Ennesimo stravolgimento del piano industriale: anziché aprire 50 nuove filiali e chiuderne 40, come previsto, il Gruppo ne chiude 84 e ne trasforma 38 in minisportelli. Citterio: "Subito confronto con azienda su mobilità e riconversioni professionali"">

UBI, VIA 84 FILIALI. MA LA FABI NON CI STA

Ennesimo stravolgimento del piano industriale: anziché aprire 50 nuove filiali e chiuderne 40, come previsto, il Gruppo ne chiude 84 e ne trasforma 38 in minisportelli. Citterio: “Subito confronto con azienda su mobilità e riconversioni professionali”
UBI, VIA 84 FILIALI. MA LA FABI NON CI STA
Il Gruppo Ubi è pronto a chiudere 84 filiali e a trasformarne altre 38 in mini-sportelli. Vengono così del tutto stravolte le previsioni del piano industriale 2011-15, presentato a giugno, che invece stabiliva la chiusura di 40 sportelli in cambio per ò dell'apertura di altre 50 agenzie, con un saldo positivo di 10 unità.
Le chiusure scatteranno a partire dal 24 febbraio e interesseranno soprattutto banca Carime (una filiale e 23 minisportelli chiusi), poi a seguire Banco di Brescia (16 filiali e 7 minisportelli chiusi), Banca Popolare di Ancona (14 agenzie chiuse), Banca Popolare Commercio e Industria (10 sportelli chiusi), banca regionale europea (5 chiusure), banca San Giorgio (4 chiusure), Banca Popolare di Bergamo ( 3 chiusure). Scomparirà, infine, la filiale fiorentina di Ubi Private Banking.
L'operazione ha incontrato la dura opposizione dei sindacati, FABI in testa, che già alla fine del 2011 avevano bocciato il piano industriale rompendo la trattativa con l'azienda.
"Nel nostro Gruppo gli unici segnali che pervengono sono quelli del taglio dei costi, politica apprezzabile se coinvolgesse tutti (dirigenti e consulenti compresi)e se, insieme ai tagli, proponesse anche politiche di crescita e proposte di adeguati prodotti attraverso il sostegno di adeguate procedure", hanno scritto le organizzazioni sindacali in una nota unitaria.
"Di questo, al momento, nella procedura aziendale non c'è traccia, mentre appare chiaro che, se per alcune aziende si pu ò anche parlare di riorganizzazione, per altre, in particolare la Carime, si tratta di un vero e proprio abbandono del territorio".
Le richieste della FABI. I tagli annunciati sugli sportelli non avranno per ò ricadute occupazionali, a quanto conferma il Gruppo.
La FABI e gli altri sindacati hanno comunque chiesto all'azienda un confronto urgente sul piano di ristrutturazione che, pur non comportando esuberi, causerà tuttavia trasferimenti di personale e processi di riconversione professionale.
La trattativa dovrebbe partire dopo il 18 gennaio.
"Chiederemo all'azienda specifiche garanzie sugli inquadramenti e sulla mobilità per tutti quei lavoratori che saranno ricollocati sulla rete, a seguito della chiusura degli sportelli. Si dovranno evitare demansionamenti ingiustificati e trasferimenti penalizzanti", dichiara Paolo Citterio, Coordinatore FABI in Ubi.
"Vista la fase delicata che il Gruppo sta vivendo, occorre che ci sia un confronto vero tra le parti", sottolinea Citterio.
"Altro impegno in agenda nell'immediato", conclude il Coordinatore nazionale FABI in Ubi, "sarà trovare con la banca un accordo sui nuovi inquadramenti derivanti dalle previsioni del piano industriale 2011-15. A livello contrattuale si dovranno ridefinire le nuove figure professionali introdotte dal piano relative alla Mass Market team e agli sviluppatori".
Bergamo 10/01/2011

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