Via libera a 250 nuove assunzioni e stabilizzazioni e a 650 uscite nei prossimi 5 anni ma solo su base volontaria e incentivata. Respinto l'attacco ai contratti integrativi e le deroghe al contratto nazionale. Sileoni: "Accordo che tutela tutti"
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UBI, C?? L?ACCORDO SUGLI ESUBERI

Via libera a 250 nuove assunzioni e stabilizzazioni e a 650 uscite nei prossimi 5 anni ma solo su base volontaria e incentivata. Respinto l’attacco ai contratti integrativi e le deroghe al contratto nazionale. Sileoni: “Accordo che tutela tutti”
UBI, C?? L?ACCORDO SUGLI ESUBERI
è stato raggiunto oggi, al termine di una trattativa durata oltre tre mesi, l'accordo sugli esuberi tra il Gruppo Ubi e le organizzazioni sindacali aziendali.

L'accordo prevede: circa 140 nuove assunzioni e un centinaio di stabilizzazioni dei lavoratori precari; rinnovo automatico dei contratti part time in scadenza entro il 2015 per altri 48 mesi, salvo rinuncia degli interessati; 650 uscite tutte su base volontaria e incentivata per i prossimi 5 anni dal 2013 al 2017, di cui una parte attraverso il pensionamento e la restante attraverso l'accesso al Fondo esuberi, l'ammortizzatore sociale di categoria, con un incentivo che porterà l'assegno di sostegno al reddito ad arrivare all'85% dell'ultima retribuzione netta mensile percepita dal lavoratore. è stata, inoltre, ottenuta una clausola di salvaguardia per i lavoratori che sceglieranno di andare in esodo, nel caso si vedessero cambiare in corsa i requisiti pensionistici da eventuali nuove riforme previdenziali.

Sul fronte della contrattazione di secondo livello, è stato respinto l’attacco ai contratti integrativi aziendali ed è stato ottenuto dall’azienda l’impegno a non disdettarli fino alla scadenza del contratto nazionale fissato al 30 giugno 2014.

è stata prevista anche, nell’ottica di un taglio dei costi, la riduzione o sospensione dell’orario di lavoro, ma solo su base volontaria, un misura di solidarietà finanziata dall’ammortizzatore sociale di categoria, con recupero del 60% del salario, nelle ore non lavorate, una misura finanziata dall’ammortizzatore sociale di categoria, il Fondo esuberi.

Per quanto riguarda infine i costi della governance, sono stati ottenuti una serie di impegni da parte dell’azienda: riduzione del costo complessivo degli organi di gestione di almeno il 20% attraverso la diminuzione dei compensi o del numero degli amministratori, taglio del parco auto aziendale a uso promiscuo di almeno il 10%, impegno a ridurre le spese amministrative (consulenze, servizi professionali, spese viaggio, immobili, ecc.) per oltre 45 milioni di euro.

Secondo il Segretario Generale della FABI, Lando Maria Sileoni, “Le organizzazioni sindacali unitariamente, guardando in faccia la negativa realtà economica e sociale del Paese, hanno ottenuto risposte positive e concrete per chi entra a lavorare, per chi rimane, per chi esce attraverso i prepensionamenti volontari. In quest’ottica, ritengo positivo l’accordo raggiunto nel gruppo Ubi”.

“Con questo accordo”, dichiara Attilio Granelli, Segretario Nazionale FABI, “sono stati definitivamente respinti i tentativi dell’azienda di collocare obbligatoriamente in uscita 650 lavoratori, di cancellare i contratti integrativi aziendali nelle singole aziende del Gruppo, e di imporre pesanti deroghe al contratto nazionale”.

“Particolarmente rilevanti”, aggiunge Paolo Citterio, Coordinatore nazionale FABI del Gruppo Ubi, “sono infine le nuove assunzioni previste dall’accordo, che danno il via a nuova occupazione nonostante il difficile contesto economico, e l’impegno ottenuto per la prima volta dal gruppo a contenere i costi della governance, che in Ubi raggiungono cifre superiori alla media di sistema, circa 19 milioni all’anno”.

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