SFIDA all’ABI sul Fondo

SFIDA all'ABI sul Fondo

iv style=”text-align: justify”>Sospensione delle relazioni sindacali in tutte le banche a partire dal prossimo 28 aprile.

Questa l’iniziativa messa in atto dai sindacati, FABI in testa, contro la decisione dell’Abi di disdettare l’accordo del 24 gennaio del 2001, che prevedeva l’accesso volontario dei lavoratori di settore al Fondo di Solidarietà, l’ammortizzatore sociale di categoria.
Le relazioni sindacali riprenderanno solo se l’Abi ritirerà la disdetta. Un vero e proprio ultimatum che le organizzazioni sindacali hanno messo nero su bianco nella lettera unitaria scritta e recapitata ieri alla controparte.
“Respingiamo le motivazioni che, secondo voi (Abi ndr), giustificano la disdetta del verbale di accordo del 24 gennaio 2001, invitandovi, nel contempo”, si legge nella missiva firmata dal segretario generale della FABI, Lando Sileoni, e dai leader delle altre sei organizzazioni sindacali di categoria, “a ritirarla. In caso contrario vi informiamo della nostra intenzione di sospendere le relazioni sindacali in tutti i gruppi creditizi e in tutte le aziende del credito del paese”.
L’Abi, a sorpresa, aveva disdettato l’accordo lo scorso 7 aprile, lo stesso giorno in cui i sindacati avevano presentato alla stampa la nuova piattaforma contrattuale.
La decisione era stata motivata dal fatto che nei mesi passati, secondo l’Abi, non erano state trovate soluzioni condivise tra sindacati e controparte per riformare il Fondo esuberi, divenuto troppo costoso per le banche.
“Una dichiarazione di guerra”, così prontamente il numero uno della FABI, Lando Sileoni, aveva definito la mossa dei banchieri, minacciando azioni di protesta.
Ieri la stoccata finale: interruzione della contrattazione in tutte le aziende creditizie. Troppo alta, del resto, la posta in gioco: la disdetta dell’accordo effettuata unilateralmente dall’Abi dà alle banche la libertà di pre-pensionare obbligatoriamente i lavoratori, senza più dover richiedere il loro consenso.
Porte aperte ai licenziamenti, insomma.
La sospensione della contrattazione aziendale è proclamato fino al 31 maggio. Se entro quella data l’Abi non farà dietrofront, i sindacati richiederanno “alle lavoratrici e ai lavoratori”, si legge nella lettera, “il mandato per la mobilitazione della categoria”.
Il blocco, ha dichiarato Sileoni a Il Sole 24 Ore di oggi, “sarà totale e non accetteremo deroghe in nessuna azienda e in nessun gruppo”.
“Da adesso”, ha continuato il leader della FABI, “finisce una fase di concertazione che è stata una mediazione sociale per Abi e nello stesso tempo un vantaggio competitivo per le aziende”.
Unica responsabile di questo strappo, secondo il segretario generale della FABI “la componente integralista dell’Abi che fa capo alle piccole e medie aziende che vogliono arrivare a uno scontro. E i sindacati si stanno attrezzando”.
Del resto, dietro alla disdetta dell’Abi si nascondono ben più pericolose intenzioni. “L’Abi”, rivela Sileoni al sole 24 Ore, “proprio a ridosso delle trattative del CCNL vuole destrutturate il contratto adattandolo alle diverse esigenze delle aziende. Ma il progetto”, conclude il leader della FABI, “non passerà”.
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