Prorogata fino al 19 ottobre la trattativa sul piano industriale. Ancora distanti le posizioni. La FABI chiede esodi volontari e incentivati, garanzie per le riqualificazioni, riduzioni dei costi di consulenza e di governance e riconferma dei lavoratori precari
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BPM, TRATTATIVA AI TEMPI SUPPLEMENTARI

Prorogata fino al 19 ottobre la trattativa sul piano industriale. Ancora distanti le posizioni. La FABI chiede esodi volontari e incentivati, garanzie per le riqualificazioni, riduzioni dei costi di consulenza e di governance e riconferma dei lavoratori precari
BPM, TRATTATIVA AI TEMPI SUPPLEMENTARI
Sindacati e vertici del Gruppo Bpm hanno tempo fino al 19 ottobre per trovare un accordo sul piano industriale che prevede 700 esuberi e riqualificazioni professionali per circa 2300 lavoratori.

Nell'ultimo incontro le parti hanno stabilito la proroga delle trattative.

Rimangono, tuttavia, ancora molto distanti le posizioni. La FABI e le altre organizzazioni sindacali hanno ribadito le loro controproposte: gli esuberi andranno gestiti attraverso il Fondo di Solidarietà e il meccanismo dell’adesione volontaria e incentivata, un punto, quest’ultimo precedentemente messo in discussione dall’azienda; la razionalizzazione del costo del lavoro dovrà essere accompagnata a una riduzione delle consulenze e delle spese di governance e realizzata anche mediante i nuovi strumenti previsti dal contratto nazionale, come l’utilizzo del part time, dell’aspettativa non retribuita, la fruizione delle ferie arretrate, delle festività soppresse e della banca Ore. Quanto alle riqualificazioni professionali, dovranno avvenire nel rispetto delle professionalità, delle mansioni e dell’appartenenza territoriale dei lavoratori coinvolti.

In cambio di questi sacrifici, i sindacati chiedono per ò alla banca un impegno sul fronte delle nuove assunzioni e stabilizzazioni dei lavoratori a termine.

E proprio su questo tema non sono mancate durissime critiche all’azienda, che non ha riconfermato 3 lavoratori precari in servizio presso la controllata Banca di Legnano.

“Una scelta vergognosa e del tutto irragionevole”, scrivono la FABI e le altre organizzazioni sindacali in un comunicato unitario.

“La nostra controparte”, aggiungono, “deve sapere che non accetteremo di firmare accordi senza adeguate garanzie per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari”.

“Nuova occupazione e volontarietà dell’accesso agli esodi sono punti su cui non siamo disposti a cedere”, conferma Matteo Magrini, Coordinatore FABI di Bpm.

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