Annullato il trasferimento di un cassiere da Roma a Perugia, perché illegittimo. Il lavoratore, difeso dalla FABI, era stato trasferito senza motivo a 150 km da casa. Buonanno e Donati: "Carifac ha violato regole del contratto nazionale e integrativo"
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CARIFAC, IL GIUDCE DA? RAGIONE ALLA FABI

Annullato il trasferimento di un cassiere da Roma a Perugia, perché illegittimo. Il lavoratore, difeso dalla FABI, era stato trasferito senza motivo a 150 km da casa. Buonanno e Donati: “Carifac ha violato regole del contratto nazionale e integrativo”
CARIFAC, IL GIUDCE DA? RAGIONE ALLA FABI
Annullato il trasferimento di un dipendente Carifac da Roma a Perugia, perché illegittimo. Il lavoratore, iscritto alla FABI, si era rivolto al sindacato dopo la decisione dell'azienda di dislocare il bancario a 150 Km di distanza, nonostante il contratto nazionale e quello integrativo prevedano sul punto più di una tutela. La decisione del Giudice del lavoro di Perugia di annullare il provvedimento è stata salutata con grande soddisfazione dalla FABI.

"Si trattava di un trasferimento che fin da subito ci è sembrato assurdo - ha sottolineato Massimo Buonanno, Segretario Coordinatore FABI Ancona - soprattutto per il fatto che il dipendente in questione ricopre la mansione di cassiere, ovvero una qualifica che potrebbe essere ricoperta ovunque, senza la necessità di trasferimenti a 150 km di distanza. Tra l'altro se la ragione, che l'azienda asserisce essere quella della oggettiva necessità, fosse valida sarebbe stato possibile assumere un nuovo dipendente, alla luce della disponibilità sindacale del nuovo contratto nazionale, che prevede la creazione del fondo occupazionale, e delle agevolazioni previste dallo stato per le nuove assunzioni. Quello che piuttosto emerge da tempo - prosegue il segretario - è il mancato rispetto delle regole da parte della Carifac; regole che appaiono chiare dal contratto nazionale e da quello integrativo".

Al momento è stato reso pubblico solo il dispositivo del giudice di Perugia che annulla il provvedimento, ma la FABI rimane in attesa delle motivazioni.

“Auspico – ha concluso Buonanno – che dopo questa decisione l’azienda non ricorra in appello, e che piuttosto inizi a valutare le conseguenze di tali provvedimenti per non pagare anche una disaffezione da parte dei dipendenti”.

E dopo Buonanno arrivano anche le dichiarazioni del segretario provinciale FABI Roma, Giovanni Donati.

“Non possiamo che essere soddisfatti di questa sentenza che annulla quella che di fatto era un’ingiustizia senza motivazioni nei confronti di un ragazzo. Inutilmente abbiamo cercato di far capire all’azienda che il personale è un patrimonio della stessa, ma ora siamo felici che con questa sentenza le istanze promosse dalla FABI siano state accolte”.

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