UBI: il j’accuse della FABI

UBI: il j'accuse della FABI

iv>Duro j’accuse del segretario nazionale della FABI, Attilio Granelli, ai vertici di Ubi.

Intervenuto sabato a Bergamo all’assemblea dei soci del quinto gruppo bancario italiano, Granelli, partendo dall’analisi dei dati di bilancio 2010, che mostrano un calo della redditività ed un peggioramento di13,20 punti del cost-income schizzato al 70,6%, ha sferrato una dura critica al management.
Nonostante il taglio di circa 2000 posti di lavoro dal 2007 ad oggi, le performance dei conti sono ancora scarse.
Ci ò dimostra, ha detto Granelli, che “produttività e redditività non migliorano riducendo gli organici”.
Granelli ha anche messo in chiaro la posizione della FABI in vista della presentazione del nuovo piano industriale di Ubi che avverrà il 16 maggio.
No categorico, alla luce dei drastici tagli effettuati negli ultimi anni (solo nel 2010 le uscite sono state 500), a un’ennesima e inutile riduzione degli organici. “Soluzioni che non condivideremo mai”, ha puntualizzato il segretario nazionale FABI, “perché l’ottusa, miope, anacronistica oltrechè provocatoria decisione della vostra associazione di categoria, l’ABI, di disdire l’accordo sulla volontarietà di accesso al fondo, trasformerebbe le uscite da volontarie in obbligatorie e quindi, di fatto, in licenziamenti collettivi con gravi penalizzazioni economiche per i lavoratori”.
Per far scendere il cost-income, infine, Granelli ha suggerito tagli a bene altre voci di spesa, finora rimaste immuni da sforbiciate: “le consulenze (oggetto del confronto del maggio scorso) che incidono per oltre 102 milioni di Euro, apparentemente in calo rispetto ai 108 del 2009 ma in realtà se andiamo a depurare il dato del 2009 da una componente non ricorrente di oltre 7 milioni, le consulenze del 2010 sono persino aumentate; e infine il numero dei consiglieri d’amministrazione e dei sindaci delle società controllate dal Gruppo che ammontano a circa 350 e incidono sul bilancio per 22 milioni e 118mila euro”.
Sulla questione cda, si era duramente espresso anche il segretario generale della FABI, Lando Sileoni, durante la tavola rotonda “Emergenza contratto”, organizzata lo scorso marzo a Roma presso l’Ergife Palace Hotel.
In quell’occasione Sileoni aveva elencato il numero esatto di tutti i consiglieri d’amministrazione e i sindaci dei principali gruppi bancari: un esercito di 1500 persone. “Prima di parlare di costo del lavoro più alto d’Europa nelle banche italiane”, aveva detto Sileoni al Capo delle relazioni sindacali dell’Abi, Francesco Micheli, presente alla tavola rotonda “bisogna riflettere sui costi delle governance bancarie”.
Molto duro anche l’intervento di Paolo Citterio, coordinatore FABI in Ubi, che ha sottolineato come l’unica voce rimasta invariata nonostante la crisi sia quella relativa alle retribuzioni dei manager. “La quotazione dell’azione è in calo, il dividendo è in calo, gli stipendi dei dipendenti sono in calo, il numero dei lavoratori pure. Ma una cosa rimane fissa: il compenso degli amministratori”.
“Se si chiedono sacrifici e austerità perché l’austerità non viene imposta anche a chi sta in alto?”, ha domandato provocatorio Citterio al presidente del Comitato remunerazioni Ubi, Alessandro Pedersoli.
Bergamo 30/04/2011
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