iv>Una lettera per chiedere ai ministri dell’economia e del Lavoro, Giulio Tremonti e Maurizio Sacconi, di stilare un decreto ministeriale che proroghi la sezione emergenziale del Fondo di solidarietà in scadenza il 31 dicembre. A firmarla la Fabi, l’Abi e le altra sigle del credito.
L’ammortizzatore in questione, istituito alla fine del 2009, in un anno di vita ha offerto un paracadute a oltre 500 lavoratori bancari che nel 2010 hanno perso il lavoro e che mai, per ragioni anagrafiche o per particolari caratteristiche delle aziende di provenienza, avrebbero potuto accedere al prepensionamento tramite Fondo di Solidarietà. Grazie alla sezione emergenziale, ai dipendenti licenziati è stato garantito per due anni un assegno di sostegno al reddito pari a circa l’80% dello stipendio.
Una forma di welfare importante, dunque, da salvaguardare soprattutto in tempi di crisi.
Per questo la Fabi, che tanto si è spesa nel 2009 per l’attivazione della sezione emergenziale, ha voluto essere una delle prime organizzazioni sindacali a sottoscrivere la missiva, inviata proprio ieri ai titolari dell’ Economia e del Lavoro.
La lettera è stata scritta congiuntamente da Abi e da tutte le sigle sindacali del credito, a margine dell’incontro che si svolto a Palazzo Altieri lunedì per cominciare a discutere del rinnovo del contratto nazionale.
“Un primo passo avanti”, lo ha definito il Segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, “ma che non sposta la nostra posizione su altri cruciali argomenti che l’Abi non ha ancora voluto affrontare, come quello del Fondo di solidarietà, messo in discussione dalla stessa associazione bancaria, o quelli relativi ai sistemi di governance delle banche, alle retribuzione del management e ai sistemi incentivanti”.
Temi dei quali l’Abi, durante l’ultimo incontro con i sindacati, non è voluta entrare minimamente nel merito, preferendo aprire la discussione sul rinnovo del contratto con la proposta di applicare al settore del credito un protocollo applicativo delle regole contrattuali relative all’accordo separato del 22 gennaio 2009.
Una richiesta a cui i sindacati hanno risposto compatti no. “Prima”, ha dichiarato Sileoni, “si affrontino temi concreti che stanno a cuore ai lavoratori. A cominciare dal fondo di solidarietà, che ad oggi ha permesso di governare le ristrutturazioni aziendali accompagnando alla pensione circa 30mila dipendenti bancari e che l’Abi vorrebbe cancellare. Si cominci a discutere di questo”.
Roma 23/12/2010