C’? POSTA PER DRAGHI

C'? POSTA PER DRAGHI

iv style=”text-align: justify”>Per la prima volta domani il Coordinamento FABI di gruppo non parteciperà alla consueta assemblea della Banca d’Italia nella quale il governatore Mario Draghi leggerà la sua relazione annuale, l’ultima prima di approdare alla presidenza della Banca centrale europea.

La FABI sarà, infatti, a fianco dei lavoratori di Palazzo Koch nello sciopero che per quattro ore li vedrà protagonisti contro il blocco della contrattazione per il triennio 2010/13 imposto dalla legge122/10, manovra di contenimento della spesa pubblica applicata da marzo scorso anche alla Banca d’Italia attraverso una delibera unilaterale che il Consiglio superiore dell’ente ha varato nonostante il no dei sindacati.
Un segno di protesta forte, la mancata partecipazione, che sarà accompagnata da un’ulteriore iniziativa per ribadire la ferma opposizione ai provvedimenti dei vertici: domani, infatti, poco prima che inizi l’assemblea, il Coordinatore FABI in Bankitalia, Angelo Maranesi, consegnerà al Governatore Draghi una lettera, firmata anche dalla FALBI e dalla FIBA CISL, nella quale vengono dettagliatamente spiegate le ragioni dello sciopero.
La seconda astensione dal lavoro, proclamata dopo quella del 15 aprile scorso, che ha registrato l’adesione di quasi il 70% dei lavoratori.
“La protesta”, spiegano FABI, FALBI e FIBA CISL nella missiva, “si è levata altissima tra tutti i colleghi per essersi sentiti colpiti da provvedimenti (vedi legge 122/10, ndr) che, in modo del tutto indiscriminato e solo per una scelta autolesionistica del vertice, penalizzavano un’amministrazione virtuosa e indipendente come la Banca d’Italia”.
“In buona sostanza, le colleghe e i colleghi”, attaccano senza mezzi termini, “si sono sentiti usati quali merce di scambio per contropartite ad essi estranee”.
Ma la FABI contesta all’amministrazione Draghi anche altre inefficienze: il mancato confronto con le organizzazioni sindacali per il rinnovo del Fondo Complementare e per la riforma degli inquadramenti, attesa da anni e mai avviata.
Severo il giudizio sull’operato del presidente in pectore della Bce. Pur riconoscendogli il merito di aver risollevato le sorti della Banca d’Italia dopo la bufera Fazio, i sindacati sottolineano senza peli sulla lingua che “l’azienda” e con essa i dipendenti, non avvertirà affatto la sua mancanza, in particolare per l’eccessiva “confidenza” consentita alla classe politica che, da Lei lasciata troppo “amichevolmente” avvicinare alla Banca, si è adoperata per insidiarne l’autonomia e l’indipendenza”.
Argomentazioni queste ultime sulle quali la FABI ha fatto leva anche in sede giudiziaria. Pochi giorni fa il sindacato, insieme a FALBI e a FIBA CISL, ha infatti depositato un ricorso al Tar del Lazio contro l’applicazione della legge 122/10 alla Banca d’Italia.
Secondo i legali che rappresentano le tre sigle, la manovra di contenimento della spesa pubblica sarebbe inapplicabile all’ente perché violerebbe principio dell’indipendenza e autonomia di Bankitalia sancito dall’articolo 1 dello statuto. Da qui l’illegittimità del provvedimento e la richiesta di annullamento.
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