EQUITALIA: pronti al BLOCCO

EQUITALIA: pronti al BLOCCO

iv style=”text-align: justify”>Stop alle relazioni sindacali in Equitalia. Se la società continuerà ad applicare la legge 122/10, normativa che impone il fermo della contrattazione e degli scatti contrattuali nel triennio 2010-13 ai lavoratori delle società pubbliche e della pubblica amministrazione, la FABI e gli altri sindacati sono pronti a bloccare il piano di riorganizzazione avviato dall’azienda.

Una mobilitazione dura e compatta per difendere i diritti degli oltre 8.500 lavoratori esattoriali, che con l’estensione della manovra di contenimento della spesa pubblica anche a loro settore di riferimento rischiano di perdere definitivamente l’agganciamento al contratto del credito, con gravi conseguenze economiche sulle loro buste paga.
“A partire da questo momento”, spiega Pierluigi Pratola, coordinatore FABI dei lavoratori esattoriali, “diserteremo qualsiasi confronto con la controparte e ci rifiuteremo di siglare gli accordi attuativi del piano di riordino, varato a novembre che prevede l’accorpamento delle 17 società del Gruppo in tre newco territoriali, Nord, Centro e Sud Italia”.
“Un blocco delle relazioni sindacali inevitabile”, commenta il Coordinatore FABI, “perché confrontarci e firmare accordi adesso significherebbe accettare l’equiparazione di Equitalia a una qualsiasi società della pubblica amministrazione e vedere calpestato il nostro contratto di riferimento, che è quello del credito e non del pubblico impiego”.
Tutto nasce da un’inesattezza: Equitalia, pur essendo una società che non grava sul bilancio dello Stato, è stata infatti inserita nell’elenco Istat che invece la classifica erroneamente al pari di una normale società della pubblica amministrazione ed è stata così assoggettata alla manovra di contenimento dei costi.
Per questo da gennaio i lavoratori, pure avendo tra l’altro il contratto del credito e non quello del pubblico impiego, hanno visto arrivare le prime decurtazioni sulle loro buste paga.
Provvedimento contro cui la FABI si è battuta fin da subito. Prima chiedendo al Presidente di Equitalia, Attilio Befera, di intervenire presso il governo affinché la normativa venisse disapplicata alla categoria.
Poi vista l’indisponibilità del presidente a farsi portavoce dei diritti dei lavoratori, organizzando uno sciopero nazionale e diverse mobilitazioni territoriali.
Iniziative di protesta avviate in tutta Italia dal 21 marzo a metà aprile che hanno registrato oltre il 95% delle adesioni da parte dei dipendenti.
“Nonostante ci ò”, attacca Pratola, “ad oggi il nostro Presidente, Attilio Befera, non è riuscito, o più probabilmente non ha voluto, sbrogliare la situazione.
Per questo”, conclude il Coordinatore FABI, “a tutela di tutta la categoria ci vediamo costretti a interrompere le relazioni sindacali e a bloccare il piano di riorganizzazione della società”.
“è bene essere chiari: Equitalia non rappresenta un costo per lo stato e quindi è inammissibile che le si faccia rientrare nel piano di contenimento dei costi delle pubbliche amministrazioni. Di più: Equitalia produce solo ricavi per lo Stato, come dimostrano i dati trionfalisticamente diffusi dal presidente Befera sul recupero dell’evasione”.
“La nostra quindi”, conclude Il Coordinatore esattoriali della FABI, “non è assolutamente una protesta corporativa, ma un’azione di difesa per salvaguardare i nostri effettivi diritti”.
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