BANCARI STRETTI TRA ESUBERI E CRISI
Il Segretario Generale della FABI, Sileoni, intervistato da Plus 24: “La fase è difficile e occorre chiudere le trattative in tempi brevi. I sacrifici economici non potranno ricadere solo su lavoratori”
da PLUS 24 sabato 12 novembre 2011
Bancari stretti tra esuberi e crisi – Sileoni (Fabi): la fase è difficile, occorre chiudere le trattative in tempi ragionevoli
Il “Progetto 8.000” di Intesa Sanpaolo è appena andato in porto, con oltre 5.600 uscite volontarie incentivate. Il progetto di “bancone” porterà al Banco Popolare 650 esuberi. Lo stesso modello di banca unica sul quale UniCredit ha raggiunto con i sindacati l’accordo del 18 ottobre 2010 che ha sancito 3.411 domande di prepensionamento fino al 2013, ma che secondo voci insistenti potrebbe non bastare alla luce del prossimo aumento di capitale (il terzo in tre anni) che potrebbe causare nuove migliaia di addetti da prepensionare.
Intanto la crisi, che sta comprimendo la redditività e aumentando sofferenze e impatti patrimoniali alle banche italiane, già colpite dalla svalutazione dei titoli di Stato in portafoglio, rende sempre più complicate le prospettive del rinnovo del contratto di categoria per gli oltre 300mila dipendenti del settore. Che dal 2000, con quasi 40mila addetti condotti alla pensione dal Fondo di solidarietà, ha vissuto una fase di riorganizzazione totale.
«Rispetto a qualche mese fa la crisi è peggiorata in modo drammatico», sostiene Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, il primo tra gli otto sindacati del settore del credito. Che aggiunge per ò: «Nessuno deve pensare di poter trarre vantaggio da questa situazione: il sindacato non lo permetterà». Con un’avvertenza: «Eventuali ulteriori esuberi che dovessero emergere potranno essere gestiti sempre e solo su base volontaria».
Il problema è che l’impatto di fusioni e concentrazioni non è stato omogeneo: «Un recente rapporto del nostro Centro studi “Pietro Desiderato” dimostra che dal ’95 a oggi le banche del Centro-Sud hanno perso 35mila posti di lavoro, 10mila nella sola Sicilia», spiega Sileoni. «Il prezzo sociale del risiko bancario realizzato sotto la regìa di Bankitalia non è stato distribuito in modo equo. Buona parte di questi esuberi sono stati trattati dal Fondo di solidarietà, ma si è affermato un modello di “sportelli leggeri” con scarsa assistenza ai clienti e funzioni principalmente di vendita e raccolta, che ha impoverito il rapporto col territorio, sola chiave per il futuro. Dal 2005 Banca d’Italia ha accentrato il potere bancario nelle mani di pochi soggetti riconducibili alle Fondazioni, a conferma della prevalenza del potere economico su quello politico».
Il problema oggi è quello del contratto. «Occorre arrivare al contratto in tempi ragionevoli. Dalla presentazione della piattaforma sindacale la situazione è profondamente peggiorata», continua il segretario della Fabi. «Eventuali sacrifici economici, per ò, non potranno ricadere solo sui lavoratori ma dovranno essere divisi equamente col top management delle banche. Sul fronte economico, con l’Ipca va recuperato integralmente il differenziale inflattivo e va salvaguardata la solidarietà intergenerazionale. Ai giovani vanno garantite possibilità di occupazione e forme previdenziali che compensino il gap dovuto ai salari d’ingresso».
Quanto al mondo delle Bcc, «vogliamo che le trattative per il rinnovo del contratto di comparto partano al più presto. Ma il nuovo contratto deve confermare le specificità del settore: non accetteremo appiattimenti sullo schema di relazioni industriali dell’Abi», conclude Sileoni.
nicola.borzi@ilsole24ore.com