Da Il Sole 24 Ore del 27 novembre
iv>Da Il Sole 24 Ore di sabato 27 novembre 2010
Intervista a Francesco Micheli, Capo delegazione Abi e a Lando Sileoni, Segretario Generale FABI, in merito alla possibile riforma del Fondo esuberi
A cura di Nicola Borzi
Intervista a Lando Sileoni, Segretario Generale FABI
“Il fisco si scarica sul welfare”
“Quello del Fondo è un problema politico, non sindacale. I banchieri non hanno il coraggio di chiedere al governo, nella persona del ministro Tremonti, di ridurre la fiscalità sul welfare, cresciuta negli anni. Così tentano di scaricare l’aumento degli oneri sui lavoratori, proponendo di non utilizzare o di far abrogare questo strumento che invece è stato efficacissimo per risolvere, in maniera morbida, difficili ristrutturazioni aziendali”.
Per l’Abi non avete voluto trattare sulla parte normativa.
Non accetteremo mai che uno strumento nato per gestire uscite volontarie e incentivate venga trasformato, con il nostro consenso, in un meccanismo automatico di sistema per ottenere licenziamenti mascherati, abrogando l’accordo del 2001. Su altre questioni normative eravamo disposti a mediare.
E sulla parte economica?
Volevamo trattare, ma ci siamo accorti che al primo intoppo è scattata subito la chiusura. Ho avuto la netta impressione che a qualcuno, in Abi, non sarebbe dispiaciuto far iniziare la nuova presidenza di Giuseppe Mussari con uno sciopero. Non credo sarà utile a nessuno avvelenare i pozzi.
La concertazione per ò ne esce male.
Forse l’Abi nel tempo si è erroneamente abituata a contare su un eccessivo senso di responsabilità sindacale, che in alcuni casi c’è stato. Hanno confuso concertazione con debolezza.
Il rinnovo contrattuale dunque parte in salita.
I soliti rituali sui numeri non hanno più senso: vogliamo un confronto a tutto campo con la controparte. Sul modello di banca, sulle politiche di erogazione del credito, sulla gestione dei rapporti con tutti gli stakeholders, compresi i clienti e le comunità. Dunque anche sui modelli distributivi e commerciali.
E sulla governance?
Siamo in sintonia con il presidente Mussari quando chiede alle banche il massimo sforzo per la trasparenza. Condividiamo la sua proposta di un tetto alla remunerazione del management.
Intervista a Francesco Micheli, Capo delegazione Abi
“Una riforma che eviti lo stop”
“L’Abi non ha disdettato il Fondo: non è giuridicamente possibile. Chiede per ò un riordino normativo dell’intera materia e il ritorno alle condizioni iniziali”.
Quali erano?
Per l’assegno netto di sostegno al reddito chiediamo il ritorno al 60% della retribuzione di riferimento, perché con l’aumento della fiscalità oggi è al 70%. Con lo slittamento delle finestre previdenziali poi la durata delle prestazioni è arrivata a 6 anni. Con i sindacati abbiamo condiviso lettere al governo per ridurre l’eccessiva onerosità. Ma il negoziato con il sindacato non ha dato risultati soddisfacenti.
Cosa farete ora?
Abbiamo chiesto al governo un’immediata modifica del Fondo, anche per evitarne l’abrogazione. Mi auguro che le parti siano convocate per cercare soluzioni. Intanto non possiamo che consigliare alle banche, fatta slava la loro autonomia, di valutare attentamente i costi di un ulteriore utilizzo.
Il che impatterà sul rinnovo del contratto di settore.
A mio parere no: sono argomenti ben distinti. Per ò è importante, prima di avviare il negoziato, scrivere regole comuni.
L’Abi a quale contratto mira?
Dati gli scenari, è auspicabile un contratto sostenibile, che riporti il settore a obiettivi soddisfacenti di redditività e produttività, combinando moderazione salariale e acquisizione di nuove flessibilità, si all’ingresso che nella gestione delle prestazioni di lavoro, e adeguando alle nuove esigenze i sistemi di remunerazione valorizzando il salario di produttività. Alla luce della nuova organizzazione del lavoro, l’assetto normativo del contratto richiede una profonda revisione.
Il sindacato lamenta la fine della concertazione.
La concertazione ha dato ottimi risultati nelle banche e in Abi: in questi anni abbiamo sottoscritto centinaia di accordi anche molto innovativi. Concertare significa per ò cercare con convinzione soluzioni condivise, ma senza riconoscere presunti diritti di veto. Per quanto ci riguarda la concertazione non è in discussione, anzi la consideriamo un vantaggio competitivo nel nostro settore.