iv>La situazione dell’occupazione, specie giovanile, desta un senso di allarme al quale, come FABI, abbiamo provato a dare una risposta attraverso iniziative concrete, intraprese nel corso delle singole vertenze aziendali ed anche facendo analisi e proposte.
In occasione del rinnovo contrattuale, porremo con forza al centro delle nostre rivendicazioni un percorso certo e definito di stabilizzazione del lavoro a tempo determinato con apertura costante all’inserimento dei giovani. Abbiamo le idee chiare a tal proposito.
Purtroppo, il mercato in Italia nel 2009, ha fatto registrare una riduzione complessiva dell’input di lavoro di circa 630.000 unità.
Secondo l’ISTAT, nello stesso periodo, le persone occupate sono diminuite di oltre 330.000 unità.
Il ricorso agli ammortizzatori sociali (fondo di solidarietà, cassa integrazione) unito alla gestione delle modalità di riduzione dell’orario di lavoro (spesso combinato con l’abbattimento di straordinari, permessi e giornate di ferie) ha consentito, con fatica, di intaccare di meno gli organici operativi delle aziende.
Tuttavia, il prezzo maggiore in termini di posti di lavoro perduti ha riguardato, principalmente, gli occupati con contratti a termine ed i lavoratori con contratto a progetto: i precari.
Il lento miglioramento del quadro economico potrà, soltanto parzialmente, riflettersi sulla dinamica occupazionale 2011, anche a causa del ritardo col quale il mercato del lavoro tende ad aggiustarsi rispetto all’evoluzione dell’attività economica.
In Italia, oggi, si parla di un tasso di disoccupazione che arriva all’11%.
Ma ci ò che più preoccupa è che i giovani in cerca di lavoro (nella fascia 16 – 24 anni) risultano disoccupati per il 28%. In pratica 1 su 3, con accentuate criticità nel mezzogiorno.
La situazione delle Banche ha risentito, a livello europeo, della staticità dei tassi di interesse e del deciso inasprimento dei requisiti patrimoniali connessi ai rischi di mercato, nonché della necessità di ottenere un rafforzamento degli stessi. Questi fenomeni condizioneranno ancora, nel medio periodo, la redditività complessiva degli Istituti, in quanto saranno prevedibili maggiori accantonamenti dovuti al possibile deterioramento del portafoglio crediti.
Questo scenario non consente, di per sé, di prevedere evoluzioni positive dell’andamento occupazionale, tanto più che esso diviene, da parte delle Banche, alibi costante per ostacolare non solo l’ingresso di nuovi lavoratori, ma anche per alleggerire ulteriormente (attraverso progressivi “efficientamenti”) la forza lavoro attuale.
Nei giorni scorsi, abbiamo appreso che il premio Nobel per l’economia, quest’anno, è stato assegnato ai Professori Diamond, Mortensen e Pissarides per i loro studi sui modelli di ricerca occupazione/disoccupazione.
I loro studi confermano come la disoccupazione strutturale stia diventando un problema concreto e come la sua entità evolva nel tempo anche per le difficoltà di determinare l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro. In particolare, si allungano i tempi di ricerca di nuove opportunità d’impiego e si dilatano i tempi d’ingresso al lavoro dei giovani.
Tutto questo sembra, paradossalmente, una fotografia scattata all’economia italiana. Nel corso del nostro convegno “Destinazione Banca” di Milano del 13 ottobre scorso, abbiamo dimostrato, attraverso un’accurata indagine del nostro Centro Studi – di cui mi complimento con gli autori: Gianfranco Amato, Maria Antonietta Soggiu, Giacomo Melfi, Roberto Riva, Gianfranco Steffani – come il prezzo della crisi sia sostenuto principalmente dai più deboli, giovani e donne, apertamente esposti al ricatto della recessione.
Negli ultimi 2 anni, tuttavia, nonostante la crisi imperante, grazie agli accordi aziendali da noi sollecitati e sottoscritti, siamo riusciti a garantire il posto fisso a 4000 bancari precari. Solo per limitarci ai grandi Gruppi, nel 2010 abbiamo assicurato un contratto a tempo indeterminato a 1.077 lavoratori flessibili in Unicredit, a 720 in Ubi, a 400 in Intesa Sanpaolo, a 335 in Bnl e a breve prevediamo di farne stabilizzare altri 500 in Banco Popolare.
I risultati ottenuti di recente in queste importanti vertenze sono tappe di un cammino che siamo impegnati a non interrompere e a proseguire.
Quelli enunciati prima, del resto, non sono vuoti slogan ma numeri che testimoniano concretamente l’ottimo lavoro svolto fino ad oggi dalla nostra organizzazione.
Da tempo nel destino dei precari del settore c’è un approdo sicuro: la banca. Un approdo costruito e conquistato faticosamente grazie alla nostra lungimiranza politica e al nostro impegno quotidiano.