“Un regalo” che il Segretario nazionale della FABI, Attilio Granelli, e i Coordinatori FABI in Ubi, Paolo Citterio e Fabrizio Sangalli, non si sono sentiti di fare ai loro amministratori, soprattutto alla luce dei tagli al personale previsti dal nuovo piano industriale 2011-15 e dei negativi risultati di bilancio messi a segno dal Gruppo nel 2011, con un esercizio chiuso in perdita per 1,8 miliardi di euro.
Intervenuti in assemblea in qualità di dipendenti soci, i sindacalisti della FABI hanno così espresso il loro voto contrario.
Presente in platea anche il Segretario Generale della FABI, Lando Maria Sileoni, che per ò, come già annunciato in un’intervista a Mf, non ha preso la parola, preferendo lasciare spazio ai Coordinatori di Ubi.
“In questo momento di difficoltà del Paese, del sistema bancario, del nostro Gruppo, dei lavoratori e delle loro famiglie, della nostra clientela, dei pensionati, delle piccole medie imprese,”, ha attaccato Attilio Granelli, Segretario nazionale della FABI, “penso che questa vostra proposta sia uno schiaffo morale soprattutto nei loro confronti”.
Granelli ha anche citato alcuni passaggi del saggio “Chiesa e capitalismo”, scritto nel 2010 proprio da Giovanni Bazoli, ex componente del Consiglio di Sorveglianza di Ubi Banca, dimesosi di recente in ottemperanza al decreto salva Italia che vieta l’accumulo di più incarichi societari in gruppi finanziari concorrenti.
“Il merito rappresenta certamente un fattore imprescindibile di promozione della comunità civile”, ha citato a braccio il segretario nazionale della FABI, “purchè il sistema non sia costruito attorno all’idea che i più bravi, i più forti, i più capaci meritino di essere premiati illimitatamente”.
Chiara la stoccata ai vertici di Ubi.
“Top manager che”, ha rincarato la dose il Coordinatore FABI in Ubi, Paolo Citterio, ” nel 2011, come segnalato dal bilancio, sono costati al Gruppo 19 milioni di euro, più dei loro omologhi al timone di aziende bancarie ben più grandi. Basti pensare che il management di Unicredit è costato meno: 18 milioni di euro in totale”.
Fabrizio Sangalli ha poi puntato l’indice contro i consigli d’amministrazione e i collegi sindacali pletorici e di dubbia utilità del Gruppo, che al momento contano 300 consiglieri.
Ma in assemblea i sindacalisti della FABI hanno parlato anche del nuovo piano industriale 2011-15, le cui prime due procedure si sono concluse senza accordo con le organizzazioni sindacali, e delle elezioni del 2013 per il rinnovo dei vertici societari del Gruppo.
Citterio ha lanciato un appello ai top manager affinchè seguano l’esempio dell’amministratore delegato, Victor Massiah, e versino il 4% della loro retribuzione fissa al Fondo per la nuova occupazione, istituito dal contratto nazionale, che servirà a finanziare le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani in banca.
“il Piano Industriale 2011/15 prevede 2.000 uscite e 1.000 nuove assunzioni. La recente riforma Fornero sulle Pensioni di fatto mette a rischio i normali strumenti di esodo incentivato e le nuove assunzioni rischiano di diventare pura chimera.
E’ auspicabile quindi dare attuazione al più presto al Fondo per l’Occupazione da poco istituito con il nuovo Contratto nazionale. A tal proposito è apprezzabile la posizione espressa dall’amministratore delegato (Victor Massiah, ndr) di contribuire con il 4% della propria retribuzione. Attendiamo ora che anche i restanti top manager seguano l’esempio”, ha concluso il Coordinatore FABI in Ubi.
Quanto al rinnovo degli organi di vertice del gruppo Ubi, fissato nel 2013, Granelli è stato chiaro. “Al momento siamo equidistanti da qualsiasi schieramento. Le nostre preferenze andranno solo a chi sarà concretamente portatore di progetti a favore dello sviluppo della banca e che diano serie garanzie occupazionali anche per i giovani e per i precari”.
“Come FABI difenderemo sempre il modello federale, vicino ai lavoratori e al territorio, pur auspicando dei correttivi all’attuale modello di governance per evitare duplicazioni di incarichi e lentezze decisionali, e ci opporremo alla banca unica. Il rischio, infatti, è che questo sistema produca una nuova ondata di esuberi e allontani il Gruppo dalla sua clientela di riferimento”.
Brescia 28/04/2012