Circa 100 sindacalisti della FABI sono giunti oggi a Roma da tutta Italia per seguire il seminario sulla riforma del mercato del Lavoro, organizzato dal Dipartimento Formazione della FABI.
Relatore d'eccezione l'avvocato Paolo Berti, che ha illustrato dettagliatamente alla platea le novità e le contraddizioni della nuova legge Fornero, entrata in vigore il 18 luglio. Presenti anche Mauro Bossola e Luca Bertinotti, rispettivamente Segretario Generale Aggiunto e Segretario Nazionale della FABI, e il responsabile del Dipartimento Formazione, Fulvio Rizzardi, il quale ha sottolineato che a questo seminario ne seguiranno altri in varie città d'Italia.
Al centro del dibattito gli aspetti della riforma che avranno più impatti sul settore del credito, come ad esempio la modifica dell’articolo 18, la norma che regola i licenziamenti individuali nelle aziende con più di 15 dipendenti.
“Una revisione”, ha commentato Mauro Bossola, Segretario generale aggiunto della FABI, “che potrà avere gravi effetti sul nostro comparto, visto che le banche hanno dichiarato 20mila eccedenze di personale nei prossimi 3 anni. Nostro impegno sarà quello di vigilare con grande attenzione su questo aspetto”.
Durante l’incontro, sono state analizzate le norme soprattutto da un punto di vista tecnico giuridico.
“La discrezionalità del reintegro nei licenziamenti di natura economica introdotta dalla legge Fornero”, ha detto Paolo Berti, “renderà sicuramente più facile licenziare i lavoratori, migliorando la flessibilità d’uscita. Il problema è che a ci ò non corrisponderanno consoni ammortizzatori sociali per chi perde il posto”.
Insomma: una legge da bocciare. “Si tenta di copiare il modello danese senza avere per ò un adeguato sistema di tutele sociali”, sottolinea Berti.
Ma non solo. I problemi si amplificheranno poi nelle aule di Tribunale. “Aumenterà il rischio di contenzioso giudiziario. Inoltre, la legge prevede che le cause per licenziamento debbano seguire una corsia preferenziale. Ci ò significa che l’iter giudiziario per le altre cause di lavoro subirà un ulteriore rallentamento”.
Bocciatura piena anche sul fronte della presunta regolamentazione dei contratti precari. “La legge, nelle intenzioni dichiarate del ministro, doveva porre un freno al precariato. Nei fatti, per ò, ci ò non accade. è stato eliminato soltanto il contratto d’inserimento. Quanto ai contratti a termine, la legge prevede che per il primo anno l’azienda non è tenuta a specificare il motivo di applicazione. Questo renderà impossibile al lavoratore ricorrere al giudice qualora l’utilizzo del contratto precario si riveli improprio”, ha concluso Berti.
Roma 13/09/2012