iv style=”text-align: justify”>L’assemblea dei soci della Banca popolare di Milano ha bocciato l’aumento delle deleghe di voto da 3 a 5 ai soci non dipendenti proposto dal consiglio d’amministrazione dell’istituto su indicazione di Bankitalia.
è passata dunque la linea dell’Associazione Amici della Bpm, appoggiata dalla FABI e dagli altri sindacati, che nei giorni scorsi aveva invitato i soci a esprimersi contro questa proposta per salvaguardare il modello di governance cooperativo della banca, che pone in primo piano nelle scelte decisionali i lavoratori. L’aumento delle deleghe secondo l’associazione avrebbe, infatti, potuto “far prevalere in assemblea gruppi organizzati che privilegiano il capitale invece delle persone”.
E dunque oggi l’assemblea, riunita presso la vecchia fiera di Milano, si è espressa, bocciando l’incremento delle deleghe di voto da 3 a 5 ai soci non dipendenti.
Su 3.835 votanti, 2.093 hanno votato no, 1.731 sì e 11 si sono astenuti. Approvato invece l’aumento di capitale da 1,2 miliardi.
“Voglio ricordare”, ha voluto sottolineare il Segretario generale della FABI, Lando Maria Sileoni, “che questo voto non rappresenta una chiusura verso la Banca d’Italia e in particolare verso la Dott.ssa Anna Maria Tarantola, per la quale l’intera organizzazione nutre la massima stima e il massimo rispetto. Per il prossimo futuro è fondamentale, come ricordato oggi nel suo intervento durante l’assemblea dal presidente dell’associazione Amici della Bpm, Alessandro Dall’Asta, che la banca valuti con attenzione ogni prossima opportunità sia per difendere l’attuale e unico modello di governance, sia per rendere lo stesso istituto di credito milanese più competitivo e più moderno a vantaggio dei risparmiatori, della clientela e degli stessi lavoratori”.
Quanto alla scelta dei lavoratori di dire “no” all’aumento di deleghe, ha dichiarato Sileoni, “va rispettata e compresa: rispettata perché rappresenta la volontà dei lavoratori di non snaturare l’attuale governance della banca, compresa perché i lavoratori hanno capito che dietro alcune critiche di questi ultimi anni contro il modello di gestione c’è la volontà da parte di importanti investitori di appropriarsi di un rilevante istituto bancario ben radicato sul territorio soprattutto nel Nord Italia”.
“La nostra organizzazione, ormai da tempo”, ha infine concluso il Segretario del primo sindacato dle redito, “si è dotata all’interno del Gruppo Banca Popolare di Milano di un codice etico che sarà scrupolosamente attuato attraverso anche la supervisione della Segreteria nazionale”.
Milano 25/06/2011