Durissima presa di posizione della Segreteria Nazionale della FABI contro la modifica dell'articolo 18. "Articolo 18 principio di civiltà". FABI Giovani: "Inaccettabile pensare che modifica favorisca ingresso dei giovani nel mercato del lavoro"
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ARTICOLO 18, SE GOVERNO NON CAMBIA PRONTI A MOBILITAZIONE

Durissima presa di posizione della Segreteria Nazionale della FABI contro la modifica dell’articolo 18. “Articolo 18 principio di civiltà”. FABI Giovani: “Inaccettabile pensare che modifica favorisca ingresso dei giovani nel mercato del lavoro”
ARTICOLO 18, SE GOVERNO NON CAMBIA PRONTI A MOBILITAZIONE
La Segreteria Nazionale della FABI prende ufficialmente posizione contro la modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, contenuta nella bozza di riforma del mercato del Lavoro presentata dal Governo, che renderebbe i licenziamenti più facili per le aziende.
Ma c'è di più. Il primo sindacato del credito minaccia la mobilitazione della categoria, qualora la norma non venga ritirata
"In linea con quanto deliberato dal 118° Consiglio nazionale", dichiarano i Segretari nazionali della FABI, "la FABI ribadisce con forza la propria contrarietà alla modifica dell'art. 18 così come si prospetta e in assenza di un cambio di rotta da parte del Governo mobiliterà, in autonomia, la categoria a difesa dei propri diritti".
"Se passasse la norma, così come ipotizzata", argomenta la FABI, "le aziende potrebbero licenziare senza alcun timore di un obbligo di reintegro".
"E' superfluo ricordare che la nostra categoria è, nella sua totalità, tutelata dalle attuali norme che se modificate perderebbero la loro efficacia per la stabilità del posto di lavoro in un momento di crisi del settore".
"In questa prospettiva", aggiungono poi i Segretari nazionali, "assumono rilevanza strategica e politica le scelte compiute per il rinnovo del Contratto nazionale di lavoro, sia in tema di stabilità occupazionale che in tema di nuove assunzioni".
"Gli Imprenditori", conclude la FABI, "si sono ripresi quello che i lavoratori erano riusciti a conquistare: un principio di civiltà, che è stato gettato nella spazzatura in nome dell'Europa e del Libero Mercato".
Anche FABI Giovani schierata contro modifica di Articolo 18. Ma sull'argomento è intervenuto anche l'Esecutivo nazionale dei Giovani della FABI, che ha sottolineato come la modifica dell'articolo 18 sia deleteria pure per le nuove generazioni.
"Affermare che introdurre i licenziamenti facili favorisce l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro è inaccettabile", scrive l'Esecutivo nazionale dei giovani della FABI.
"Significa utilizzare la gravissima condizione giovanile come strumento per ottenere la revisione dell'articolo 18 e porre definitivamente in conflitto i genitori con i figli.
Infatti, il nostro ingresso nel mondo del lavoro rischierebbe di avvenire a due condizioni: la possibile espulsione dei nostri genitori cinquantenni o sessantenni (perché più costosi) e il costante rischio di essere estromessi a nostra volta dal sistema produttivo.
Due condizioni che non ci convincono, perché sembrano il degno prosieguo delle politiche di precarizzazione e frammentazione che abbiamo subito negli ultimi anni. Situazione che molte forze politiche denunciano, ma poche contrastano nei fatti", prosegue FABI Giovani.
"L'Ocse colloca già l'Italia al decimo posto su quarantasei Paesi nella scala della facilità di licenziamento individuale di un lavoratore a tempo indeterminato", sottolinea l'Esecutivo, "mentre al ventiduesimo su trentaquattro per i salari. E' davvero necessario intervenire sul primo dei due aspetti continuando a trascurare il secondo?
Non cederemo alla strategia della divisione, perché in un Paese come il nostro costruito sul sistema sociale famiglia e quindi sulla solidarietà tra generazioni diverse, parlare di conflitto generazionale probabilmente serve solo a spezzare il fronte rivendicativo e spostare l'attenzione dai veri problemi, tra cui la distribuzione della ricchezza".
"Ad oggi, ad esempio, nel settore del credito le disuguaglianze retributive tra personale dipendente e management risultano particolarmente accentuate. Un banchiere, infatti, guadagna in media cinquanta volte di più di un impiegato. Semplificando, un bancario dovrebbe lavorare 51 anni per guadagnare quello che mediamente percepisce un manager in un anno di lavoro.
Come ribadito dal 118° Consiglio Nazionale della FABI e dalla nostra Segreteria Nazionale", concludono i Giovani della FABI, "siamo pronti alla mobilitazione".

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