Il leader della FABI, Sileoni, chiude i lavori della IX Conferenza d'Organizzazione ed annuncia le prossime battaglie in agenda: contrastare i piani dei banchieri, pronti a rimettere mano al contratto nazionale, e affrontare il nodo della produttività
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PRAGMATISMO PER IL CAMBIAMENTO: LA ROTTA DELLA FABI

Il leader della FABI, Sileoni, chiude i lavori della IX Conferenza d’Organizzazione ed annuncia le prossime battaglie in agenda: contrastare i piani dei banchieri, pronti a rimettere mano al contratto nazionale, e affrontare il nodo della produttività
PRAGMATISMO PER IL CAMBIAMENTO: LA ROTTA DELLA FABI
Una replica appassionata, fitta di citazioni, di riferimenti al passato, alla storia e alla missione dell'organizzazione, ma anche al futuro: alle strategie politiche che il sindacato intende mettere in campo per fronteggiare la crisi di settore in uno dei periodi più bui attraversato dal sistema bancario dal dopoguerra a oggi.

Così il Segretario Generale della FABI, Lando Maria Sileoni, ha chiuso a Roma i lavori della IX Conferenza d'Organizzazione, gli stati generali del sindacato iniziati lunedì scorso.

Davanti a un platea di oltre 1000 delegati sindacali giunti da tutta Italia, Sileoni ha illustrato l’agenda politica della Federazione, soffermandosi inoltre sui pericoli recentemente scampati, grazie alla determinazione e alla lungimiranza non solo della Segreteria Nazionale ma anche delle strutture territoriali che hanno condotto in solitaria piccole grandi battaglie nell’esclusivo interesse dei lavoratori: dagli accordi a tutela dell’occupazione nelle banche locali commissariate, fino alla quotidiana assistenza offerta a quelle fasce della categoria più in difficoltà, come ad esempio gli esodati.

I pericoli scampati. Sul palco Sileoni ha esordito citando uno ad uno i maggiori problemi che in questi ultimi due anni sono stati affrontati dalla Federazione: a cominciare dall’indennità di disoccupazione che l’ABI avrebbe voluto introdurre nel settore per espellere circa 35mila ultracinquantacinquenni, prepensionandoli obbligatoriamente con il 60% dello stipendio. Un proposito duramente contrastato dal sindacato. Poi il contratto nazionale, firmato a gennaio, che ha rinsaldato il patto generazionale tra anziani e giovani, coniugando il recupero dell’inflazione con l’impegno, strappato, all’Abi, a dare il via a nuove assunzioni a tempo indeterminato, nonostante la difficile congiuntura economica.

“Le banche avrebbero preferito la balcanizzazione della categoria: ogni gruppo un contratto diverso, e l’averlo rinnovato è stata una dimostrazione di saper leggere, analizzare e interpretare gli eventi, prevedendo l’acuirsi della crisi. Abbiamo deciso di affrontare il nemico più importante: l’inganno della concertazione a basso prezzo, che da anni imperversava”, ha rivendicato Sileoni.

Il calendario politico dell’ABI e quello della FABI. Il Segretario Generale della FABI ha poi svelato i piani futuri dell’ABI: come l’intenzione di rimettere mano al contratto nazionale di categoria per agganciare i salari alla produttività. E a tal proposito ha citato l’accordo recentemente firmato da Governo, Confindustria sindacati confederali, ad eccezione della CGIL. “Rimanderemo l’approfondimento sulla produttività quando le banche apriranno sull’argomento un tavolo specifico, e l’intera Organizzazione prenderà una sua posizione”, ha annunciato Sileoni.

Infine un appello al Governo. “Dal nostro punto di vista, per gestire l’emergenza dei prossimi mesi, il Governo dovrà finanziare la solidarietà difensiva e quella espansiva, dando la possibilità alle banche di dedurre immediatamente le perdite su credito praticando, così, una fiscalità di vantaggio per il settore”.

Il valore dell’autonomia. Ma a farla da padrone sul palco anche l’orgoglio di guidare un’organizzazione che ha tra i propri valori fondanti l’autonomia e il pragmatismo. “Oggi”, ha sottolineato Sileoni, “questa nostra identità è bene evidente a tutti: siamo un sindacato pragmatico e senza enfasi, che si batte contro una crescente diseguaglianza sociale e contro la frammentazione dei lavori e dei lavoratori. Io sono dell’idea che puntare solo ed esclusivamente su un atteggiamento di contrapposizione sarebbe una scelta suicida, perché il futuro non è solo nelle nostre mani e diventa, quindi, indispensabile, l’arte della mediazione politica. La nostra Organizzazione, invece, ricerca le soluzioni per la categoria all’interno del sistema bancario”.

“Oggi”, ha proseguito, “stiamo, infatti, resistendo perché vogliamo mantenere insieme tutta la categoria, perché non vogliamo guerre generazionali tra chi dovrebbe entrare e chi dovrebbe uscire, perché non vogliamo esternalizzazioni senza garanzie, economiche, normative, e di tenuta occupazionale”.

Un messaggio chiaro per i lavoratori e soprattutto per i banchieri. Poi gli applausi di tutti i delegati sindacali sulle note dell’ Aurora di Battiato.

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