FONSPA, IN 100 DAVANTI ALLA SEDE DI MORGAN STANLEY
Concluso a Milano il sit in di protesta dei lavoratori del Fonspa. Il Presidente di Morgan Stanley Italia, Domenico Siniscalco, ancora una volta rifiuta il confronto con le organizzazioni sindacali. FABI: “Inaccettabile. A rischio 150 posti di lavoro”
Ancora una volta Morgan Stanley Italia si è rifiutata di ricevere la delegazione sindacale del Credito Fondiario (Fonspa), la controllata con unica filiale a Roma le cui attività sono state orma dismesse dal 2008 in attesa di essere vendute al miglior offerente.
La delegazione, con i rappresentanti sindacali della FABI in prima linea, è giunta questa mattina a Milano a Corso Venezia per svolgere un sit in di protesta davanti alla sede italiana del colosso statunitense.
L’obiettivo era quello di tenere alta l’attenzione sul futuro occupazionale dei 150 dipendenti del Fonspa, su cui finora la casa madre non ha fornito alcuna garanzia, e di avere un dialogo con il presidente di Morgan Stanley Italia Domenico Siniscalco.
Circa un centinaio i lavoratori che da Roma sono arrivati a Milano per manifestare la loro rabbia rispetto a una situazione di profonda incertezza che vede i loro posti di lavoro sempre più in bilico.
Eppure nonostante ci ò, Siniscalco ancora una volta ha eluso il confronto.
“Stigmatizziamo duramente l’enorme mancanza di rispetto verso i lavoratori e le organizzazioni sindacali dimostrata ancora una volta da Morgan Stanley Italia”, ha dichiarato Vittorio Saccoman, rappresentante sindacale aziendale FABI in Fosnpa.
“è da quattro anni che chiediamo un incontro con i vertici per avere delucidazioni sul futuro della banca e dei suoi lavoratori, ma puntualmente questo ci viene negato”.
“Oggi, tra l’altro, abbiamo tentato di consegnare presso Morgan Stanley Italia una lettera nella quale abbiamo raccolto i vari appelli e comunicazioni, in tutto oltre una decina, che abbiamo inviato senza mai ricevere alcuna risposta al Presidente Siniscalco dal 2008 a oggi. Addirittura per prendere la busta gli addetti alla sicurezza hanno dovuto chiedere l’autorizzazione alla Direzione generale di Morgan Stanley con sede a Londra. Un episodio che la dice lunga sulla considerazione della banca rispetto al ruolo delle organizzazioni sindacali”, attacca Saccoman.
“Per quanto ci riguarda”, conclude il sindacalista della FABI, “lo ripeteremo fino alla fine: vogliamo continuare a lavorare e vogliamo continuare a farlo in maniera etica e corretta, per aiutare l’economia di questo Paese nel nostro piccolo”.
“Che Morgan Stanley e Domenico Siniscalco decidano: o rilanciano le nostre attività o definiscano il processo di vendita a favore di un interlocutore serio ed affidabile che garantisca l’occupazione”.
Milano 13/06/2012