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Un confronto dai toni aspri quello che si è svolto ieri tra le organizzazioni sindacali e Federcasse, nell’ambito della trattativa sul rinnovo del contratto nazionale delle Bcc.
Le banche del credito cooperativo continuano a chiedere un “contratto low cost”.
Ieri, in particolare, sono stati affrontati due argomenti “caldi”: la ricollocazione dei lavoratori della Banca di credito cooperativo di Cosenza, istituto in amministrazione straordinaria sull’orlo della liquidazione coatta amministrativa, e la revisione del Fondo di Solidarietà.
“Abbiamo chiesto”, racconta Luca Bertinotti, Segretario nazionale FABI, “che si proceda a una riforma complessiva e profonda dell’ammortizzatore sociale di settore, da ultimare entro il 30 giugno. Vogliamo, inoltre, che le aziende tornino a versare i contributi ordinari sul Fondo a partire da gennaio, per renderlo pienamente operativo”.
Una richiesta avanzata soprattutto in considerazione della grave situazione di difficoltà economica attraversata dal settore del credito cooperativo, che negli ultimi anni ha registrato il commissariamento di circa 64 banche associate.
L’obiettivo è quello di attutire notevolmente gli impatti della crisi sui lavoratori.
Federcasse, per ò, è fermamente intenzionata a mantenere la sospensione del contributo ordinario sul Fondo di Solidarietà, per meri motivi di bilancio, mentre ha condiviso la necessità di destinare ai a tutti progetti di formazione, in via straordinaria e una tantum, il 20% delle risorse inutilizzate del Fondo, già stanziate per ammortizzare la sospensione e la riduzione dell’attività lavorativa.
Bcc di Cosenza: è guerra aperta. Scontro aperto, invece, sulla vertenza Bcc di Cosenza. Federcasse ha manifestato la sua impossibilità a ricollocare all’interno delle 450 banche del credito cooperativo i 16 lavoratori, su 64 in esubero, dell’istituto calabrese ormai in predicato di essere liquidato in via coatta e amministrativa.
“Stigmatizziamo duramente questa presa di posizione”, ha detto Bertinotti, “è una decisione inaudita che contraddice, fin dalle fondamenta, gi stessi principi mutualistici, cardine del movimento cooperativo. Non ricollocare i lavoratori sarebbe un errore imperdonabile, che nell’immediato potrebbe pregiudicare qualsiasi percorso di confronto con la controparte.”
Roma 12/01/2012