Il Gruppo annuncia un taglio di 1500 posti di lavoro, la chiusura di 44 sportelli e la riduzione dei costi di governance. Citterio: "La crisi non gravi solo sui lavoratori. Sì a riduzione degli emolumenti degli amministratori e delle consulenze"
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UBI, VIA 1500 LAVORATORI. MA LA FABI NON CI STA

Il Gruppo annuncia un taglio di 1500 posti di lavoro, la chiusura di 44 sportelli e la riduzione dei costi di governance. Citterio: “La crisi non gravi solo sui lavoratori. Sì a riduzione degli emolumenti degli amministratori e delle consulenze”
UBI, VIA 1500 LAVORATORI. MA LA FABI NON CI STA
"O si fa un revisione a 360 gradi di tutte le voci del Gruppo, a cominciare da quelle relative ai compensi degli amministratori e delle consulenze esterne, o un accordo diventa difficile".

Così il Coordinatore FABI di Ubi, Paolo Citterio, ha commentato il piano di riorganizzazione annunciato ieri dal Gruppo.

Ubi ha infatti dichiarato di voler procedere a una modifica della struttura organizzativa della banca per realizzare entro il 2014 un risparmio di 115 milioni di euro.

Taglio del costo del personale e delle spese amministrative: queste le principali leve su cui agiranno i vertici.

Nel dettaglio, saranno chiuse o messe in vendita 44 sportelli e si procederà alla trasformazione di altre 78 agenzie in minisportelli, verranno ridotti del 20% i costi complessivi della governance, saranno attuati interventi di razionalizzazione della struttura interna delle banche rete della Capogruppo Ubi e di Ubi sistemi e servizi e, infine, gli organici subiranno una riduzione di 1500 unità.

La banca ha precisato che le uscite saranno gestite attraverso l’utilizzo del fondo di solidarietà di settore, tramite pensionamenti e pre-pensionamenti, e una maggiore flessibilità in tema di orari di lavoro.

Il confronto azienda- sindacati sugli esuberi partirà alla fine di agosto e proseguirà fino ad ottobre.

“Raccogliamo la sfida di Massiah per trovare soluzioni a questa situazione, ma abbiamo ribadito che o si fa una revisione a 360 gradi di tutte le voci del gruppo o un accordo diventa difficile”, ha detto Paolo Citterio Coordinatore FABI di UBI.

Nel concreto, ha spiegato Citterio, “abbiamo proposto una rinuncia dell’emolumento degli amministratori e una revisione di consulenze esterne e altre voci dubbie. L’azienda ci ha detto che le relazioni sindacali devono fare un salto di qualità perché la posta in gioco è alta, ma ha dato disponibilità a raccogliere le osservazioni. Siamo molto preoccupati per una situazione che è oggettiva, ma riteniamo positiva la disponibilità dell’azienda a trovare una soluzione con i sindacati. Certo, è tutto da verificare che questa disponibilità dichiarata si concretizzi al tavolo”.

E che il Gruppo, da quando è nato nel 2007, abbia puntato decisamente più sul taglio del personale che non su una doverosa razionalizzazione di consulenze esterne e compensi ai manager lo dimostra anche lo studio recentemente presentato a Bergamo dalla FABI del Gruppo Ubi “UBI tra passato e futuro: l’evoluzione del Gruppo nei primi cinque anni”.

Secondo l’analisi, effettuata sui Conti economici consolidati riclassificati al netto delle più significative componenti non ricorrenti del Gruppo, dal 2007 al 2011 le spese per il personale sono diminuite dell’8,7%. Sono, invece, calate soltanto dell’1,5% le spese per le consulenze esterne.

E anche nel 2011, nel confronto fra i principali 5 Gruppi bancari, UBI ha confermato il suo triste primato negativo sulle voci “compensi amministratori/sindaci su spese del personale”, “compensi amministratori/sindaci su proventi operativi” così come quello “compensi amministratori/sindaci su numero medio dei dipendenti”.

Una tendenza che, secondo la FABI, va al più presto invertita.

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