iv style=”text-align: justify”>Durissima presa di posizione del Segretario generale della FABI, Lando Maria Sileoni, contro il nuovo piano d’impresa di Intesa Sanpaolo, che come comunicato due giorni fa alle organizzazioni sindacali dai vertici, prevedrebbe circa 10mila esuberi e una riduzione del costo del lavoro di 300 milioni nell’arco del triennio 2011-14.
“è sconcertante e socialmente “vergognoso”, ha esordito Sileoni, “che il Gruppo Intesa, in un momento così difficile per il Paese e per il mondo del lavoro, dichiari 10mila esuberi.
A maggior ragione è sconcertante per un Gruppo bancario che ha l’ambizione di porsi come la banca “di riferimento” della nazione”.
“è altrettanto sconcertante poi il silenzio della classe politica”, ha attaccato il numero uno della FABI, “che assiste senza intervenire a questo scempio, forse con la consapevolezza di essere soccombente rispetto al potere finanziario ed economico. In un momento come questo in cui la voglia di cambiamento è così avvertita dall’intera società e soprattutto dai giovani, che giustamente aspirano a un posto di lavorio, il sistema bancario agisce con politiche scellerate tendenti, da una parte, a creare più precari possibile e, dall’altra, a emarginare i lavoratori bancari 50enni, che corrono il serio rischio di essere, attraverso l’introduzione dell’indennità di disoccupazione nel settore del credito, obbligatoriamente pre-pensionati.
Stiamo parlando di circa 30mila lavoratori che le banche pretendono di prepensionare obbligatoriamente in tutto il settore”.
“La riforma del nostro ammortizzatore sociale, il Fondo esuberi”, ha detto il Segretario generale della FABI, “che ha permesso un pre-pensionamento e un pensionamento morbido e volontario di 30mila lavoratori dal 2000 ad oggi, è bloccata per colpa degli istituti di credito e di quei banchieri che vogliono continuare a produrre utili e dividendi per i loro azionisti soltanto sulle spalle dei lavoratori, nonostante le organizzazioni sindacali abbiano dato ampia disponibilità per una soluzione condivisa del problema. Concordiamo poi con quanto affermato dai vertici di Fiba Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Ugl credito, Sinfub e Dircredito, sul fatto che i sacrifici vengono chiesti solo ai lavoratori mentre alti dirigenti e banchieri vedono salire i loro stipendi e le loro stock option.
L’intera categoria è da anni un cantiere aperto a causa di un moltiplicarsi e susseguirsi di piani industriali che hanno creato confusione tra la clientela e tra i lavoratori attraverso modelli organizzativi e distributivi che cambiavano di anno in anno. Questa storia va avanti senza sosta dal 2006, anno della nascita dei grandi Gruppi bancari.
Non esiste in Italia un’altra azienda privata che decide di privarsi di 10mila posti di lavoro e non esiste, in Italia, un altro settore come quello bancario oggetto di tagli al personale così drammatici e consistenti”.
“Le decisioni che verranno prese, se verranno prese, nei prossimi giorni o nelle prossime settimane potranno definitivamente arrecare ai lavoratori danni incalcolabili”.
“Oltre all’impegno quotidiano di tutte le organizzazioni sindacali, serve l’interessamento, la sensibilità e la disponibilità della classe politica per porre termine a questo scempio”.
Tra pochi giorni le organizzazioni sindacali presenteranno la nuova piattaforma rivendicativa del contratto nazionale di lavoro e le banche hanno già fatto sapere che non intendono applicare neanche gli aumenti inflattivi che le stesse hanno sottoscritto e concordato nel 2009 con l’attuale governo. In questo scenario, è auspicabile per sensibilizzare l’opinione pubblica che i giornali e i media nazionali sostengano tutte le vertenze delle organizzazioni sindacali e dei bancari.
“è altresì auspicabile”, ha concluso Sileoni, “un intervento del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e di quello dell’Economia, Giulio Tremonti, dello stesso governo e di tutte le forze politiche che hanno realmente a cuore le sorti dei lavoratori”.
Roma 01/06/2011