iv style=”text-align: justify”>Ben vengano le ricapitalizzazioni, ma solo a patto che siano funzionali a progetti di sviluppo industriale a lungo termine. E che gli eventuali errori di certe scelte non ricadano un domani sui dipendenti, come invece spesso è avvenuto negli anni passati.
O- peggio ancora- che questa iniziative non siano utilizzate come pretesto per avviare una stagione di tagli indiscriminati sul personale.
All’indomani degli aumenti di capitale deliberati dai principali gruppi bancari del Paese, da Intesa Sanpaolo a Ubi, da Mps alla Banca popolare di Milano, il segretario generale della FABI, Lando Sileoni, dalle colonne di Plus 24, l’allegato de Il Sole 24 Ore, sull’argomento ha fatto sentire la voce della sua organizzazione lanciando un avvertimento ai banchieri.
“Crisi degli istituti e crollo dei titoli”, ha sottolineato il segretario generale della FABI, “sono stati causati dalle difficoltà del sistema ma anche da errori del management. Penso a certi piani industriali che promettevano maxi-dividendi ed enormi utili, rivelatisi illusori o fondati su operazioni che hanno indebolito la struttura patrimoniale. Penso ai rapporti troppo stretti con i propri azionisti. Siamo invitati a credere che gli aumenti siano necessari per lo sviluppo. Ma non possono essere il pretesto per indiscriminate operazioni sugli organici, puntellare manager traballanti o perpetuare Cda preoccupati solo della propria salvaguardia”.