Le retribuzioni dei banchieri non devono superare di 20 volte quelle del personale delle banche. Non solo, ma devono anche essere collegate al raggiungimento di obiettivi di medio lungo termine, come peraltro stabilito da numerose circolari della Banca d’Italia.

è quanto hanno chiesto unitariamente i Segretari Generali delle sette organizzazioni sindacali del Credito, Maurizio Arena (Dircredito), Lando Maria Sileoni (FABI), Giuseppe Gallo (FIBA Cisl), Agostino Megale (FISAC Cgil), Pietro Pisani (SINFUB), Fabio Verelli (UGL Credito) e Massimo Masi (Uilca) nella lettera aperta inviata oggi al Presidente del Consiglio, Mario Monti, Al Governatore della Banca D’Italia, Ignazio Visco, al Presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari.

“Si tratterebbe di una determinazione”, scrivono le organizzazioni sindacali, “che, mentre porrebbe le aziende di credito al riparo dalla concorrenza sleale sempre al rialzo per attrarre Top Management ed Alta Dirigenza, esprimerebbe, altresì, la volontà di non arrestarsi sulla soglia di privilegi ormai universalmente percepiti in tutta la loro insostenibilità etica e qualificherebbe l’azione del Governo, della Banca D’Italia e dell’A.B.I., per favorire l’uscita del Paese dalla crisi, in termini di equità e di giustizia sociale”.

Ad oggi nel sistema del credito le disuguaglianze retributive tra personale dipendente e management risultano, infatti, particolarmente accentuate. Un banchiere guadagna in media 50 volte di più di un impiegato. Semplificando, un bancario dovrebbe lavorare 51 anni per intascare quello che mediamente percepisce un manager in un anno di lavoro.

Nella lettera i sindacati hanno poi ricordato che la stessa ipotesi d’accordo sul contratto nazionale dei lavoratori bancari ha messo al centro della propria architettura la solidarietà e la redistribuzione della ricchezza.

L’accordo firmato a Roma lo scorso 19 gennaio prevede l’attivazione di un “Fondo per la crescita occupazionale”, che dovrà essere finanziato anche con un contributo del 4% a carico dei top manager bancari, così come recentemente chiesto dallo stesso Presidente dell’Abi Giuseppe Mussari.

Il j’accuse di Sileoni: politica latitante. Ma il Segretario Generale della FABI, Lando Maria Sileoni, durante la conferenza in cui è stata presentata alla stampa la lettera, ha puntato l’indice pure contro la classe politica italiana, incapace di intervenire con misure concrete sulla regolamentazione delle retribuzioni dei manager.

“La politica ancora una volta si dimostra latitante. La nostra è una battaglia condotta in solitaria”, ha detto il leader della FABI.

“Proprio in questo quadro”, hanno ribadito i sindacati nella parte finale della lettera, “le scriventi Segreterie Nazionali ritengono storicamente matura nella coscienza della Categoria e nello sviluppo concertativo delle relazioni sindacali nel settore, nonché storicamente coerente con la domanda diffusa di sobrietà e di equità, l’introduzione di un rapporto tra retribuzione complessiva del Top Management delle aziende di credito e retribuzione media del restante personale nella misura di 20 a 1, da estendere a tutti i settori produttivi laddove, in alcuni, i differenziali retributivi sono anche maggiori”.