VICENDA BPM, LA STAMPA DI OGGI
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LA STAMPA venerdì 30 settembre 2011
ANCHE CLESSIDRA STUDIA DI INVESTIRE, NEL FRATTEMPO LA FABI VALUTA UN ESPOSTO ALLA PROCURA SUL CAOS SINDACALE – Bpm, scoppia la guerra dei fondi – Per il consiglio di gestione spunta il nome dell’ex Lehman Foti
FRANCESCO SPINI
MILANO – Investitori Andrea Bonomi è a capo del fondo InvestIndustrial, candidato a entrare nel capitale di Popolare di Milano
Bpm? Sempre più un affare per private equity. Con la Investindustrial di Andrea Bonomi in campo per conquistare il 10% della banca e la Sator di Matteo Arpe alla finestra, ecco Clessidra. Il fondo, guidato dall’ex uomo Fininvest Claudio Sposito, sta valutando il dossier. Sarebbe pronta, come gli altri attori di questa vicenda, a investire 200 milioni nella Popolare di Milano. In cambio di che cosa? Ancora non è chiaro. «Siamo stati contattati dalle banche che curano il collocamento – ha detto Sposito, riferendosi all’aumento di capitale -. Stiamo valutando se è un investimento di interesse». Ma, ha precisato, «non siamo sponsor di nessuno». Ci sarebbero per ò trattative in corso. Sposito comunque spiegherà le sue intenzioni a Banca d’Italia, con cui vuole muoversi in sintonia.
Del resto in buona misura la partita è appesa alle mosse di Palazzo Koch. In questi giorni Bankitalia starebbe esaminando se in Bpm sia o meno garantita la sana e prudente gestione, alla luce dello strapotere dimostrato dalle rappresentanze sindacali interne riunite nell’associazione «Amici della Bipiemme». Un potere che sarebbe stato esercitato appieno anche in occasione dell’ultimo cda, quando, secondo fonti interne alla banca, alcuni esponenti sindacali avrebbero assistito – non si sa a quale titolo – alle ultime limature della bozza di statuto fatte durante una pausa del consiglio. Senza contare l’accordo elettorale siglato con Bonomi, con le liste chiuse ancor prima di avere in mano il nuovo statuto. La cosa avrebbe innervosito Bankitalia. In queste ore si corre ai ripari, con modifiche tese a rassicurare Via Nazionale: si teme il congelamento del voto assembleare degli «Amici» o, peggio, il commissariamento della banca. L’atteggiamento della Vigilanza si potrebbe capire a inizio della settimana prossima, visto che il 7 ottobre è la data entro cui vanno presentate le liste. Gli «Amici» e Bonomi, anche per dare un segnale a Bankitalia, sarebbero decisi a rivedere leggermente il consiglio di gestione, innalzando il tasso di banchieri. Si starebbe infatti valutando di sostituire il bocconiano Maurizio Dallocchio (in quota Uilca) con Alessandro Foti, che ha esperienze in Lehman Brothers, Ubs ed Euraleo. Con il designato consigliere delegato Enzo Chiesa, Dante Razzano e Davide Croff i banchieri diverrebbero così quattro. E sale l’attivismo del presidente uscente Massimo Ponzellini, che oggi incontrerà il segretario nazionale della Uilca, Massimo Masi.
Dopo i «commissariamenti» attuati e minacciati dalle segreterie nazionali, cresce la tensione nei sindacati. Secondo fonti interne a Bpm riportate da Radiocor i vertici della Fabi stanno valutando la possibilità di presentare un esposto alla Procura di Milano per denunciare un eventuale prossimo passaggio di alcuni esponenti aziendali ad altre sigle sindacali. Il sospetto è che questo potrebbe avvenire in cambio di contropartite materiali.
Sotto la minaccia di Bankitalia, «Amici» e Bonomi ricalibrano le candidature.
IL SOLE 24 ORE venerdì 30 settembre 2011
La Fabi valuta di presentare un esposto ai Pm contro la «compravendita» degli iscritti – La bagarre sindacale finisce in Procura
«Non aver mai cambiato organizzazione sindacale, eccezion fatta per fusioni o aggregazioni tra sigle»: era uno dei requisiti previsti del memorandum segreto del 2010 dell’Associazione Amici della Bipiemme perché i dipendenti potessero sperare in promozioni. Ai bancari si chiedeva fedeltà ma i vertici sindacali non la praticavano: le guerre di potere nella Popolare di Milano erano scandite da passaggi di dirigenti e tesserati da una sigla all’altra. Nel 2008 la Fabi fu lasciata dal segretario Osvaldo Tettamanzi, passato in Uilca con centinaia di iscritti. Il 16 febbraio altre centinaia, capitanati da Gianfranco Modica, lasciarono la Fisac/Cgil per la Fiba/Cisl. Ora per ò le segreterie nazionali hanno detto basta.La Fiba/Cisl l’altroieri ha ottenuto le dimissioni del proprio segretario aziendale, Franco Filettini, convocando per il 10 ottobre il direttivo nazionale che rinnoverà il coordinamento di Bpm. La Fabi, primo sindacato del settore con oltre 100mila iscritti sui 330mila bancari italiani, ha convocato per mercoledì 5 ottobre il Comitato direttivo centrale che scioglierà la segreteria aziendale, guidata da Daniele Ginese, inviando come commissario il segretario nazionale Giuliano De Filippis. La segreteria nazionale Fabi valuta poi la possibilità di un esposto alla Procura di Milano per denunciare l’eventuale passaggio di esponenti aziendali ad altre sigle. Il sospetto è che il passaggio possa celare “contropartite” materiali.Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, auspica «che la Bpm si allinei prontamente alle disposizioni di Banca d’Italia. I bancari di Bpm devono sapere che le segreterie nazionali lottano affinché la banca non sia commissariata: per la Fabi l’attuale modello di rappresentanza e democrazia economica è un valore da salvaguardare. Temiamo per ò che l’istituto, se non sarà gestito adeguatamente e professionalmente, fra qualche tempo subisca problemi di difficile soluzione. La storia insegna che sono sempre i lavoratori a pagare quando la guida di una banca non è valida e in linea con i dettami della Banca d’Italia: noi vogliamo evitare esuberi di personale e auspichiamo che si ritorni al più presto a una situazione serena e normale. La Fabi nazionale non tifa per alcun banchiere né si presterà a lottizzazioni, estranee alla sua storia e al suo dna. La stragrande maggioranza dei nostri dirigenti in Bpm svolge correttamente la propria attività e non va confusa con quei pochissimi che, dietro la bandiera del sindacato, si attegiano a consumati banchieri. I provvedimenti che prenderemo mercoledì prossimo mirano esclusivamente alla tutela dei nostri migliori rappresentanti aziendali e di tutti i lavoratori di Bpm, ai quali vanno evitate speculazioni di finanzieri che non sanno come si gestisce una banca e investono quando l’azione è bassa per rivendere e lasciare macerie. Il problema non è trovare chi finanzi l’aumento di capitale, ma chi potrà e saprà gestire, nell’interesse di tutti e senza condizionamenti, una banca in queste condizioni», conclude Sileoni.Per Giuseppe Gallo, segretario nazionale della Fiba/Cisl, «dall’accordo occulto sulle carriere di sindacalisti interni e “Amici della Bipiemme” emerge una clamorosa contraddizione tra il grande valore sociale del modello di democrazia economica della Bpm e la gestione lottizzatrice e perversa che è stata realizzata sino al punto da mettere in liquidazione l’inestimabile patrimonio sociale della Bpm. Perci ò», spiega Gallo, «credo che tutte le organizzazioni sindacali debbano procedere a una radicale ricostruzione delle loro rappresentanze aziendali, cambiando i gruppi dirigenti e, con essi, i valori, la cultura, le politiche sindacali».Intanto fonti aziendali fanno trapelare la notizia di un summit in programma oggi a Milano tra il presidente di Bpm, Massimo Ponzellini, e il segretario nazionale della Uilca, Massimo Masi. Mentre infuria lo scontro interno e tra sindacati aziendali e nazionali, la mossa non passa inosservata.nicola.borzi@ilsole24ore.com© RIPRODUZIONE RISERVATA
Finanza&Mercati 30-09-2011
Bpm, Bonomi al traguardo- Ipotesi Tarantini per il cdg
Nel giorno in cui il private equity Clessidra esce allo scoperto tra gli investitori in lizza per entrare nel capitale della Popolare di Milano, Andrea Bonomi e la sua cordata sembrano guadagnare sempre più terreno. In vista del traguardo – l’assemblea dei soci del 22 ottobre – secondo quanto risulta a F&M, potrebbe essere apportata qualche modifica alla squadra dei quattro manager che andranno ad affiancare il patron di Investindustrial all’interno del consiglio di gestione (cdg). Del resto, se per stilare i «papabili» per il consiglio di sorveglianza, nominato direttamente dall’assemblea degli azionisti, c’è tempo solo fino al 7 ottobre, i nomi dei membri del board operativo, scelti dal cds, potrebbero variare fino al 22 del mese. Nel team del cdg ipotizzato soltanto fino a due giorni fa comparivano lo stesso Bonomi, il suo braccio destro Dante Razzano (designato alla presidenza), l’attuale direttore generale di Bpm Enzo Chiesa (potenziale consigliere delegato), il professore della Bocconi Maurizio Dallocchio, e l’ex amministratore delegato di Bnl Davide Croff. E proprio questi ultimi due sarebbero a forte rischio uscita dal toto-nomine. In particolare, si starebbe ragionando sempre di più su uno degli attuali vicepresidenti di Bpm, Graziano Tarantini, che potrebbe occupare il posto fino a due giorni fa attribuito a Dallocchio. C’è, invece, più incertezza su chi potrebbe sostituire Croff, che avrebbe manifestato più di una incertezza. Quanto al cds, l’ex ad di Unipol Carlo Salvatori, fino a qualche giorno fa considerato in pole per la presidenza, sarebbe fuori dai giochi. Al suo posto, i soci potrebbe candidare l’attuale membro del cda Carlo Dell’Aringa, mentre qualcuno riferisce che l’attuale presidente Massimo Ponzellini, adocchiata la stessa poltrona, avrebbe già avviato contatti con Bonomi. Nel caso in cui Ponzellini dovesse restare, in un modo o nell’altro, in sella alla banca di Piazza Meda, ovviamente rinuncerebbe alla lauta buonuscita già concordata nei giorni scorsi con gli Amici della Bpm (l’associazione che riflette le sigle sindacali interne e che al momento esprime la maggior parte del cda). Intanto, prosegue la frattura tra segreterie generali e sindacati della banca: secondo rumor di ieri, la Fabi nazionale starebbe valutando la presentazione di un esposto in Procura per denunciare la possibilità di un passaggio di alcuni esponenti aziendali ad altre sigle in cambio di contropartite materiali. Quanto a Clessidra, il patron Claudio Sposito ieri ha confermato: «Siamo stati contattati dalle banche che curano il collocamento. Stiamo valutando se è un investimento di interesse». Il fondo, al pari dei due potenziali concorrenti Matteo Arpe e Bonomi, sarebbe pronto a mettere sul piatto fino a 200 milioni nell’ambito dell’imminente aumento di capitale da 800 milioni.
LA REPUBBLICA venerdì 30 settembre 2011
Bpm stretta tra cavalieri bianchi e deposito liste per l´assemblea – Oltre a Bonomi e ad Arpe anche il fondo Clessidra conferma l´interesse. E il titolo sale del 3,99%
VITTORIA PULEDDA
MILANO – Clima sempre più incandescente alla Bpm, mentre si moltiplicano i potenziali investitori che potrebbero farsi avanti. Sullo sfondo continua a rimanere Matteo Arpe, sebbene la sua partecipazione sia antitetica agli scenari e agli assetti di governance che si vanno delineando; al contrario, si stanno facendo avanti il fondo Clessidra e il fondo Investindustrial, di Andrea Bonomi. «Siamo stati chiamati da Mediobanca, stiamo studiando il dossier, ma non siamo in supporto di nessuno, né pro né contro», spiegano da Clessidra. Il fondo, che fa capo a Claudio Sposito, è già nel pianeta Bpm, essendo socio con Clessidra capital partners. II del 38,11% di Am holding, il polo del risparmio gestito creato dalla stessa Popolare Milano con Mps. Il presidente e amministratore delegato del Fondo Clessidra potrebbe recarsi nei prossimi giorni in Banca d´Italia, per illustrare il proprio progetto.
Di sicuro, mentre sale la tensione in vista della presentazione delle liste per l´elezione del consiglio di sorveglianza, continuano le risse all´interno delle sigle sindacali di Bpm e tra queste e le segreterie nazionali (secondo le attese, mercoledì la Fabi dovrebbe commissariare i vertici milanesi della sigla sindacale).
La tensione è ai massimi livelli; comunque, sempre che da qui al momento dell´assemblea non ci siano altri colpi di scena clamorosi, l´attenzione interna è catalizzata dalla compilazione delle liste per il consiglio di sorveglianza. Quella di maggioranza, espressa dagli Amici (secondo l´assetto attuale e sempre che Bankitalia non impedisca loro il voto in assemblea) otterrà undici voti, altri due sono riservati al Credit Mutuel e alla Fondazione Cassa di Alessandria, mentre altri sei sono di competenza delle altre liste. Due per ò sono riservati dal nuovo Statuto ad organismi di investimento collettivo (i fondi comuni) sempre che presentino liste e a condizione che raccolgano almeno 100 voti, per cui i soci di minoranza “storici” di Bpm sono destinati a fare una cura dimagrante: i sei della minoranza che attualmente fanno capo ai Soci non dipendenti e alla Lista pensionati (in larghissima prevalenza) saranno infatti costretti a questo punto a scendere a quattro posti complessivi. Ed è ragionevole pensare che a questo punto le due associazioni – che negli ultimi mesi hanno fatto fronte comune, anche con la presentazione di uno Statuto alternativo al modello duale e relativo voto contrario in cda – non si facciano la lotta e puntino a due posti in consiglio ciascuno. Il che significa, anche per loro, rinunciare ad un pezzo di rappresentanza rispetto alla situazione attuale. Cresce invece di un´unità il plotoncino della lista di maggioranza (11 membri su 19 contro i 10 su 18 precedenti).
Per il momento, l´unico che vince è il titolo in Borsa: anche ieri ha guadagnato il 3,99%.
CORRIERE DELLA SERA venerdì 30 settembre 2011
Lo statuto Bpm in Bankitalia – Sindacati, arrivano i commissari. Il testo alla Vigilanza, verdetto prima del 22 ottobre
MILANO — Il nuovo statuto duale della Bpm è arrivato in Banca d’Italia. Il plico è stato trasmesso ieri a Via Nazionale che adesso inizierà le verifiche sul nuovo assetto di governance dell’istituto milanese. Verifiche che terranno in considerazione i rilievi mossi da Palazzo Koch a Bpm in seguito alle verifiche effettuate a Piazza Meda. Secondo alcune fonti, insieme allo statuto la banca milanese avrebbe inviato a Roma altri documenti per dare evidenza degli adempimenti chiesti dalla Vigilanza.
Adesso inizia dunque la fase più delicata per Bpm. E per l’Associazione Amici della Bipiemme, di cui fanno parte i sindacati e i dipendenti soci, che ha avuto finora un’influenza decisiva nella definizione degli assetti della banca e sembra voglia mantenerla anche con la nuova governance. La verifica di Banca d’Italia sul nuovo statuto dovrebbe essere rapida. Il 22 ottobre è in programma l’assemblea e il parere di Palazzo Koch è atteso prima. Sempre che il vicedirettore generale, Anna Maria Tarantola, che sta gestendo il delicato dossier, non sollevi eccezioni. Eccezioni che, nel caso, potrebbero ruotare attorno al ruolo dell’Associazione Amici nella nuova governance e quindi nella complessa partita delle nomine.
Bankitalia potrebbe non avere nulla da eccepire oppure, qualora dovesse ritenere che la creazione di due consigli, di sorveglianza e di gestione, non sia sufficiente a sterilizzare l’influenza dei sindacati e dei soci dipendenti sulla gestione della banca potrebbe o imporre dei correttivi oppure, estrema ratio, sospendere i voti degli Amici alla prossima assemblea.
In base allo statuto l’Associazione, promotrice della lista di maggioranza, avrà 11 posti su 19 nel consiglio di sorveglianza a cui spetta poi la nomina del consiglio di gestione. I nomi sono già stati individuati dalle quattro sigle sindacali con l’intervento di Investindustrial di Andrea Bonomi, che punta a gestire il turnaround di Bpm a fronte di un investimento di 200 milioni. A guidare la lista è il banchiere Carlo Salvatori, il quale ieri ha opposto un «no comment» alle voci che lo danno come prossimo presidente del consiglio di sorveglianza.
Ai sindacati nazionali la spartizione delle poltrone non è piaciuta. La Fiba ha sospeso i rappresentanti in Bpm mentre la Fabi, dopo aver sconfessato i suoi (il responsabile in Bpm, Daniele Ginese starebbe per passare alla Uilca) la prossima settimana manderà una terna di commissari a rappresentarla in Piazza Meda. Intanto, secondo indiscrezioni, oggi Ponzellini dovrebbe incontrare Massimo Masi, il segretario generale della Uilca.
Parallelamente alle manovre per il rinnovo dei vertici di Bpm ha iniziato a muoversi anche il consorzio che dovrà garantire l’aumento di capitale da 800 milioni di euro, deliberato martedì. La novità è che ha chiesto di farne parte il fondo Clessidra di Claudio Sposito, che punterebbe e investire in Piazza Meda ottenendo una parte dell’inoptato. Federico De Rosa – fderosa@corriere.it
Il Sole 24 Ore Radiocor 29 09 2011
BPM: FABI VALUTA ESPOSTO IN PROCURA SU ‘COMPRAVENDITA’ SINDACALISTI – Mercoledì i vertici nazionali invieranno il commissario
(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Milano, 29 set – La battaglia della Fabi nazionale contro le pratiche sindacali interne alla Banca Popolare di Milano si arricchisce di un nuovo capitolo. I vertici del sindacato, secondo quanto riferiscono a Radiocor fonti interne a Bpm, stanno valutando la possibilità di presentare un esposto alla Procura di Milano per denunciare un eventuale prossimo passaggio di alcuni esponenti aziendali ad altre sigle sindacali. Il sospetto della Fabi nazionale, secondo quanto si apprende, è che questo passaggio potrebbe avvenire in cambio di contropartite materiali. Mercoledì prossimo, intanto, é in calendario il comitato direttivo centrale del sindacato, che se le attese saranno rispettate deciderà ufficialmente di commissariare la propria rappresentanza in Bpm. Ppa-Y- (RADIOCOR) 29-09-11 16:53:47 (0323)news 3 NNNN
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