FRENO AI SUPER-STIPENDI E CONTRIBUTO AL FONDO PER L’OCCUPAZIONE: MUSSARI SPIANA LA STRADA AL CONTRATTO, I SINDACATI RISPONDONO
Il Presidente dell’ABI: “Necessaria una stretta sui compensi dei manager.” I sindacati plaudono:” atto politico di discontinuità”
Il Giornale, domenica 15 gennaio 2012
Banche, Mussari spiana la strada al contratto
Massimo Restelli
Il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, spiana la strada al rinnovo del contratto dei bancari con una lettera-bazooka in cui chiede di congelare i «super-stipendi» del settore e invita i massimi dirigenti ad auto-tassarsi per creare nuova occupazione nella malconcia industria del credito italiana. La mossa, di grande peso politico, è contenuta nella missiva partita da Roma il 12 gennaio alla volta dei presidenti, degli amministratori delegati e dei direttori generali degli istituti di credito associati a Palazzo Altieri. Pur con i toni paludati propri dell'Abi, Mussari - dopo aver richiamato la durezza della crisi, i sacrifici chiesti agli italiani dal governo Monti e il ristagno del pil - scrive di ritenere «doveroso» che le banche compiano un ulteriore sforzo di «moderazione» delle buste paga dei vertici, così da giungere «per quanto possibile» e senza provocare scossoni nelle prime linee, ad evitare incrementi salariali «per il periodo di vigenza del contratto nazionale delle altre categorie». In sostanza nessun aumento per i prossimi tre anni. Non solo, Mussari sottolinea di ritenere «opportuno» che le «figure apicali più rilevanti» contribuiscano alla nascita del nuovo Fondo per l'occupazione, rinunciando indicativamente al 4% della retribuzione fissa.
La determinazione del messaggio e la contabilizzazione del contributo sono due spie inequivocabili di come la firma del contratto nazionale dei bancari sia imminente. Con questa lettera Mussari accoglie infatti le due principali pregiudiziali poste dalla Fabi e dalle sigle ex confederali (Fiba-Cisl, Fisac-Cgil e Uilca-Uil): le trattative riprenderanno domani e quasi sicuramente la firma sarà posta già in settimana.
A meno di imprevisti, la piattaforma prevederà, come chiesto dai sindacati, un recupero dell'inflazione pari al 6,20% in tre anni (in termini Ipca). L'Abi incassarebbe invece garanzie di maggiore produttività e la sospensione per due anni di alcuni diritti acquisiti, come gli scatti di anzianità; resta invece da capire quale sarà il compromesso sulle ex-festività che le banche vorrebbero congelare. Palazzo Altieri ha poi ottenuto una deregulation sugli orari, così da consentire agli sportelli di rimanere aperti fino alle dieci di sera (oggi è già prevista l'operatività al sabato). L'altra scelta strategica sarà quella di riportare in casa le attività prima esternalizzate (come i call center), solo in cambio per ò di un taglio del 20% del minimo contrattuale. In questo modo Francesco Micheli, deus ex machina dell'Abi al tavolo delle trattative, centrerà l'obiettivo dell'associazione di avvicinare il costo del lavoro in banca a quello delle Poste di Massimo Sarmi, che con il Banco Posta dà non poco filo da torcere soprattutto sulla clientela low cost.
Il nuovo Fondo per l'occupazione sarebbe inoltre finanziato, pur con diversa gradualità, non solo dai top banker ma dall'intero corpus direttivo delle singole aziende creditizie (a partire dai dirigenti di primo livello) e dovrebbe ricevere i 190 milioni di euro oggi giacenti sul Fondo esuberi per la formazione. Una piccola rivoluzione: a conti fatti il Fondo per l'occupazione dovrebbe infatti essere abbastanza capiente per aiutare il sistema bancario ad assumere 16mila persone nei prossimi tre anni; si parla di un contributo fiscale prossimo a 2.800 euro per ogni nuovo addetto. Un buon viatico per i prossimi piani industriali. Una volta superato lo scoglio del contratto, l'Abi e i sindacati dovranno infine riprendere in mano il fondo esuberi per adattare il principale ammortizzatore sociale del settore alla riforma pensionistica voluta dall'esecutivo.
La determinazione del messaggio e la contabilizzazione del contributo sono due spie inequivocabili di come la firma del contratto nazionale dei bancari sia imminente. Con questa lettera Mussari accoglie infatti le due principali pregiudiziali poste dalla Fabi e dalle sigle ex confederali (Fiba-Cisl, Fisac-Cgil e Uilca-Uil): le trattative riprenderanno domani e quasi sicuramente la firma sarà posta già in settimana.
A meno di imprevisti, la piattaforma prevederà, come chiesto dai sindacati, un recupero dell'inflazione pari al 6,20% in tre anni (in termini Ipca). L'Abi incassarebbe invece garanzie di maggiore produttività e la sospensione per due anni di alcuni diritti acquisiti, come gli scatti di anzianità; resta invece da capire quale sarà il compromesso sulle ex-festività che le banche vorrebbero congelare. Palazzo Altieri ha poi ottenuto una deregulation sugli orari, così da consentire agli sportelli di rimanere aperti fino alle dieci di sera (oggi è già prevista l'operatività al sabato). L'altra scelta strategica sarà quella di riportare in casa le attività prima esternalizzate (come i call center), solo in cambio per ò di un taglio del 20% del minimo contrattuale. In questo modo Francesco Micheli, deus ex machina dell'Abi al tavolo delle trattative, centrerà l'obiettivo dell'associazione di avvicinare il costo del lavoro in banca a quello delle Poste di Massimo Sarmi, che con il Banco Posta dà non poco filo da torcere soprattutto sulla clientela low cost.
Il nuovo Fondo per l'occupazione sarebbe inoltre finanziato, pur con diversa gradualità, non solo dai top banker ma dall'intero corpus direttivo delle singole aziende creditizie (a partire dai dirigenti di primo livello) e dovrebbe ricevere i 190 milioni di euro oggi giacenti sul Fondo esuberi per la formazione. Una piccola rivoluzione: a conti fatti il Fondo per l'occupazione dovrebbe infatti essere abbastanza capiente per aiutare il sistema bancario ad assumere 16mila persone nei prossimi tre anni; si parla di un contributo fiscale prossimo a 2.800 euro per ogni nuovo addetto. Un buon viatico per i prossimi piani industriali. Una volta superato lo scoglio del contratto, l'Abi e i sindacati dovranno infine riprendere in mano il fondo esuberi per adattare il principale ammortizzatore sociale del settore alla riforma pensionistica voluta dall'esecutivo.
IL SOLE 24 ORE, domenica 15 gennaio 2012
Abi contro S&P: «Scelte irresponsabili» La decisione di abbassare il rating dell'Italia è incomprensibile dopo le ultime aste del Tesoro - IL MOMENTO CRITICO - Alla vigilia dell'incontro con Bankitalia, l'associazione chiede riduzioni di stipendio ai top manager e contributi al fondo occupazione
Rossella Bocciarelli
ROMA - «Ingiustificata, incomprensibile e irresponsabile». Per commentare la grandine di declassamenti decisa da S&P, che penalizza in particolar modo il nostro Paese, l'Associazione delle banche italiane usa più o meno gli stessi termini scelti dal commissario per gli Affari europei Olli Rehn (il quale ha parlato anche, senza peli sulla lingua, di «attacco politico all'Europa»). Alla vigilia della riapertura dei mercati e di una giornata che in via automatica dovrebbe vedere anche il downgrading dei principali istituti di credito e imprese italiane (la regola adottata dalle "tre sorelle" prevede che nessun ente privato possa avere un merito di credito superiore a quello del proprio Paese) le banche italiane prendono posizione per sottolineare l'incongruenza di una decisione arrivata dopo che l'Italia aveva intrapreso azioni decisive per contrastare la crisi e mentre i risultati delle ultime aste di titoli di Stato italiani cominicavano a rispecchiare i passi avanti compiuti. Il downgrading a BBB+, per contro, impedisce a fondi esteri e gestori assicurativi (per i loro vincoli statutari autorizzati a comprare solo titoli di serie A) di rientrare sul mercato dei titoli italiani e potrebbe, per questa via, avere conseguenze pesanti sul finanziamento del debito pubblico.
Ma da Palazzo Altieri viene anche l'auspicio «che sia completata e approvata nel minor tempo possibile la disciplina europea sulle agenzie di rating e che la Banca centrale europea e le autorità di vigilanza riconsiderino da subito l'utilizzo dei rating esterni nelle loro procedure e nei loro modelli di valutazione». è un augurio sul quale è tornata ieri perfino la Cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha sottolineato come sia necessario rivedere le norme per le agenzie di rating in modo da limitare la dipendenza dai loro giudizi. C'è chi ritiene che sia stata proprio quella proposta Ue di regole più severe, di trasparenza e di responsabilità per i danni provocati da previsioni ingiustificate o manipolatrici del mercato da parte delle agenzie, a richiamare la "vendetta" delle società di rating nei confronti dell'Europa. Ma c'è anche chi pensa che la decisione di S&P non comporterà grandi effetti sugli spread perchè «comincia ad aumentare - afferma ad esempio Gregorio De Felice, capo economista di Intesa San Paolo - la percezione che quelli delle agenzie di rating sono giudizi e non oro colato» e anche perchè in Italia «sono state varate manovre per 80 miliardi di euro a carico dei cittadini e questo meriterebbe un po' più di rispetto».
Di sicuro, dei risvolti che l'improvvida decisione potrebbe comportare sulle strategie creditizie italiane, comprese quelle legate al temporaneo (e prociclico, secondo la definizione del presidente della Bce, Mario Draghi) rafforzamento patrimoniale chiesto dall'Eba, si parlerà molto alla riunione di dopodomani in Banca d'Italia. A quell'appuntamento con il governatore Ignazio Visco i banchieri si presenteranno avendo iniziato a fare "i compiti a casa" rispetto a una richiesta avanzata da tempo dalla Vigilanza: realizzare risparmi interni anche sul fronte dei compensi ai top manager. Il presidente dell'Abi ha infatti dato indicazioni in tal senso in una lettera spedita giovedì scorso a presidenti, amministratori delegati e direttori generali di tutte le aziende di credito: «La crisi - scrive Giuseppe Mussari - si è trasformata in vera e propria emergenza all'accentuarsi dell'attenzione sui debiti pubblici, che ha indotto il nostro Governo ad adottare misure necessarie e auspicate, ma senza precedenti per rigore e incisività, attraverso manovre che hanno imposto sacrifici ai cittadini e tra esse a lavoratori e pensionati». La questione dei compensi ai top manager, prosegue la lettera, si è imposta alla comune attenzione «in una logica di equa distribuzione e di sostenibilità complessiva delle misure imposte dalla congiuntura». Di qui, la richiesta ai banchieri: evitare incrementi nelle remunerazioni delle figure apicali e più rilevanti in azienda per il periodo di vigenza del contratto delle altre categorie. E se sarà costituito, insieme alle organizzazioni sindacali dei bancari, un apposito fondo di sostegno all'occupazione di settore, i top manager delle aziende di credito sono stati invitati a contribuirvi con un apporto pari al 4 per cento della loro retribuzione fissa.
CORRIERE DELLA SERA, domenica 15 gennaio 2012
Mussari ai banchieri: stipendi più contenuti
Stefania Tamburello
ROMA — La lettera di Giuseppe Mussari è partita venerdì da Palazzo Altieri alla volta degli amministratori delle banche associate. Con questa il presidente dell'Abi ha chiesto ai suoi colleghi di attuare una «moderazione» nella politica retributiva dei top manager e di evitare in particolare incrementi dei compensi nel periodo di vigenza del nuovo contratto dei lavoratori del settore. Ma non solo: Mussari invita gli amministratori delle banche a chiedere ai dirigenti più rilevanti aziendalmente di contribuire col 4% della retribuzione fissa al Fondo per il sostegno all'occupazione del settore che sta per essere costituito con i sindacati nell'ambito del rinnovo contrattuale. E ci ò con l'obiettivo di pagare per i primi 3-4 anni i contributi per i nuovi assunti.
Il messaggio inviato ai banchieri è in realtà diretto ai lavoratori e ai loro rappresentanti sindacali che domani, lunedì, riprenderanno, per il round definitivo, le trattative. Un'iniziativa che Mussari ritiene possa essere distensiva per i rapporti tra le parti in un momento in cui le aziende chiedono un accordo di lavoro severo, modulato sull'emergenza della situazione di crisi.
I punti principali del nuovo contratto in discussione tra le parti riguardano una maggiore flessibilità dell'orario di lavoro visto che l'obiettivo della delegazione dell'Abi, guidata da Francesco Micheli, è quello di arrivare all'apertura degli sportelli dalle 8 alle 22. In secondo luogo si tratta sulla fungibilità delle funzioni tra i 4 livelli di quadri e si torna a discutere dei contratti complementari per riportare in banca i servizi esternalizzati, come la gestione del contante, con un salario ridotto del 20% e orario di 40 ore settimanali invece di 37,5%. Salari ridotti del 20% potrebbero essere previsti anche per i nuovi ingressi in banca, a sostegno dei quali dovrebbe essere appunto creato un nuovo fondo con l'apporto dei lavoratori e delle aziende. Quanto alla parte salariale, la più contrastata, le aziende propongono aumenti di 50 euro l'anno per tre anni, il blocco degli scatti e la sospensione per lo stesso periodo delle 23 ore di permessi retribuiti e delle ex festività.
La Repubblica, domenica 15 gennaio 2012
Abi ai banchieri: limite ai compensi e niente aumenti per un triennio
L’ABI invia una lettera ai vertici delle banche raccomandando moderazione nei compensi manageriali. A poche ore dal rush negoziale sul contratto di categoria, il Presidente Giuseppe Mussari auspica una politica di blocco dei compensi per il prossimo triennio del contratto, che dovrebbe essere siglato entro gennaio. Mussari chiede poi ai top manager di contribuire al Fondo per l’occupazione che dovrebbe nascere dai nuovi accordi, con un “apporto del 4% della retribuzione fissa”
Il Messaggero, domenica 15 gennaio 2012
Mussari scrive ai banchieri: “Ora moderazione salariale”