La posizione della FABI sul nuovo piano strategico 2011-15 riportata dai principali quotidiani e da tutte le agenzie di stampa nazionali">

UNICREDIT, LA STAMPA DI VENERDI’ 25/11/2011

La posizione della FABI sul nuovo piano strategico 2011-15 riportata dai principali quotidiani e da tutte le agenzie di stampa nazionali
UNICREDIT, LA STAMPA DI VENERDI' 25/11/2011
LA REPUBBLICA venerdì 25 novembre 2011
Bnl, mille esodi in due anni- Sindacati contro Unicredit - Ridotto il numero di nuove filiali. La Fabi: "Macelleria sociale" a Piazza Cordusio
MILANO - Mille esuberi in due anni, entro il 2014, e stop al nuovo piano di apertura sportelli, previsti inizialmente in 50 agenzie entro il 2013 e ora drasticamente scesi a 10. Sono questi i numeri della Bnl post cura dimagrante imposta dalla casa madre francese, Bnp Paribas, e comunicati ai sindacati interni. Con i quali è cominciata una contrattazione che andrà avanti fino a metà gennaio, in vista di un accordo, e che parte da posizioni di "profonda distanza". Alla fine del percorso, secondo le intenzioni della banca, i dipendenti in Italia dovranno scendere a 13 mila unità, secondo un calendario di riduzione dell´organico che dovrebbe riguardare 1.700 unità in tutto il mondo. Per quanto riguarda Bnl, gli esuberi riguardano 400 persone in età pensionabile mentre 600 dovrebbero confluire nel Fondo di accompagnamento. Del resto, la banca ha già fatto sapere che il piano esodi prevede anche mobilità geografica e funzionale, secondo un approccio definito dalle segreterie sindacali aziendali "in contraddizione" con il piano 2010-2012 e «le rassicurazioni fornite pubblicamente dai vertici aziendali sulla stabilità della banca e sulle prospettive di sviluppo».
Clima incandescente anche in Unicredit, dove ci sono 3.500 esuberi, che per ò entro il 2015 raggiungeranno tutti l'età pensionabile. «Ma l'accordo deve considerare anche quello che succederà in futuro - spiega Massimo Masi, segretario generale Uilca - e inoltre deve essere chiaro che questo è un patto generazionale, fatto di persone in uscita ma di altrettante persone che entrano». Fortemente contrari all'utilizzo dello strumento delle uscite/esodi quale unica soluzione per la riduzione dei costi anche il Coordinamento nazionale Fabi all'interno della banca, al termine dell'incontro che ha formalmente avviato i 50 giorni di trattative per raggiungere un'intesa sulla questione. «Ci opporremo in ogni modo a questa ennesima operazione di macelleria sociale», spiega la Fabi. Che punta il dito anche su «una classe dirigente numericamente doppia rispetto agli altri gruppi bancari in Italia, le cui retribuzioni e benefit non sono stati mai minimamente intaccati dalla crisi finanziaria e i cui risultati negativi sono sotto gli occhi dei lavoratori, del mercato e dell'opinione pubblica». (vi.p.)
IL MESSAGGERO venerdì 25 Novembre 2011
Da gennaio 2012 Unicredit vara il restyling delle attività in Italia
ROMA - Nel nuovo piano strategico di Unicredit al 2015 si prevede un riassetto radicale in Italia a partire da gennaio 2012. Dove ci sarà «la riorganizzazione delle direzioni network mediante la razionalizzazione delle competence line in coerenza con le sedi ove sono presenti i responsabili di territorio», cioè i sette dirigenti battezzati all'epoca della nascita del progetto One4c "profumini". Inoltre ci sarà «l'avvio di una profonda semplificazione e razionalizzazione (mediante il cd progetto Thor) delle funzioni di governo/supporto nelle direzioni centrali». E poi «una riarticolazione dei distretti» una rifocalizzazione del cib e private banking, «la riduzione della "cinghia manageriale", i dirigenti della holding, ndr.
Dalla documentazione consegnata ai segretari nazionali di Fabi, Fisac, Sinfub, Ugl, Uilca con la quale è stata avviata la procedura di esodo volontario riguardante 3.500 dipendenti al netto dei 4.000 del dipendenti dell'accordo di ottobre-novembre 2010, emergono molti dettagli della cura ricostituente varata dal consiglio il 14 novembre assieme alla ricapitalizzazione da 7,5% per adeguare gli indici patrimoniali. Ma la Fabi non ci sta: «Siamo fortemente contrari all'utilizzo dello strumento delle uscite/esodi quale unica soluzione per la riduzione dei costi» si legge in una nota, «ci opporremo all'ennesima operazione di macelleria sociale ai danni dei lavoratori, gli esuberi non sono la soluzione per contenere i costi dell'azienda, i top manager facciano la loro parte». L'obiettivo dichiarato di piazza Cordusio è «di una riduzione strutturale complessiva del costo del lavoro di 866 milioni nel periodo di riferimento» da ottenere col dimagrimento degli organici, «le riqualificazioni professionali di risorse adibite ad attività di sviluppo commerciali». L'esodo che fa riferimento «all'uscita di personale con diritto di pensione secondo il criterio di priorità di individuazione dei lavoratori in esubero di cui all'art 8 comma 1 del dm 158/2000», dovrà rispettare le seguenti tappe: 1000 dipendenti a tempo pieno («full time equivalent») entro il 31 dicembre 2013 di cui 350 entro il primo trimestre 2012, 325 entro fine 2012 e 325 entro fine 2013; altri 1250 entro il 31 dicembre 2014 e ulteriori 1250 entro la fine 2015. Si tratta di 3500 esuberi volontari dei quali 700 derivanti dal vecchio piano 2010-2015 che sarebbero dovuti uscire tra il 2014 e il 2015 ma che Unicredit chiede di anticipare e altri 2800 compresi nel piano strategico varato a metà novembre. Nel dettaglio la razionalizzazione del leasing porterà a un taglio di 90 unità, delle strutture territoriali di governo della rete (ridimensionamento delle aree) di 300 dipendenti, minori operazioni di sportello (- 400) attraverso lo sviluppo dell'home banking, chiusure e declassamento degli sportelli (- 450), trasformazioni delle agenzie in sportelli e micro sportelli (- 630), ottimizzazione e semplificazione dei processi degli uffici di consulenza (860). In totale la razionalizzazione finora coinvolge 2340 dipendenti ai quali si aggiungono: 160 tra corporate e alcune strutture di divisione; 300 dalla razionalizzazione di Ubis (società consortili) per un totale di 2800 di effettivi nuovi pensionamenti.
Il miglioramento della redditività in Italia si giustifica col «persistere proprio sul mercato italiano di una consistente flessione sia sul versante della profittabilità (rapporti tra ricavi e attivo ponderato per il rischio) sia sul versante dell'efficienza».
r. dim.
IL GIORNALE.IT 24 11 2011
Unicredit, la Fabi punta i piedi sugli esuberi: «Stop alla macelleria sociale»
Il sindacato: «Basta con le uscite mascherate da esternalizzazioni»
Si alza il tono dello scontro sindacale sui 3.500 esuberi denunciati da Unicredit nel piano industriale predisposto dall'amministratore delegato Federico Ghizzoni. «Siamo fortemente contrari all'utilizzo dello strumento delle uscite e degli esodi quale unica soluzione per la riduzione dei costi e ci opporremo, pertanto, in ogni modo a questa ennesima operazione di macelleria sociale che il piano in oggetto prevede e anche a quelle forme di uscite mascherate che sono le esternalizzazioni di attività e lavoratori»: la denuncia è del Coordinamento nazionale Fabi in Unicredit al termine dell'incontro odierno tra delegazioni sindacali e azienda. «Ancora una volta assistiamo ad un'operazione che vede coinvolti i soli colleghi appartenenti alle aree professionali e quadri direttivi, sottolinea il coordinamento Fabi, che evidenzia anche «la completa assenza di politiche di contenimento dei costi relativi al top management».
ADNKRONOS 25-11-11
UNICREDIT: FABI, NO A MACELLERIA SOCIALE AI DANNI DEI LAVORATORI - IL SINDACATO DOPO PIANO STRATEGICO 2011-2015: TOP MANAGER FACCIANO LA LORO PARTE
Roma, 24 nov. (Adnkronos/Labitalia) - No "all'ennesima macelleria sociale ai danni dei lavoratori". E' la risposta della Fabi al Gruppo Unicredit che oggi, come si legge in una nota del sindacato, ha presentato alle delegazioni sindacali il 'piano strategico 2011-2015', gia' anticipato ieri alle segreterie generali e nazionali delle organizzazioni sindacali del credito.
"L'incontro ha meglio chiarito -spiega il Coordinamento nazionale Fabi in Unicredit- gli obiettivi aziendali e le ricadute sui lavoratori del piano sul perimetro Italia. Siamo fortemente contrari all'utilizzo dello strumento delle uscite/esodi quale unica soluzione per la riduzione dei costi e ci opporremo, pertanto, in ogni modo a questa ennesima operazione di macelleria sociale che il piano in oggetto prevede ed anche a quelle forme di uscite mascherate che sono le esternalizzazioni di attivita' e lavoratori".
"Purtroppo riscontriamo che anche in questo Piano Strategico -continua la Fabi- come gia' avvenuto un anno fa con l'accordo del 18 ottobre 2010, l'unica leva di contenimento dei costi e' rappresentata da un ulteriore taglio del personale e riduzione delle tutele e delle garanzie previste dall'attuale Contratto collettivo nazionale in termini di inquadramenti, flessibilita' , fungibilita', mobilita', ferie, ex-festivita'". (segue)
Lab/Opr/Adnkronos 24-NOV-11 18:10
UNICREDIT: FABI, NO A MACELLERIA SOCIALE AI DANNI DEI LAVORATORI (2) =

(Adnkronos/Labitalia) - "Quindi ancora una volta assistiamo ad un'operazione che vede coinvolti -protesta il sindacato- i soli colleghi appartenenti alle aree professionali e quadri direttivi. Riscontriamo tuttavia -sottolinea il Coordinamento Fabi- la completa
assenza di politiche di contenimento dei costi relativi al top management che risulta essere il primo responsabile dell'andamento certamente non brillante delle performance del Gruppo e della banca in particolare".
"Una classe dirigente numericamente doppia -sottolinea la Fabi- rispetto agli altri gruppi bancari in Italia, le cui retribuzioni e benefit non sono stati mai minimamente intaccati dalla crisi finanziaria".
"Quello stesso management piu' o meno rimescolato responsabile nel corso degli ultimi anni -conclude la nota del sindacato- di continui e spericolati riassetti organizzativi i cui risultati negativi sono sotto gli occhi dei lavoratori, del mercato e dell'opinione pubblica". (Lab/Opr/Adnkronos) 24-NOV-11 18:11
MF- Dowjones 24 11 2011
Unicredit: Fabi, con Piano Strategico macelleria sociale
ROMA (MF-DJ)--"Siamo fortemente contrari all'utilizzo dello strumento delle uscite/esodi quale unica soluzione per la riduzione dei costi e ci opporremo, pertanto, in ogni modo a questa ennesima operazione di macelleria sociale che il piano in oggetto prevede ed anche a quelle forme di uscite mascherate che sono le esternalizzazioni di attivita' e lavoratori".
Cosi' il Coordinamento nazionale Fabi in Unicredit, al termine della presentazione del Piano Strategico 2011-2015 alle delegazioni sindacali, riscontra "anche in questo Piano Strategico, come gia' avvenuto un anno fa con l'accordo del 18/10/2010, l'unica leva di contenimento dei costi e' rappresentata da un ulteriore taglio del personale e riduzione delle tutele e delle garanzie previste dall'attuale Contratto collettivo nazionale in termini di inquadramenti, flessibilita', fungibilita', mobilita', ferie, ex-festivita'".
"Riscontriamo tuttavia - sottolinea la nota - la completa assenza di politiche di contenimento dei costi relativi al top management che risulta essere il primo responsabile dell'andamento certamente non brillante delle performance del Gruppo e della banca in particolare. Quello stesso management piu' o meno rimescolato responsabile nel corso degli ultimi anni di continui e spericolati riassetti organizzativi i cui risultati negativi sono sotto gli occhi dei lavoratori, del mercato e dell'opinione
pubblica". com/dar
REUTERS 24-11-11
UniCredit, Fabi: no a esuberi, top management sia parte di taglio costi
MILANO, 24 novembre (Reuters) - UniCredit ha presentato oggi alle delegazioni sindacali il piano strategico 2010-2015 dopo averlo anticipato ieri alle segreterie generali e nazionali.
Il coordinamento nazionale della Fabi in UniCredit si dichiara "fortemente contrario all'utilizzo dello strumento delle uscite/esodi quale unica soluzione per la riduzione dei costi".
"Ci opporremo, pertanto - si legge in una nota- in ogni modo a questa ennesima operazione di macelleria sociale che il piano in oggetto prevede ed anche a quelle forme di uscite mascherate che sono le esternalizzazioni di attività e lavoratori".
Nel piano industriale 2010-2015 UniCredit ha previsto la riduzione di circa 5.200 unità del personale tra settembre 2011 e il 2015. Per dettagli cliccare
Dei tagli programmati, 3.500 unità saranno oggetto del confronto con i sindacati. A partire da oggi ci sono 50 giorni di tempo per trovare un accordo. Dal 2010 a oggi i tagli già effettuati da UniCredit e quelli programmati ammontano complessivamente a 7.500 unità.
"Purtroppo riscontriamo che anche in questo Piano Strategico, come già avvenuto un anno fa con l'accordo del 18/10/2010, l'unica leva di contenimento dei costi è rappresentata da un ulteriore taglio del personale e riduzione delle tutele e delle garanzie previste dall'attuale Contratto collettivo nazionale in termini di inquadramenti, flessibilità , fungibilità, mobilità, ferie, ex-festività", prosegue la nota Fabi.
"Riscontriamo tuttavia - sottolinea il Coordinamento Fabi - la completa assenza di politiche di contenimento dei costi relativi al top management che risulta essere il primo responsabile dell'andamento certamente non brillante delle performance del Gruppo e della banca in particolare. Una classe dirigente numericamente doppia rispetto agli altri gruppi bancari in Italia, le cui retribuzioni e benefit non sono stati mai minimamente intaccati dalla crisi finanziaria".
ANSA 24 11 2011
UNICREDIT: FABI; NO A USCITE, ENNESIMA MACELLERIA SOCIALE
(ANSA) - MILANO, 24 NOV - "Siamo fortemente contrari all'utilizzo dello strumento delle uscite/esodi quale unica soluzione per la riduzione dei costi e ci opporremo, pertanto, in ogni modo a questa ennesima operazione di macelleria sociale che il piano in oggetto prevede e anche a quelle forme di uscite mascherate che sono le esternalizzazioni di attività e lavoratori". Così, in una nota, il Coordinamento nazionale Fabi in Unicredit al termine dell'incontro odierno tra delegazioni sindacali e azienda "Ancora una volta assistiamo ad un'operazione che vede coinvolti i soli colleghi appartenenti alle aree professionali e quadri direttivì, sottolinea il coordinamento Fabi, che evidenzia anche "la completa assenza di politiche di contenimento dei costi relativi al top management".
"Quello stesso management, più o meno rimescolato, responsabile, nel corso degli ultimi anni, di continui e spericolati riassetti organizzativi - afferma i sindacato – i cui risultati negativi sono sotto gli occhi dei lavoratori, del mercato e dell'opinione pubblica". (ANSA).
da ASCA via wallstreetitalia.com 24 11 2011
Unicredit: Fabi, Riduzione costi deve colpire Top Manager, No dipendenti
(ASCA) - Roma, 24 nov -''Siamo fortemente contrari all'utilizzo dello strumento delle uscite/esodi quale unica soluzione per la riduzione dei costi e ci opporremo, pertanto, in ogni modo a questa ennesima operazione di macelleria sociale che il piano in oggetto prevede ed anche a quelle forme di uscite mascherate che sono le esternalizzazioni di attivita' e lavoratori'', ha dichiarato a caldo il Coordinamento nazionale FABI in Unicredit, dopo l'incontro con l'azienda sul piano strategico 2011-15. ''Purtroppo riscontriamo che l'unica leva di contenimento dei costi e' rappresentata da un ulteriore taglio del personale e riduzione delle tutele e delle garanzie previste dall'attuale Contratto collettivo nazionale in termini di inquadramenti, flessibilita' , fungibilita', mobilita', ferie, ex-festivita''', prosegue la nota della Fabi.. ''Riscontriamo tuttavia'', sottolinea il Coordinamento FABI, ''la completa assenza di politiche di contenimento dei costi relativi al top management. Quello stesso management piu' o meno rimescolato responsabile nel corso degli ultimi anni di continui e spericolati riassetti organizzativi i cui risultati negativi sono sotto gli occhi dei lavoratori, del mercato e dell'opinione pubblica'', conclude la nota.
RADIOCOR 24-11-11
UniCredit: Fabi, contrari a macelleria sociale del nuovo piano

Milano, 24 nov – “Siamo fortemente contrari all’utilizzo dello strumento delle uscite/esodi quale unica soluzione per la riduzione dei costi e ci opporremo, pertanto, in ogni modo a questa ennesima operazione di macelleria sociale” che il nuovo piano strategico di UniCredit “prevede e anche a quelle forme di uscite mascherate che sono le esternalizzazioni di attivita’ e lavoratori”. Questo il commento del Coordinamento nazionale Fabi in Unicredit, al termine dell’incontro che ha formalmente avviato i 50 giorni di trattative per raggiungere un’intesa sulla questione. “Purtroppo – prosegue la Fabi – riscontriamo che anche in questo piano strategico, come gia’ avvenuto un anno fa con l’accordo del 18 ottobre 2010, l’unica leva di contenimento dei costi e’ rappresentata da un ulteriore taglio del personale e riduzione delle tutele e delle garanzie previste dall’attuale contratto collettivo nazionale in termini di inquadramenti, flessibilita’ , fungibilita’, mobilita’, ferie, ex-festivita’”. “Riscontriamo tuttavia – si legge ancora in un comunicato – la completa assenza di politiche di contenimento dei costi relativi al top management che risulta essere il primo responsabile dell’andamento certamente non brillante delle performance del gruppo e della banca in particolare. Una classe dirigente numericamente doppia rispetto agli altri gruppi bancari in Italia, le cui retribuzioni e benefit non sono stati mai minimamente intaccati dalla crisi finanziaria”. “Quello stesso management – conclude la Fabi – piu’ o meno rimescolato responsabile nel corso degli ultimi anni di continui e spericolati riassetti organizzativi i cui risultati negativi sono sotto gli occhi dei lavoratori, del mercato e dell’opinione pubblica”. Com-Ppa- 24-11-11 19:24:02 (0363) 5

DA CORRIERE.IT 24-11-11
UniCredit: Fabi, contrari a macelleria sociale del nuovo piano

Milano, 24 nov – “Siamo fortemente contrari all’utilizzo dello strumento delle uscite/esodi quale unica soluzione per la riduzione dei costi e ci opporremo, pertanto, in ogni modo a questa ennesima operazione di macelleria sociale” che il nuovo piano strategico di UniCredit “prevede e anche a quelle forme di uscite mascherate che sono le esternalizzazioni di attivita’ e lavoratori”. Questo il commento del Coordinamento nazionale Fabi in Unicredit, al termine dell’incontro che ha formalmente avviato i 50 giorni di trattative per raggiungere un’intesa sulla questione. “Purtroppo – prosegue la Fabi – riscontriamo che anche in questo piano strategico, come gia’ avvenuto un anno fa con l’accordo del 18 ottobre 2010, l’unica leva di contenimento dei costi e’ rappresentata da un ulteriore taglio del personale e riduzione delle tutele e delle garanzie previste dall’attuale contratto collettivo nazionale in termini di inquadramenti, flessibilita’ , fungibilita’, mobilita’, ferie, ex-festivita’”. “Riscontriamo tuttavia – si legge ancora in un comunicato – la completa assenza di politiche di contenimento dei costi relativi al top management che risulta essere il primo responsabile dell’andamento certamente non brillante delle performance del gruppo e della banca in particolare. Una classe dirigente numericamente doppia rispetto agli altri gruppi bancari in Italia, le cui retribuzioni e benefit non sono stati mai minimamente intaccati dalla crisi finanziaria”. “Quello stesso management – conclude la Fabi – piu’ o meno rimescolato responsabile nel corso degli ultimi anni di continui e spericolati riassetti organizzativi i cui risultati negativi sono sotto gli occhi dei lavoratori, del mercato e dell’opinione pubblica”. Com-Ppa- 24-11-11 19:24:02 (0363) 5

ECONOMIAWEB.IT 24 -11-2011
Banche, scatta l’allarme esuberi
di Fulvia Grandi
Negli ultimi 10 giorni sono stati annunciati circa 13mila tagli. Mastropasqua (Fabi): «Ingiusto chiedere ancora sacrifici agli impiegati».
Il 24 novembre si apre la procedura per la gestione dgli esuberi annunciati da Unicredit. Le parti, come prassi, avranno 50 giorni di tempo per raggiungere un accordo.
Ma questo è solo uno dei tavoli sindacali che interessano il comparto bancario.
Quella che si avvicina, infatti, è una vera e propria ondata di tagli che interessa istituti italiani e internazionali. In Italia, solo per le principali quattro banche, negli ultimi 10 giorni sono stati annunciati circa 13.000 esuberi da smaltire nei prossimi 4 anni.
«E l’onda lunga potrebbe non essere ancora finita». A lanciare l’allarme è Augusto Mastropasqua, responsabile dipartimento contrattualistica della Fabi (il principale sindacato dei bancari), intervistato da Economiaweb.it.
«Bisogna vedere come le banche si stanno riconvertendo, in passato avevano aperto tantissimi sportelli e quindi serviva gente, ora per ò non c’è più questo bisogno», commenta Mastropasqua, che poi punta il dito contro i bonus e i compensi dei vertici.
«Gli impiegati hanno fatto già enormi sacrifici, ora la riduzione dei costi deve venire dal management degli stessi istituti di credito», dice il sindacalista.
IL SACRIFICIO DI GHIZZONI. L’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, ha detto che è pronto a rinunciare al proprio bonus, ma secondo la Fabi questo non è sufficiente: ci vuole una vera politica di riduzione di bonus e compensi.
Lunedì 14 novembre, Piazza Cordusio ha presentato il nuovo piano industriale e ha annunciato una riduzione del personale di circa 5.200 unità tra settembre 2011 e il 2015. Parte degli esuberi sono già compresi negli accordi sottoscritti con i sindacati. «Per quelli che invece non sono compresi, ci siederemo al tavolo per trovare una soluzione che rispetti i colleghi», ha detto Ghizzoni.
«I nuoviesuberi del piano industriale devono essere ancora oggetto di trattativa con i sindacati», conferma il sindacalista della Fabi, che ha già chiesto una riduzione dei tagli e che le uscite avvengano solo su base volontaria e incentivata.
LA CAPIENZA DEL FONDO DI SOLIDARIETà. I nuovi esuberi di Unicredit, sommati ai circa 5.000 di Intesa Sanpaolo, ai 1.700 del Banco Popolare e ai 1.000 di Ubi Banca, portano il numero delle fuoriuscite nei prissimi quattro anni a quasi 13.000.
Nella maggior parte dei casi, interviene in soccorso il fondo di solidarietà (o fondo esuberi), l’ammortizzatore sociale del settore del credito, che è stato istituito nel 2000 grazie a un accordo tra Abi e sindacati.
«Fino a oggi, questo fondo ha permesso nelle banche italiane il pre-pensionamento volontario e incentivato di oltre 40.000 lavoratori bancari, in cambio, spesso, di nuove assunzioni di giovani», prosegue Mastropasqua, che poi spiega che il fondo ha così permesso di governare in maniera morbida e non traumatica (senza lasciare privi di reddito i lavoratori in esubero) le ristrutturazioni aziendali che si sono susseguite dal 2000 ad oggi.
A differenza di quanto uno potrebbe, per ò, subito immaginare, nonostante l’ondata di licenziamenti in arrivo, il fondo non rischia di esaurirsi. «Si tratta di un ammortizzatore sociale che viene interamente finanziato dalle banche e dai lavoratori bancari, e che non ha costi per la collettività», spiega Mastropasqua, che poi aggiunge che possono accedervi per ò solo i lavoratori a cui manchino al massimo 5 anni al raggiungimento dei requisiti pensionistici.
GARANZIE ESTESE ANCHE AI GIOVANI. A luglio per ò è stato mosso un passo importante: èstato firmato un nuovo accordo che «permette al nuovo fondo, chiamato di riconversione professionale,di estendere la tutela, prima valida solo in caso di pre-pensionamento, a tutti i dipendenti del gruppo che vengono licenziati. E quindi anche ai giovani», precisa Mastropasqua.
L’ondata di nuovi licenziamenti non riguarda per ò solo l’Italia.
In tutto il resto d’Europa e negli Stati Uniti sono molteplici gli istituti che hanno annunciato dei piani di ristrutturazione che prevedono anche pesanti tagli.
TAGLI ANCHE NELLE BANCHE INTERNAZIONALI. è di qualche giorno fa, l’annuncio che la francese Bnp Paribas (cui fa capo Bnl) taglierà 1.400 persone: 373 in Francia e 1.023 all’estero. In Svizzera, intanto, si parla di 3.500 esuberi per Ubs e di altri 1.500 tagli per Credit Suisse, che si aggiungono ai 2 mila licenziamenti già annunciati a luglio.
In America, invece, Citigroup potrebbe arrivare a tagliare 3.000 unità, mentre Goldman Sachs si sta preparando a una riduzione di 1.000 posti di lavoro.
Numeri choc per Bank of America, che ha annunciato di voler tagliare 30.000 posti di lavoro.
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