SCIOPERI, IN UNICREDT E MPS CHIUSI 9 SPORTELLI SU 10
Ben l’85% dei lavoratori aderisce alla mobilitazione. Sileoni: “Massiccia adesione dimostra anche scollamento tra personale e vertici aziendali. Se i banchieri non cambieranno, all’estate calda seguirà un autunno ancora più conflittuale”
Altissima adesione agli scioperi proclamati oggi dai sindacati nel Gruppo Unicredit e in Mps.
Secondo prime stime, in entrambi i gruppi hanno incrociato le braccia l'85% dei lavoratori. Sono rimaste così con le saracinesche abbassate ben il 90% delle filiali.
“Se i banchieri non cambieranno radicalmente la politica industriale nelle riorganizzazioni e ristrutturazioni in atto”, ha avvertito Lando Maria Sileoni, Segretario generale della FABI, il maggiore sindacato del credito, “all’estate calda seguirà un autunno ancora più conflittuale”.
“Le banche stanno attuando politiche aggressive rispetto ai diritti dei lavoratori e le uniche soluzioni di una classe dirigente talvolta inadeguata vengono realizzate tagliando posti di lavoro, variando gli ennesimi modelli distributivi che disorientano la clientela e aumentano il distacco tra le banche e i rispettivi territori d’appartenenza”.
“La massiccia adesione agli scioperi di oggi dimostra anche lo scollamento esistente tra il personale e i vertici aziendali. Nel caso del Gruppo Mps, il nuovo piano industriale risulta completamente carente delle più elementari e concrete prospettive di crescita e di sviluppo”, ha sottolineato Sileoni.
Le ragioni alla base degli scioperi. Nel Gruppo Unicredit i lavoratori hanno aderito allo sciopero per contestare la mancata erogazione del premio aziendale, mentre al centro della protesta dei dipendenti Mps c’è il uovo piano industriale 2012-15, che prevede in totale 4.600 esuberi, di cui 2.300 causati dall’esternalizzazione del back office, e la revisione del contratto integrativo aziendale.
Roma 27/07/2012