La riforma pensionistica non avrà impatti sui 5mila esodi e pensionamenti volontari sanciti dall'accordo del 29 luglio. Nessuno sarà costretto a ritardare la propria uscita. Chi posticiperà l'accesso alla pensione, potrà esser collocato sul Fondo">

INTESA SANPAOLO, SALVE LE USCITE

La riforma pensionistica non avrà impatti sui 5mila esodi e pensionamenti volontari sanciti dall’accordo del 29 luglio. Nessuno sarà costretto a ritardare la propria uscita. Chi posticiperà l’accesso alla pensione, potrà esser collocato sul Fondo
INTESA SANPAOLO, SALVE LE USCITE

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I 5mila lavoratori del Gruppo Intesa Sanpaolo che hanno aderito al piano esodi sancito dall’accordo del 29 luglio possono dormire sonni tranquilli.
La riforma pensionistica targata Mario Monti, che innalza l’età pensionabile e i requisiti contributivi, non avrà infatti alcun impatto su di loro e nessuno si vedrà dunque costretto a ritardare la propria uscita.
Gli esodi e i pensionamenti, in base ai termini dell’accordo, avverranno a scaglioni: la prima tranche di dipendenti uscirà a gennaio 2012, la seconda e la terza rispettivamente a giugno e a dicembre 2012, l’ultima a giugno 2013. La tempistica rimarrà, quindi, la stessa stabilita dall’intesa di luglio.
I pre-pensionandi salvi per decreto. Così come chiesto dalla FABI e dalla altre organizzazioni sindacali al Governo, i lavoratori che andranno in esodo accederanno alla pensione in base ai vecchi criteri e non a quelli imposti dalla riforma Monti.
A dirlo chiaramente l’articolo 24 della Manovra, che esonera dalle nuove previsioni in materia pensionistica tutti coloro i quali, in base ad accordi siglati prima del 4 dicembre 2011, hanno chiesto e ottenuto di essere collocati sul Fondo di Solidarietà.
Rientrano in questa categoria i circa 4mila addetti di Intesa Sanpaolo che andranno in prepensionamento da gennaio 2012 fino a dicembre 2013, come previsto dal piano d’impresa 2011-14.
La Manovra precisa, infine, che i lavoratori dovranno restare a carico del Fondo fino al compimento del 59esimo anno d’età. Ci ò vuol dire che alcuni lavoratori la cui uscita dal Fondo era prevista prima, dovranno comunque continuare, fino al raggiungimento di questo requisito anagrafico, ad usufruire delle prestazioni dell’ammortizzatore sociale.
A coprire i costi straordinari dell’operazione sarà la banca. Nessuno dunque si ritroverà privato dell’assegno di sostegno al reddito.
I pensionandi salvi grazie all’accordo. L’accordo del 29 luglio “salva” anche quei lavoratori che hanno scelto dietro incentivo economico di essere collocati in pensione e che per ò rientrano in pieno nelle previsioni della riforma Monti.
In che modo li salvaguarda? I dipendenti in questione, ai quali è stato posticipato l’accesso alla quiescenza, potranno comunque accedere al Fondo di Solidarietà per l’intero arco di tempo che li separa dal raggiungimento della pensione. Insomma, la loro uscita non subirà ritardi.
Una possibilità, quella di essere collocati sul Fondo esuberi, esplicitamente prevista dall’accordo del 29 luglio.
“Già nell’intesa del 29 luglio era stata prevista questa facoltà”, commenta Giuseppe Milazzo, Coordinatore nazionale FABI in Intesa Sanpaolo, “A gennaio abbiamo fissato un nuovo incontro con i vertici per definire le successive fasi di applicazione dell’accordo. I lavoratori potenzialmente toccati dalla riforma sono circa un migliaio, ma le loro uscite non verranno messe in discussione”.
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