UBI E IL REBUS DEI COSTI

UBI E IL REBUS DEI COSTI

iv style=”text-align: justify”>”Il nuovo piano di Ubi banca non ci convince affatto. Non vorremmo che i mirabolanti obiettivi annunciati, come ad esempio la riduzione del cost-income di 22 punti entro il 2015, venissero realizzati sulle spalle dei dipendenti tagliando ancora una volta il costo del lavoro”.

Così Attilio Granelli, segretario nazionale della FABI, ha commentato il nuovo piano industriale 2011-15 targato Ubi e presentato ufficialmente oggi alle organizzazioni sindacali.
A destare le critiche del primo sindacato del credito sono diversi aspetti del piano. A cominciare dal mancato accenno a una riduzione dei costi dei consigli d’amministrazione, dei quali da tempo la FABI chiede una razionalizzazione. “Ancora una volta”, denuncia Granelli, “la banca ha perso l’occasione per dare una sforbiciata a organismi pletorici e spesso inutili che producono solo spese”.
“Inoltre”, aggiunge il segretario nazionale, “ci saremmo aspettati un rafforzamento della rete commerciale, per rendere l’organizzazione del lavoro più sostenibile per i dipendenti e conseguentemente i servizi bancari più competitivi. Invece ci ò non avverrà e assisteremo solo al taglio di 60 sportelli”.
Il piano prevede la soppressione di 60 filiali, l’apertura di altre 50, la riduzione di circa mille risorse di personale entro il quadriennio e mille nuovi assunzioni, in conseguenza dell’uscita di altrettanti lavoratori che andranno in pensione
In totale nel prossimo quadriennio i dipendenti in Ubi caleranno di mille unità. Un obiettivo, già a suo tempo, duramente criticato dalla FABI.
Tuttavia di esuberi si comincerà a parlare solo nel 2013.
Durante la presentazione del piano industriale è intervenuto anche il Coordinatore FABI in Ubi, Paolo Citterio.
“I risultati che Ubi si prefigge di raggiungere in questi quattro anni sono molto ambiziosi, ma le dichiarazioni della banca sembrano più slogan che propositi frutto di valutazioni realistiche e ponderate”.
“Se non si migliora il clima aziendale sarà difficile potenziare la produttività e raggiungere utili a sei cifre”.
“Infine”, ha concluso Citterio, “non è più ammissibile che i vertici non paghino per i loro errori. Auspichiamo presto un’inversione di rotta”.
Bergamo 23/06/2011
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