Consegnata l'informativa ai sindacati. L'azienda vuole tagliare i costi del personale utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione. FABI: "O si fa una revisione anche dei costi di amministratori e consulenze, o accordo diventa difficile"
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UBI, PARTE LA TRATTATIVA SUGLI ESUBERI

Consegnata l’informativa ai sindacati. L’azienda vuole tagliare i costi del personale utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione. FABI: “O si fa una revisione anche dei costi di amministratori e consulenze, o accordo diventa difficile”
UBI, PARTE LA TRATTATIVA SUGLI ESUBERI

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Parte ufficialmente la procedura per gestire le ricadute occupazionali del piano di riorganizzazione del Gruppo Ubi presentato alla fine di luglio.
L’Informativa sindacale è stata consegnata ai sindacati il 28 agosto.
Il piano prevede una modifica della struttura della banca, con un obiettivo di risparmio a regime di almeno 115 milioni di euro entro fine 2013.
Taglio del costo del personale: questa la principale leva su cui agiranno i vertici.
Nel dettaglio, saranno chiusi o messi in vendita 44 sportelli e si procederà alla trasformazione di altre 78 agenzie in minisportelli, verranno ridotti del 20% i costi complessivi della governance, saranno attuati interventi di razionalizzazione della struttura interna delle banche rete della Capogruppo Ubi e di Ubi sistemi e servizi e, infine, gli organici subiranno una riduzione di 1578 unità.
Molto dura la posizione dell’azienda, che nell’informativa consegnata ai sindacati, si è riservata la possibilità di adottare tutti gli strumenti in vigore per giungere alla riduzione del personale: dall’uso del Fondo esuberi, alle deroghe sul CCNL e sui contratti aziendali, passando per la flessibilità degli orari di lavoro fino ad arrivare all’applicazione della legge 223/91 sui licenziamenti collettivi.
“O si fa un revisione a 360 gradi di tutte le voci del Gruppo, a cominciare da quelle relative ai compensi degli amministratori e delle consulenze esterne, o un accordo diventa difficile”, ha commentato a caldo Paolo Citterio, Coordinatore FABI in Ubi.
Nel concreto, ha spiegato Citterio, “abbiamo proposto una rinuncia dell’emolumento degli amministratori e una revisione di consulenze esterne e altre voci dubbie. L’azienda ci ha detto che le relazioni sindacali devono fare un salto di qualità perché la posta in gioco è alta, ma ha dato disponibilità a raccogliere le osservazioni. Siamo molto preoccupati per una situazione che è oggettiva, ma riteniamo positiva la disponibilità dell’azienda a trovare una soluzione con i sindacati. Certo, è tutto da verificare che questa disponibilità dichiarata si concretizzi al tavolo”.
E che il Gruppo, da quando è nato nel 2007, abbia puntato decisamente più sul taglio del personale che non su una doverosa razionalizzazione di consulenze esterne e compensi ai manager lo dimostra anche lo studio recentemente presentato a Bergamo dalla FABI del Gruppo Ubi “UBI tra passato e futuro: l’evoluzione del Gruppo nei primi cinque anni”.
Secondo l’analisi, effettuata sui Conti economici consolidati riclassificati al netto delle più significative componenti non ricorrenti del Gruppo, dal 2007 al 2011 le spese per il personale sono diminuite dell’8,7%. Sono, invece, calate soltanto dell’1,5% le spese per le consulenze esterne.
E anche nel 2011, nel confronto fra i principali 5 Gruppi bancari, UBI ha confermato il suo triste primato negativo sulle voci “compensi amministratori/sindaci su spese del personale”, “compensi amministratori/sindaci su proventi operativi” così come quello “compensi amministratori/sindaci su numero medio dei dipendenti”.
Una tendenza che, secondo la FABI, va al più presto invertita.
L’avvio degli incontri tra azienda e sindacati per discutere del piano verrà fissato a Bergamo indicativamente alla fine della prossima settimana.
Bergamo 30/08/2012
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