in tempi di profonde ristrutturazioni. Già uniti non è agevole difendere i bancari dagli effetti perversi delle citate ristrutturazioni: divisi lo sarà ancor meno!

 

Crediamo che tutti cogliate impressionanti assonanze, pur in contesti radicalmente mutati, fra lo scenario attuale e quello del 1983 prima ricordato!

 

In questo quadro, che presenta contorni labili e preoccupanti, esiste per noi una certezza, anche se non può costituire rassicurazione alcuna: non è la FABI che deve sentirsi la grave responsabilità dello “strappo”, “cacciando” così la Categoria in una condizione di estrema difficoltà.

 

Appare chiaro che non è stata né volontà di chiarezza né maestria politica quella che ha guidato i Dirigenti delle quattro OO.SS. che, anziché gli interessi dei bancari, hanno surrettiziamente privilegiato aspetti di carattere organizzativo, di natura concorrenziale, dando l’impressione di voler assumere finalmente un atteggiamento esemplare, punitivo nei confronti di questa FABI che si “permette” di passare di successo in successo! Va fermata, quindi, con le buone o con le cattive!

 

Di fronte a questi negativi avvenimenti, assai inquietanti per gli appuntamenti contrattuali, e non solo contrattuali, che ci aspettano, la FABI non intende assolutamente abbandonare il suo costituzionale spirito unitario, che è da sempre presente nel suo dna.

 

L’unità fra le OO.SS. più rappresentative del settore rimane la base di granito per una politica vincente nel settore, soprattutto in una fase storica come quella che stiamo vivendo. Pertanto non sarà la FABI a chiedere la separazione dei tavoli negoziali a nessun livello, Anzi, vi deve essere sempre, da parte dei nostri Dirigenti sindacali, la disponibilità a parteciparvi, naturalmente in contesti di dignità e rispetto fra le OO.SS.

 

Ma confederate e FALCRI hanno tratto il dado, hanno ufficializzato la frattura a tutti i livelli sindacali ed in tutte le direzioni, datoriali e non.

 

A questo punto la FABI, se ancora non l’ha raggiunta, deve assumere una compattezza ferrea fra tutti i propri dirigenti sindacali, dal rappresentante di RSA nella piccola banca del più sperduto paesino sino al Segretario Generale.

 

Senza con ciò voler comprimere, in nessun modo, la vitale dialettica interna sui complessi problemi, di settore e generali, che abbiamo sul tappeto e sulle tattiche e strategie con cui affrontarli, riteniamo sia necessario dare, in questa delicatissima fase, la più ampia priorità alla difesa della nostra Organizzazione ed al più stretto e pregnante rapporto con i nostri iscritti, i quali devono essere rassicurati costantemente sulla capacità di gestire la pur difficile situazione da parte della FABI e, quindi, di poter valorizzare, con l’incisività di sempre, le loro legittime attese.

 

Dev’essere, da subito, stabilito ovunque uno stretto rapporto di interscambio di informazioni, di consultazione e di sinergie, sia sul piano organizzativo sia su quello politico, con FEDERDIRIGENTICREDITO e SINFUB per parare “l’attacco” che ci sarà portato dalle quattro OO.SS., anche sul piano del proselitismo.

 

Lo stesso atteggiamento di intelligente, flessibile fermezza e consapevolezza del proprio grande ruolo va osservato pure con le aziende, sia in ABI sia in periferia.

 

FABI, FEDERDIRIGENTICREDITO e SINFUB, in ragione della loro notevole rappresentatività rispetto a tutte le espressioni professionali della categoria, devono pretendere almeno tavoli contestuali di trattativa!

 

L’evoluzione degli eventi sul punto devono essere tempestivamente comunicati alla Segreteria Nazionale per le valutazioni e gli interventi che si rendessero necessari.

 

Su tale versante il “circolo” informativo fra Federazione e SAB deve rapidamente e nettamente migliorare rispetto al passato: ricordiamo, banalmente, che poter conoscere significa poter agire. Ogni SAB individui un dirigente che abbia il compito specifico di curare, al meglio, i rapporti con la Federazione medesima.

 

Appare ancor più importante, da subito, in queste circostanze, tenere e rafforzare i contatti con i mass-media locali (radio – televisione – giornali), poiché non è azzardato prevedere che i “quattro” tenteranno di dimostrare che i “tre”, senza di loro, non hanno più voce nell’opinione pubblica.

Vanno, vanno ulteriormente rafforzati i rapporti fra le OO.SS. che compongono FASST, mirati a far crescere la visibilità di questo importante Organismo anche presso le Istituzioni regionali, provinciali e comunali.

 

Ricordiamo, infine, che sono già in possesso di tutti i nostri quadri sindacali alcuni documenti, cui fare riferimento, per ineludibili prese di contatto con i nostri associati per illustrare loro chiaramente le motivazioni alla base della “spaccatura” intervenuta fra le OO.SS. del nostro settore.

 

Cordiali saluti.

 

LA SEGRETERIA NAZIONALE

 

 

 

 

Roma, 03 giugno 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Circolare rottura unità sindacale