Organizzazioni sindacali e Federcasse ai ferri corti sul rinnovo del contratto del credito cooperativo che interessa circa 34mila lavoratori. La trattativa si è rotta perchè i rappresentanti delle bcc hanno respinto gran parte delle rivendicazioni sindacali, contenute nella piattaforma contrattuale, presentando delle loro controproposte. Tutte orientate al taglio dei costi e all'aumento delle flessibilità.
"Proposte irricevibili", secondo il Segretario nazionale FABI, Luca Bertinotti.
Federcasse ha chiesto, tra le altre cose, di ridurre il periodo di comporto concesso per legge al lavoratore, la deregolamentazione dei trasferimenti, la rivisitazione in peggio dei criteri di calcolo del premio di risultato, peculiarità del settore bcc. La controparte ha inoltre proposto che diverse materie, come ad esempio le procedure sindacali sulle ristrutturazioni aziendali e altro, trattate oggi nella contrattazione di secondo livello, quindi più vicina alle esigenze dei lavoratori e del territorio, vengano affrontate esclusivamente nell’ambito della contrattazione nazionale.
Per contro la FABI e le altre organizzazioni sindacali hanno ribadito la loro posizione. Hanno chiesto il rafforzamento dell’ammortizzatore sociale di categoria, utile a garantire il mantenimento dei posti di lavoro soprattutto in questo periodo di grave crisi del settore; la valorizzazione del welfare aziendale e una riduzione dei costi superflui, come le maxi consulenze.
Ma Federcasse ha fatto muro. Per questo si è giunti alla rottura del tavolo delle trattative.
Martedì 22 maggio i quadri sindacali nazionali si incontreranno per definire insieme ai lavoratori le modalità di mobilitazione.
“A questo punto”, dichiara Luca Bertinotti, Segretario nazionale FABI “siamo pronti a chiedere a Federcasse l’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale, che spetta di diritto ai lavoratori visto che il contratto non è stato rinnovato nei tempi previsti”.
“Infine”, aggiunge Bertinotti, “esprimiamo forte rammarico per come la controparte ha impostato la trattativa, dimenticando le peculiarità del settore, trascurando la visione mutualistica propria del credito cooperativo e relegando in secondo piano i lavoratori che invece dovrebbero essere l’elemento cardine del sistema”.
Roma 16/05/2012