Proclamato lo sciopero dei 70mila dipendenti del Gruppo, il primo dopo la maxi fusione, contro il blocco delle uscite del vecchio piano industriale e l'apertura della procedura sui contratti integrativi. FABI: "Intervenire sui costi del management"
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LUNED? 2 LUGLIO INTESA SANPAOLO CHIUSA PER SCIOPERO

Proclamato lo sciopero dei 70mila dipendenti del Gruppo, il primo dopo la maxi fusione, contro il blocco delle uscite del vecchio piano industriale e l’apertura della procedura sui contratti integrativi. FABI: “Intervenire sui costi del management”
LUNED? 2 LUGLIO INTESA SANPAOLO CHIUSA PER SCIOPERO

I 70mila dipendenti del Gruppo Intesa Sanpaolo pronti ad incrociare le braccia tutta la giornata di lunedì 2 luglio.

Oltre allo sciopero sono, inoltre, previsti due presidi: uno davanti a Ca de Sass a Milano e un altro in piazza San Carlo a Torino.

Lo sciopero, il primo da quando c’è stata la maxi-fusione, è stato proclamato dalla FABI e dalle altre organizzazioni sindacali per contestare il taglio dei costi sul personale che l’azienda vuole mettere in atto per recuperare circa 250 milioni di euro.

Con lo sciopero i sindacati dicono no al tentativo ”di scaricare di nuovo la riduzione dei costi su tutti i lavoratori, con l’azzeramento di garanzie e tutele dei contratti aziendali” e ”di procedere alla revisione, mai ufficializzata, del Piano d’Impresa 2011/2013, con McKinsey che pialla banca, lavoratori e gli stessi clienti”.
Si oppongono anche ”al tentativo di rinunciare al Fondo di Solidarieta’ di settore come ammortizzatore sociale, aprendo il varco all’applicazione della Legge 223 sui licenziamenti collettivi. E’ questo un fatto gravissimo – sottolineano – in una banca che non e’ in stato di crisi con un risultato netto di circa 2 mld nel 2011 e la conferma dei dividendi nel 2012. La decisione della Banca di tenere in servizio, per effetto del Decreto sugli Esodati, i lavoratori in uscita al Fondo di esuberi del Settore Bancario, non puo’ essere usata come nuovo ricatto per scaricare sui soliti noti, i lavoratori, inaccettabili sacrifici.
Le organizzazioni sindacali ricordano che la chiusura di mille filiali, pari a circa un terzo degli sportelli del gruppo, porterebbe secondo stime circa 400 milioni di euro di risparmio nel 2012, ma non si tiene conto che in proiezione calerebbero i ricavi. La riduzione del costo del personale voluta dalla banca ammonterebbe a circa 250 milioni di euro. ”Sono ben altri – affermano i sindacati – i costi da tagliare: le milionarie spese per consulenze, centinaia di poltrone nei consigli di amministrazione e i compensi stellari dei manager, Consigliere Delegato compreso. Senza una chiara e sostanziale inversione di rotta della Banca, siamo pronti, con il coinvolgimento dei lavoratori, a proseguire la vertenza con ulteriori iniziative di mobilitazione”.
Il Gruppo Intesa Sanpaolo aveva comunicato, nell’ultimo incontro con i sindacati, il blocco delle 4.500 uscite previste dall’ultimo piano industriale 2011-13, confermate dall’accordo sindacale del 29 luglio 2011, e il rientro in servizio dei 561 lavoratori già andati in esodo tra gennaio e maggio.
Non solo. L’azienda aveva anche dichiarato l’avvio della procedura, che per legge durerà fino al 7 agosto, su orario di sportello, inquadramenti, mansioni, mobilità, orario di lavoro, flessibilità, articolazione individuale dell’orario di lavoro, part time, sospensione dell’attività lavorativa e riduzione orario di lavoro, e ha detto che non rinnoverà gli accordi d’armonizzazione in scadenza il 30 giugno.
Obiettivo: risparmiare 250 milioni di euro.
Milano 29/06/2012

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