iv style=”text-align: justify”>Muro contro muro tra IntesaSanpaolo e le organizzazioni sindacali, FABI in primis
Negli incontri di ieri e di stamattina per discutere del piano d’impresa, quello che prevede nel triennio l’uscita di 3mila lavoratori e la riconversione professionale a ruoli commerciali di altri 5mila, i sindacati hanno posto le loro condizioni: i 3mila esodi dovranno essere volontari ed incentivati economicamente.
E dovranno essere rimpiazzati dalle assunzioni dei precari del Gruppo e dei giovani, utilizzando anche il Contratto di solidarietà espansivo introdotto dall’accordo nazionale sul fondo di Solidarietà (che prevede la riduzione di orario volontaria per chi è vicino alla pensione ed il contestuale ingresso di nuovi addetti).
Richieste a cui l’azienda ha risposto con un secco no, sia per quanto riguarda la volontarietà delle uscite che la creazione di nuovi posti di lavoro stabili.
La libertà di adesione alle uscite sarà garantita soltanto ai 500 dipendenti che hanno i requisiti per andare in pre-pensionamento.
Questo grazie a quanto stabilito dal recente accordo siglato dalle organizzazioni sindacali sul fondo di Solidarietà, in base al quale gli esodi devono avvenire solo su base volontaria.
Più complicata la situazione degli altri 2.500 lavoratori che hanno già maturato o matureranno da qui al 2013 il diritto a pensione: per loro l’azienda ha chiesto l’uscita obbligatoria.
“Il nuovo piano industriale parte in salita”, ha commentato a caldo Giuseppe Milazzo, Coordinatore FABI nel Gruppo Intesa Sanpaolo, “oggi abbiamo ribadito all’azienda che non siamo assolutamente disposti ad accettare uscite obbligatorie e che pretendiamo che ai lavoratori in esodo e in procinto di andare in pensione subentrino nuove assunzioni”.
“Sono punti sui quali non molleremo”, ha sottolineato Milazzo, che ha inoltre criticato l’assordante silenzio dell’azienda sull’argomento delle 5mila riconversioni professionali, di cui ancora si sa poco.
“Il CEO Passera, dice spesso che la coesione sociale è fondamentale per il nostro paese”, ha rincarato la dose Angela Rosso, Vice Coordinatore della FABI in Intesa , “spero che la pensi così anche per l’azienda che dirige”.
Torino 14/07/2011