FIDITALIA: No ai tagli

FIDITALIA: No ai tagli

iv style=”text-align: justify”>Li hanno annunciati pochi giorni fa con una lettera inviata alle organizzazioni sindacali: 166 esuberi previsti per l’anno in corso. Così Fiditalia, società di credito al consumo controllata da Societè Genèralè, intende mettere ordine ai suoi conti, che negli ultimi due anni hanno registrato perdite da 200 milioni.

Un taglio drastico alle spese del personale che la FABI ha subito duramente contestato attraverso i giornali e contro cui si batterà con forza in sede di trattativa sindacale, il cui inizio è previsto per il prossimo mercoledì.
“è vero che le difficoltà di Fiditalia sono in linea con le difficoltà generali del settore”, ha dichiarato oggi a Il Sole 24 Ore Carlo Milazzo, segretario provinciale della FABI di Milano e componente del consiglio nazionale con delega al settore del credito al consumo, “Ma nello stesso comparto ci sono anche aziende, come Agos-Ducato, anch’essa parte di un gruppo francese, quello di Credit Agricole, che hanno saputo reagire alla recessione realizzando risultati considerevoli”.
Come dire: le responsabilità di una gestione manageriale poco brillante non ricadano ancora una volta sulle spalle dei lavoratori.
L’azienda, in base alla prima bozza di piano di ristrutturazione presentata ai sindacati, sarebbe pronta a chiudere 19 filiali e 12 punti credito da Nord a sud: a Sassari, Palermo, Messina, Cosenza, Alessandria, Bergamo, Salerno, Frosinone, Roma, Perugia, Lucca, Modena, Ravenna, Parma, Udine, Verona, Mestre, Como, Bergamo e Milano. Nel capoluogo lombardo, dove sono presenti le strutture centrali, in particolare sarebbero a rischio 82 posti.
Un piano che la FABI e gli altri sindacati rispediranno compattamente al mittente già dal prossimo mercoledì, in occasione dell’incontro con i vertici aziendali.
“Siamo disposti a parlare soltanto di uscite volontarie e incentivate”, preannuncia Milazzo. “Quanto alla ristrutturazione, vogliamo avere certezze che sia quella definitiva e risolutiva dei problemi del gruppo e che il futuro non riservi ai lavoratori altre tensioni occupazionali”.
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