CASSA DI SAVIGLIANO, BANCARI LICENZIATI 2 VOLTE
Nonostante la sentenza, la banca pronta a licenziare di nuovo i due quadri direttivi, stavolta per giustificato motivo oggettivo: “Mancano condizioni economiche per ri-assumerli”. Bertinotti: “Assurdo. Il solo CDA costa 750mila euro all’anno”
Stanno per essere di nuovo licenziati, nonostante abbiano da poco ottenuto la reintegra sul posto di lavoro. è l'incredibile vicenda di due bancari della Cassa di risparmio di Savigliano, Gian Domenico De Michelis e Roberto Mina.
I due, quadri direttivi con una carriera quasi trentennale alle spalle, erano stati licenziati nel 2011 per condotta infedele. Si erano poi rivolti al Tribunale del Lavoro di Saluzzo che, appurando l'illegittimità del provvedimento, aveva disposto la loro ri-assunzione.
In pratica i bancari non avevano commesso alcuna negligenza, come invece denunciato dall’amministratore delegato Giuseppe Allocco.
Neanche il tempo tornare al lavoro che la Cassa di risparmio di Savigliano ha recapitato loro a casa una nuova raccomandata, nella quale si ipotizza nei loro riguardi l’ennesimo licenziamento, stavolta per giustificato motivo oggettivo, qualora non si arrivi a un accordo extragiudiziale tra le parti.
Secondo la banca per loro non c’è più posto in quanto gli uffici presso i quali lavoravano, vigilanza su comportamento interno e vigilanza procedure, sono stati nel frattempo esternalizzati.
Dunque “l’eventuale continuazione del rapporto di lavoro comporterebbe un rilevante aumento dei costi a carico della banca senza che ve ne sia necessità”, scrive la Cassa di risparmio di Savigliano.
Così i due bancari, se come probabile il tentativo di conciliazione avrà esito negativo, rimarranno senza stipendio forse per un altro anno in attesa che il Tribunale si pronunci sul loro ennesimo licenziamento.
“è un caso che ha dell’assurdo”, commenta Luca Bertinotti, Segretario Nazionale della FABI e coordinatore della FABI di Cuneo, “stigmatizziamo il provvedimento dell'”anziano patriarca”, l’amministratore delegato Giuseppe Allocco, il quale dovrebbe avere una coerenza etica anche nei confronti dei propri collaboratori. Stupisce, inoltre, che una banca patrimonialmente solida e ben ancorata sul territorio come la Cassa di risparmio di Savigliano dichiari di non essere nelle condizioni economiche di ricollocare al proprio interno due quadri direttivi di comprovata esperienza, quando il solo consiglio d’amministrazione costa annualmente all’istituto 750mila euro. Il tutto nonostante ci sia una sentenza della magistratura che impone il reintegro dei due bancari, già ingiustamente licenziati una volta”.
Insomma, la controffensiva sindacale è solo all’inizio.
Savigliano 16/11/2012