ULTIMATUM ALLE BANCHE

ULTIMATUM ALLE BANCHE

iv style=”text-align: justify”>La FABI e le altre organizzazioni sindacali hanno inviato oggi all’Abi la piattaforma per il rinnovo del contratto degli oltre 340mila lavoratori bancari italiani.

Il documento, che stato approvato dal 98% della categoria durante le assemblee che si sono svolte in tutta Italia nel mese di maggio, contiene le rivendicazioni per il triennio 2011-14, sia normative che salariali.
Per quanto riguarda la parte economica, le organizzazioni sindacali hanno chiesto un aumento economico medio di 205 euro (pari al 7,29%), più un ulteriore 1% calcolato in base alla scala parametrale, che eleverebbe la cifra a un totale di 245 euro circa. Aumenti legati al recupero dell’inflazione.
“La presentazione della piattaforma”, hanno dichiarato la FABI e le altre sigle, “si inserisce in un contesto di forti tensioni con l’Associazione Bancaria, caratterizzato dall’interruzione delle relazioni sindacali per tutto il mese di maggio, a tutti i livelli”.
Un blocco causato dalla disdetta unilaterale da parte delle banche, lo scorso 7 aprile, dell’accordo che prevedeva l’accesso volontario dei lavoratori al Fondo di solidarietà e che- salvo ripensamenti dell’associazione datoriale- diventerà operativa del primo luglio.
Provvedimento, hanno tuonato i sindacati, “rispetto al quale continuiamo a chiedere con forza che l’Abi riveda la sua posizione prima di tale data”.
“Allo stesso tempo auspichiamo che l’Associazione Bancaria superi le posizioni di chiusura miopi e prive di prospettiva, che già da tempo ha assunto, pregiudizialmente, in merito alla Piattaforma rivendicativa per il rinnovo del Contratto Nazionale”.
Proprio ad aprile, poco prima che la piattaforma venisse ufficialmente presentata alla stampa, il Capo del Comitato Affari sindacali e Lavoro di Abi, Francesco Micheli, aveva infatti bollato come “improponibile” la richiesta di 205 euro medi di aumento avanzata dai sindacati, annunciando l’intenzione da parte delle banche di agganciare gli eventuali incrementi salariali soltanto alla produttività. In barba alla stesse riforma degli assetti contrattuali del 2009, firmata dall’Abi con il governo, che fissa specifici parametri inflattivi su cui calcolare gli aumenti salariali e a cui ad oggi si sono attenuti tutti gli altri settori che hanno rinnovato i propri contratti di categoria negli ultimi 3 anni.
Pertanto, hanno concluso la FABI e gli altri sindacati, “Chiediamo all’Abi soluzioni positive per tutto il settore e segnali chiari per la riapertura di un dialogo costruttivo.
Il sistema del credito ha bisogno di guardare oltre la crisi che sta costringendo l’Italia su posizioni di retroguardia”.
“Noi siamo pronti a raccogliere la sfida di trovare soluzioni anche innovative per dare prospettive professionali ai lavoratori in attività, per garantire certezze sul mantenimento dei livelli salariali in linea con l’inflazione, per creare nuova occupazione stabile, soprattutto a favore dei giovani”.
“Se l’Abi permane su posizioni rigide e provocatorie”, hanno minacciato per ò le sigle sindacali, “la nostra risposta unita e compatta e quella di tutti i lavoratori sarà necessariamente di ferma contrarietà, con iniziative di forte mobilitazione”.
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