Costituito oggi il gruppo di lavoro bilaterale FABI- Comunità religiosa islamica per promuovere l'integrazione dei lavoratori musulmani nelle banche e per favorire il rispetto e la conoscenza reciproca tra culture. Morelli: "FABI sindacato di tutti"">

NASCE PRIMO TAVOLO DI LAVORO COMUNE FABI COREIS

Costituito oggi il gruppo di lavoro bilaterale FABI- Comunità religiosa islamica per promuovere l’integrazione dei lavoratori musulmani nelle banche e per favorire il rispetto e la conoscenza reciproca tra culture. Morelli: “FABI sindacato di tutti”
NASCE PRIMO TAVOLO DI LAVORO COMUNE FABI COREIS
La Comunità religiosa islamica italiana (COREIS) e la Federazione autonoma bancari italiani (FABI), il sindacato di maggioranza dei bancari, unite per promuovere la piena integrazione dei lavoratori musulmani nelle aziende di credito.

Nasce il primo tavolo di lavoro comune FABI-COREIS: un gruppo di ricerca che opererà all'interno delle principali banche italiane con l'obiettivo di rimuovere tutte quelle barriere culturali che ancora oggi non permettono una corretta integrazione dei lavoratori di fede islamica nell'organizzazione del lavoro.

L’iniziativa è stata presentata oggi durante il Forum “Economia e Integrazione: il Mercato Internazionale e la Finanza Islamica in Italia”, che si è svolto questa mattina a Roma, nell’ambito della Settimana della cultura islamica, presso la Sala Pietro da Cortona del Campidoglio.

Il Gruppo di lavoro elaborerà durante l’anno una serie di best practice e percorsi formativi adeguati per favorire il rispetto e la conoscenza reciproca, oltre a sviluppare progetti di ricerca comuni su finanziamento dell’Unione Europea o di altri enti.

Un’iniziativa nel segno della multiculturalità, che si rende quanto mai necessaria soprattutto alla luce della forte presenza della comunità islamica nel tessuto italiano. Ben 1.354.000 sono i musulmani che vivono e lavorano in Italia.

Una comunità di lavoratori ormai inseriti, pressochè, in ogni settore produttivo. E l’industria bancaria non fa certo eccezione.

Motivo che ha spinto la FABI a scegliere per il proprio progetto pilota a favore dell’integrazione proprio quella islamica come comunità straniera di riferimento.

“Come primo sindacato del credito”, spiega Mauro Morelli, Segretario nazionale FABI, “da tempo ci siamo posti il problema dell’integrazione dei lavoratori di altre culture nelle aziende bancarie, soprattutto da quando il mondo ha cominciato la sua corsa inarrestabile verso la globalizzazione e la nostra società si è aperta alla multietnicità”.

“L’Ufficio internazionale della FABI ha già avviato numerosi progetti, alcuni dei quali finanziati dall’Unione europea come il Norma Project, contro la discriminazione dei lavoratori per ragioni etniche, religiose e sessuali “.

“Il tavolo di lavoro comune FABI-Coreis è un ulteriore passo verso questa direzione, che testimonia quanto la Fabi sia un sindacato vigile e pronto a cogliere le sfide della modernità mettendo sempre al centro della propria azione la persona, a prescindere dalla religione e dal colore della pelle”.

Roma 24/05/2012
Tunisia-Italia sola andata
Il viaggio di Manel verso l’integrazione
Parla Manel Belbachir, dirigente sindacale musulmana della FABI
Manel Belbachir è la prima dirigente sindacale musulmana della FABI. Tesserata FABI da 4 anni, è arrivata in Italia nel 1994 grazie a un programma di scambio interculturale promosso dall’Università di Tunisi.
Sbarcata a Palermo, ha cominciato la sua gavetta presso una filiale della società finanziaria Neos Banca fino ad approdare successivamente allo sportello immigrati della Banca Popolare Sant’Angelo, dopo aver vinto un bando di concorso al Comune del capoluogo siciliano.
Una carriera maturata ininterrottamente nel settore del credito. Adesso è quadro direttivo in Banca Prestinuova (Gruppo Banca Popolare di Vicenza) e contemporaneamente dirigente sindacale della FABI, il sindacato di maggioranza dei bancari.

Signora Belbachir, ci racconta la sua storia?

Sono tunisina, con doppia cittadinanza tunisina e marocchina, e sono laureata in Informatica applicata alla gestione. Sono arrivata a Palermo grazie a un programma di interscambio culturale dell’Università di Tunisi per misurarmi con una cultura diversa dalla mia e imparare una nuova lingua. Ho cominciato a lavorare a provvigione prima per una società finanziaria, la Neos, all’epoca Finemiro Banca, poi ho fatto la mia gavetta nello sportello immigrati di Banca Popolare Sant’Angelo, fino ad approdare in Prestinuova, dove ho anche cominciato a svolgere attività sindacale con la FABI.

Ha incontrato difficoltà a integrarsi nel contesto lavorativo italiano?

Non particolarmente, anche perché essendo io straniera ho sempre pensato che fosse mio dovere, e non del Paese ospitante, farmi accettare e integrarmi. Ci ò nonostante, ho avuto problemi a conciliare alcuni aspetti della mia cultura con l’organizzazione del lavoro in banca. Durante il Ramadan, avevo chiesto flessibilità oraria per poter adempiere al rito religioso musulmano del digiuno, ma non mi è stato accordato. Tempo fa, inoltre, quando è morto mio padre ho dovuto prendere le ferie per poter osservare i tre giorni di lutto previsti dalla mia religione. Visto che la nostra è una società sempre più multiculturale, penso che le organizzazioni datoriali si debbano porre il problema di favorire l’integrazione dei lavoratori di religione e cultura diversa da quella dominante. Ovviamente senza che ci ò pregiudichi la produttività aziendale.

Come mai ha scelto di entrare in FABI e di fare militanza sindacale?

Perché ritengo la FABI un sindacato estremamente moderno e lungimirante, attento anche alle relazioni internazionali, che in un mondo globalizzato come il nostro stanno diventando sempre più strategiche. Questa è una caratteristica che purtroppo non ho riscontrato nelle altre organizzazioni sindacali. Qui, inoltre, mi sono sentita pienamente accolta e valorizzata nella mia diversità.
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