MONTE PARMA, BRACCIO DI FERRO SUGLI ESUBERI
Intesa Sanpaolo annuncia 100 licenziamenti in banca Monte Parma, l’istituto che ha rilevato da luglio. La FABI: “Inaccettabile parlare di pre-pensionamenti obbligatori e di ricorso al fondo emergenziale. Dov’è finita la sensibilità sociale del Gruppo Intesa?”
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Sugli esuberi in banca Monte Parma è braccio di ferro tra i sindacati, FABI in prima linea, e Intesa Sanpaolo.
Il Gruppo, che dal 26 luglio detiene il controllo dell’istituto parmigiano, nell’ultimo incontro con le organizzazioni sindacali ha ribadito di essere intenzionato a licenziare circa 100 lavoratori, attraverso l’applicazione della legge 223/91.
Di questi, secondo i piani dell’azienda, 80 dovrebbero essere collocati obbligatoriamente in pensione o in pre-pensionamento: una ventina sarebbero collocati in quiescenza già a dicembre, mentre gli altri sarebbero a scaglioni dirottati sul Fondo di solidarietà.
Per i restanti 20 dipendenti si aprirebbero, invece, le porte del Fondo emergenziale, l’ammortizzatore sociale di categoria che dà diritto ai lavoratori licenziati di godere per due anni di un assegno di sostegno al reddito.
Non solo. Per i circa 500 dipendenti che invece rimarranno in servizio sarebbe previsto l’azzeramento dei contratti integrativi e dei premi aziendali e di risultato finchè la banca non raggiungerà l’utile di bilancio.
Quanto all’accesso ai contratti integrativi e al welfare di Gruppo, gli accordi di armonizzazione sono stati rimandati a data da destinarsi.
Per poter ricevere il medesimo trattamento aziendale dei dipendenti di Intesa, i lavoratori del Monte Parma dovranno aspettare che venga conclusa la riorganizzazione e che la loro banca recuperi la redditività perduta.
Misure draconiane che sono stata duramente criticate dalla FABI.
“Non accetteremo mai uscite obbligatorie di personale e il ricorso al fondo emergenziale. Il risanamento della banca non pu ò gravare soltanto sulle spalle dei lavoratori, coloro i quali, peraltro, non hanno alcuna responsabilità della gestione disastrosa che ha portato la banca a registrare un passivo di 45,7 milioni di euro”, dichiara Giuseppe Milazzo, coordinatore FABI in Intesa.
“Abbiamo già chiesto a Intesa di rispettare il criterio della volontarietà delle uscite applicando ai lavoratori l’accordo del 29 luglio scorso.
Se il Gruppo continuerà a chiedere uscite obbligatorie, verrebbe vanificato anche l’accordo dell’8 luglio 2011 firmato da tutte le banche e le organizzazioni sindacali: quello che appunto salvaguardia la volontarietà degli esodi”.
“Intesa”, conclude Milazzo, da tempo rivendica di esser un Gruppo con una spiccata sensibilità sociale.
è ora che lo dimostri nei fatti”.
Il prossimo incontro tra il Gruppo e le organizzazioni sindacali è fissato il 3 novembre.
Parma 21/10/2011
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