Raggiunti i numeri del piano industriale: i pre-pensionamenti avverranno tutti su base volontaria. Arrivate 790 adesioni. Per i pensionamenti scatta la proroga al 30 settembre. Milazzo: "Obiettivi sostanzialmente centrati. Salva la volontarietà"
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INTESA, NESSUN ESODO OBBLIGATORIO

Raggiunti i numeri del piano industriale: i pre-pensionamenti avverranno tutti su base volontaria. Arrivate 790 adesioni. Per i pensionamenti scatta la proroga al 30 settembre. Milazzo: “Obiettivi sostanzialmente centrati. Salva la volontarietà”
INTESA, NESSUN ESODO OBBLIGATORIO
Nessun lavoratore di Intesa Sanpaolo sarà collocato obbligatoriamente nel Fondo esuberi. è stato infatti raggiunto, e abbondantemente superato, il numero minimo di adesioni ai pre-pensionamenti fissato dal piano industriale 2011-13.
"Con l'accordo sugli esodi incentivati - commenta il Segretario Generale Aggiunto della FABI Mauro Bossola - abbiamo messo in condizione IntesaSanpaolo di rispettare il piano industriale dal lato dei costi del personale. Ora tocca al management della banca fare il suo dal lato dei ricavi e della valorizzazione professionale di coloro che in banca continuano a lavorare".
La banca, nell'accordo dello scorso 29 luglio, si era impegnata a garantire a 500 lavoratori del Gruppo il libero accesso al Fondo di Solidarietà entro il 20 settembre. Poi, qualora i numeri non fossero stati raggiunti, avrebbe provveduto a far scattare i pre-pensionamenti obbligatori, alias licenziamenti.
Ad oggi sono pervenute alla banca ben 790 domande di adesione al Fondo esuberi. Ci ò significa che non ci saranno esodi obbligatori.
Per quanto riguarda invece i pensionamenti, il termine ultimo per aderire al piano uscite è stato prorogato al 30 settembre.
Al momento sono arrivate 2.255 domande di adesione e se ne attendono altre 250 per centrare gli obiettivi dell'accordo del 29 luglio, che dà attuazione alle linee del piano industriale 2011-13 e che prevede il pensionamento volontario di 3000 dipendenti entro il triennio.
I lavoratori che sceglieranno di andare in quiescenza entro il 30 settembre avranno diritto a un incentivo economico pari al 75% della propria retribuzione annua lorda.
Se entro quella data non dovessero pervenire almeno 2mila e 500a adesioni al piano uscite, la banca procederà a mandare in pensione obbligatoriamente circa 200 lavoratori.
"Gli obiettivi dell'accordo del 29 luglio sono stati sostanzialmente centrati", commenta Giuseppe Milazzo, coordinatore nazionale FABI in Intesa Sanpaolo.
"Siamo particolarmente soddisfatti di essere riusciti a salvaguardare il criterio della volontarietà dei prepensionamenti, scongiurando i licenziamenti che l'azienda aveva inizialmente prospettato.
Per quanto riguarda i pensionamenti volontari, auspichiamo che i numeri vengano rapidamente raggiunti entro il nuovo termine fissato.
Ci lascia comunque ben sperare il fatto che ad oggi sono arrivati al 90%delle adesioni".
I pre-pensionamenti avverranno a scaglioni nell'arco del triennio (le uscite sono previste a giugno e dicembre del 2012 e a giugno del 2013), come del resto i pensionamenti.
Contestualmente alle uscite saranno effettuate oltre mille assunzioni di giovani, come previsto dall'accordo siglato lo scorso 29 luglio dalla FABI, dagli altri sindacati, e dalla banca.

v>Milano 21/09/2011

IL SOLE 24 ORE 22 09 2011
Riassetto al traguardo per Intesa Sanpaolo
Di Cristina Casadei
Tra gli strattonamenti dei mercati e quelli della manovra finanziaria, il piano di ristrutturazione del gruppo Intesa Sanpaolo – su cui azienda e sindacati hanno raggiunto l’intesa il 28 luglio – procede secondo le aspettative.
La pausa estiva non ha rallentato lo svolgimento e ieri, quando sono stati illustrati ai rappresentanti dei lavoratori i numeri raggiunti alla scadenza della parte A del piano, fissata il 20 settembre, è emerso che oltre 2.250 persone hanno volontariamente aderito all’accordo. Questo significa che le adesioni hanno superato il 90% della soglia prevista, fissata dalle parti in 2.500. Per arrivare all’obiettivo, dunque, mancano ancora 250 lavoratori, ma, secondo fonti sindacali, sarebbero ancora in corso dei colloqui. Per raggiungere il numero fissato dalle parti, il termine è stato infatti spostato al 30 settembre. Come previsto dall’accordo la buonuscita prevista era un’integrazione al trattamento di fine rapporto che per coloro che sarebbero andati in pensione subito sarebbe stata pari al 75% della retribuzione annua, mentre per coloro che non avevano diritto immediatamente alla pensione sarebbe stato pari al 110%.
Rimane fermo al 20 ottobre, invece, il termine per l’adesione alla parte B del piano che ha allargato le previsioni a un bacino di persone che avrebbero maturato i requisiti entro il 2018. Per questa parte del piano sono state raccolte quasi 800 adesioni. Il termine è ancora lontano, manca un mese, ma per attuare questa parte serve l’approvazione ministeriale delle modifiche apportate al fondo di solidarietà con l’accordo raggiunto lo scorso luglio.
Per la parte A, il piano ha avuto «un buon successo in brevissimo tempo, come dimostra il raggiungimento di un numero vicinissimo all’obiettivo – dice Mauro Bossola, segretario generale aggiunto della Fabi -. In una situazione così complicata, sia interna che esterna, questo sviluppo ci rassicura. L’accordo sindacale ha funzionato, il lavoro concertativo ha dato un buon esito. Adesso per ò è arrivato il momento del lavoro sui ricavi. Il sindacato ha fatto la sua parte, il management dovrà fare la propria per dare risposte convincenti sul lato dei ricavi».
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