iv>C’ è voluta una sentenza per farlo tornare ad Ancona, dalla sua famiglia e al suo vecchio lavoro di responsabile di filiale.
Dopo due anni passati a Bergamo, dove la sua azienda, la Neos banca, lo aveva trasferito dall’oggi al domani degradandolo da quadro direttivo a semplice operatore commerciale, E.G. ha finalmente riottenuto il suo posto.
E così a breve sarà di nuovo a casa e rimetterà piede nella filiale di Ancona della Neos banca, con un incarico consono alle sue qualifiche. Il Tribunale del Lavoro di Bergamo ha infatti accolto il suo ricorso contro l’azienda, definendo illegittimo il trasferimento e condannando l’istituto di credito a risarcire il lavoratore con tanto di interessi legali per il demansionamento subito.
Difeso dalla FABI, che gli ha offerto piena assistenza legale attraverso il patrocinio dell’avvocato Pierluigi Boiocchi, E.G. ha così finalmente messo la parola fine alla sua odissea lavorativa.
Un’odissea cominciata proprio nel 2008, quando all’improvviso il direttore del personale gli aveva comunicato, senza ammettere repliche, il trasferimento da Ancona a Bergamo per fumose “necessità aziendali”.
E.G. aveva provato a spiegargli che non se la sentiva di lasciare moglie e figli, dicendosi inoltre disponibile a svolgere mansioni anche più umili rispetto quelle previste dal suo contratto pur di rimanere in servizio presso la filiale di Ancona. Tutte spiegazioni liquidate con un’alzata di spalle.
Nel giro di pochi giorni E.G. era stato trasferito in Lombardia e si era ritrovato, da quadro direttivo, a piazzare prodotti finanziari come un qualsiasi semplice operatore commerciale alle prime armi.
Non solo ingiustamente trasferito, ma anche sotto-inquadrato. è a quel punto che E.G., supportato dalla FABI di Bergamo, ha deciso di intraprendere la sua battaglia legale.
Un contenzioso conclusosi solo pochi giorni fa con una sentenza pienamente a suo favore. Oltre a riconoscere l’avvenuto demansionamento e perci ò a disporre la liquidazione del danno, i giudici hanno inoltre dichiarato illegittimo il trasferimento perché l’azienda- si legge negli atti- contrariamente a quanto previsto dal contratto nazionale, “non ha tenuto conto delle condizioni personali e di famiglia dell’interessato”.
Come dire: il lavoratore non è una pedina da gioco che pu ò essere spostata a proprio piacimento da una filiale all’altra.
“Siamo pienamente soddisfatti dell’esito della causa”, commenta Massimo Buonanno, segretario coordinatore di FABI Ancona. “Purtroppo”, aggiunge, “non è la prima volta che il nostro sindacato si trova a dover difendere colleghi colpiti da gravissimi provvedimenti, estranei al buonsenso e ai più elementari principi di una corretta gestione delle risorse umane, alla base di qualsiasi successo aziendale”.
“Adesso”, conclude polemico Buonanno, “vorremmo sapere quanto costerà alla banca in termini di spese legali, avvocati e risarcimenti vari questa politica fallimentare di gestione delle risorse umane. E soprattutto: ora che il giudice ha dato torto all’istituto di credito, qualcuno verrà chiamato a rispondere del danno economico provocato allo stesso?”
Bergamo 22/11/2010