Si conclude con un nulla di fatto la trattativa. I sindacati sbarrano il passo ai 700 prepensionamenti obbligatori, alla disdetta dell'integrativo e al no sulla stabilizzazione dei precari. In settimana previsto incontro con i Segretari Generali
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BPM, NESSUN ACCORDO SUL PIANO INDUSTRIALE

Si conclude con un nulla di fatto la trattativa. I sindacati sbarrano il passo ai 700 prepensionamenti obbligatori, alla disdetta dell’integrativo e al no sulla stabilizzazione dei precari. In settimana previsto incontro con i Segretari Generali
BPM, NESSUN ACCORDO SUL PIANO INDUSTRIALE
Si è conclusa la mattina di sabato 20 ottobre senza accordo, dopo 27 ore no stop di trattativa, la procedura aperta il 9 agosto sul Piano Industriale del Gruppo Bpm.

La FABI e le altre organizzazioni sindacali hanno infatti rispedito al mittente tutte le proposte aziendali: dai 700 prepensionamenti, di fatto su base obbligatoria, alla disdetta del contratto integrativo aziendale fino ad arrivare al no, opposto dai vertici, a nuove assunzioni e a stabilizzazione dei precari.

Nella bozza d’accordo consegnata ai sindacati inoltre non c’è alcun accenno di un contenimento dei costi del management e delle consulenze, così come invece chiesto dalla FABi e dalle altre organizzazioni per compensare i tagli sul costo del lavoro.

“In questa settimana”, dichiara Matteo Magrini, Coordinatore FABI Bpm, “dopo un approfondito esame della situazione con i Segretari Generali, verificheremo se esistono margini per un accordo che risponda all’obiettivo di rilancio dell’Azienda unitamente alla difesa dei diritti e delle condizioni di lavoro di tutti i Dipendenti del Gruppo”.

“Se la banca proseguirà non farà marcia indeitro”, prosegue Magrini, “si assumerà la responsabilità di non aver voluto raggiungere alcun accordo, mancando il suo obiettivo di credibilità agli occhi di tutti i suoi dipendenti. Vogliamo tutelare i diritti e i salari di tutti i nostri colleghi che, rimanendo in servizio, saranno i veri protagonisti del rilancio del Gruppo”.

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